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I territori contesi, il cessate il fuoco: tutti i nodi dei negoziati sul futuro dell’Ucraina

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«Swapping», scambio di territori. L’espressione usata da Trump ha in parte confermato uno scenario circolato nei giorni scorsi. Ossia che Putin sia pronto a un cessate il fuoco in cambio di un ritiro militare delle forze di Kiev dalla regione di Donetsk e del controllo totale del Donbass, termine con cui si indica l’Ucraina orientale composta dagli oblast di Donetsk e Lugansk contesi. Una mossa che consentirebbe al Cremlino di vincere al tavolo diplomatico quello che i militari non sono riusciti a prendere sul campo in dieci anni di guerra e di entrare in possesso delle materie prime di cui la regione è ricca.

Quale potrebbe essere la contropartita militare di Kiev di questo accordo ancora non è chiaro. Se in passato Washington ha offerto a Mosca il riconoscimento dell’annessione illegale della Crimea e il controllo di parti di altre regioni ucraine, incerta è la sorte degli oblast di Zaporizhzhia e Kherson controllati in parte dai russi. Il fronte verrebbe congelato allo status quo oppure Mosca si ritirerebbe dai territori occupati in queste due regioni, compresa la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa? Inoltre, il cessate il fuoco figlio di questo accordo sarebbe totale o parziale?

Il fattore tempo

Partendo dal fondo, nei giorni scorsi è circolata l’indiscrezione che Putin abbia proposto all’inviato Usa Steve Witkoff una tregua parziale limitata ai raid aerei, mossa che consentirebbe alla Russia di accumulare ancora più droni e missili a lungo raggio riprendendo gli attacchi su larga scala contro l’Ucraina al momento più opportuno mentre ostacolerebbe la capacità dell’Ucraina di colpire la base industriale della difesa russa impendendo così a Kiev di salvare vite.

Terre e fiumi

Per quanto riguarda i territori la questione è ancora più complessa. L’Institute for the Study of War, che basa le sue analisi sui report dell’intelligence occidentale, stima che la Russia non abbia ancora conquistato circa 6.500 chilometri quadrati dell’Oblast di Donetsk, ovvero circa il 25% della regione. L’avanzata russa volta ad accerchiare Pokrovsk ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane (500 km quadrati conquistati nel solo mese di luglio), ma le forze russe hanno trascorso gli ultimi 18 mesi cercando di prendere un’area di circa 30 km quadrati con perdite ingenti. Stesso scenario a Chasiv Yar, dove le forze russe stanno combattendo dall’aprile 2024. 

E se l’Armata preme sulle direttrici di Chasiv Yar e Toretsk minacciando sempre più la punta meridionale della cintura fortificata ucraina a Kostyantynivka, le forze russe non hanno dimostrato la capacità di conquistare città di queste dimensioni dalla metà del 2022. Ancora più complicata la situazione negli oblast di Zaporizhzhia e Kherson che per essere presi richiederebbero significative operazioni di attraversamento fluviale del Dnipro, sforzo che le forze russe non sembrano in grado di sostenere. Risultato, l’Armata deve ancora conquistare circa 7.200 chilometri quadrati dell’oblast di Zaporizhzhia (circa il 26% della regione) e circa 7.000 km quadrati in quello di Kherson (sempre il 26% della regione).

09 ago 2025

Narrativa e Russkiy Mir

Nonostante questo quadro, fonti del Cremlino hanno recentemente lasciato intendere alla Reuters che Putin resti dell’idea di rivendicare il controllo totale di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, prima di un cessate il fuoco permanente. E non solo. Il leader russo ha recentemente ribadito che «tutta l’Ucraina» appartiene alla Russia, e funzionari del Cremlino etichettano regolarmente le città di Odessa e Kharkiv come città «russe». Inoltre, il comando militare dell’Armata ha impegnato elementi delle sue forze «d’élite» a combattere nell’oblast settentrionale di Sumy e ha intensificato gli sforzi per conquistare Kupyansk negli ultimi mesi. Possibile allora che lo zar si accontenti del Donbass e rinunci alle altre rivendicazioni? Dall’altra parte: è possibile che Zelensky faccia ciò che ha già detto di non essere intenzionato a fare, ossia «regalare terre» al nemico?

Resistenza

Secondo l’intelligence occidentale, il presidente russo continua a credere che il tempo sia dalla sua parte e che l’Occidente abbandonerà l’Ucraina molto prima di lui. La sintesi dell’Isw è che il Cremlino resta impegnato in un delicato equilibrio tra il fingere interesse nei negoziati con Trump e il condizionare la società russa ad accettare solo la vittoria completa a prescindere da quanto tempo ci vorrà. Tradotto: sul tavolo, allo stato attuale, non c’è nessun accordo e tantomeno un cessate il fuoco.

9 agosto 2025

9 agosto 2025

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