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Il Donbass, la linea del fronte e la Crimea: quali sono i nodi di un possibile accordo tra Mosca e Kiev

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Washington e Mosca – la fonte è Bloomberg – puntano a raggiungere un accordo per l’Ucraina che congelerebbe la situazione sul campo aprendo la strada a un cessate il fuoco e a discussioni tecniche su un accordo di pace duraturo. Questa intesa preliminare prevedrebbe di lasciare alla Russia i territori occupati durante l’invasione e dunque di congelare la linea del fronte. Per il Wall Street Journal, Putin sarebbe disposto a interrompere le ostilità in cambio della regione di Donetsk, una rivendicazione che il presidente russo aveva già presentato sul tavolo insieme come alla Crimea, che le sue forze hanno illegalmente annesso nel 2014. Ma questo richiederebbe l’ordine da parte di Zelensky dalle parti di Lugansk e Donetsk controllate da Kiev, dando alla Russia una vittoria che il suo esercito non è riuscito a ottenere sul campo.  Mosca, d’altro canto, come parte dell’intesa fermerebbe la sua offensiva nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia lungo le attuali linee del fronte.

Tuttavia ci sono molti punti ancora non chiari. Primo, Mosca è pronta a rinunciare a territori che ha occupato, incluso l’impianto nucleare di Zaporizhzhia? Secondo, in passato Washington ha offerto di riconoscere la Crimea come russa e di cedere a Mosca il controllo di parti di altre regioni ucraine, mentre il controllo di Zaporizhzhia e Kherson tornerebbe all’Ucraina. 

Il presidente Trump ha parlato di «swap», scambi territoriali. Ma davvero prevede questo l’accordo che Putin discuterà con Trump in Alaska? Altra questione è il tipo di cessate il fuoco che verrebbe raggiunto: definitivo o temporaneo? Parziale o totale? 

Partendo dal fondo, secondo l’ultimo report dell’Institute for the Study of War (Isw) basato sui report dell’intelligence occidentale, «Putin potrebbe aver sfruttato il suo incontro con Witkoff (la missione preparatoria al faccia a faccia con Trump, ndr) per proporre uno stop agli attacchi a lungo raggio, mossa che consentirebbe alla Russia di accumulare droni e missili a lungo raggio e di riprendere devastanti attacchi su larga scala contro l’Ucraina dopo la scadenza del cessate il fuoco. Questa soluzione ostacolerebbe anche la capacità dell’Ucraina di continuare la sua campagna di attacchi a lungo raggio volta a logorare la base industriale della difesa russa e l’economia di guerra.

Tuttavia – avverte sempre Isw – la Russia ha aumentato significativamente la sua produzione di droni e missili nel 2025, incremento che le ha permesso di aumentare rapidamente le dimensioni dei suoi pacchetti di attacco che lancia contro l’Ucraina. Secondo le stime dell’intelligence militare ucraino (il Gur), la Russia può produrre circa 170 droni di tipo Shahed al giorno, capacità produttiva che potrebbe arriva a 190 droni al giorno entro la fine del 2025. Inoltre Mosca avrebbe accumulato circa 600 missili balistici Iskander-M e 300 missili da crociera Iskander-K, una scorta che durerebbe circa due anni, se la Russia mantenesse l’attuale ritmo di attacchi missilistici contro l’Ucraina. Dunque, a fronte di un ritmo di produzione bellico così alto, è difficile pensare a un cessate il fuoco permanente che salvi davvero vite umane. Ma è più facile ipotizzare uno stop temporaneo e poi una ripresa dei raid su obiettivi civili in vista dell’inverno. 

Fonti del Cremlino hanno recentemente lasciato intendere a Reuters che Putin rimane fedele alla sua richiesta che la Russia occupi tutti e quattro gli oblast di Lugansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson, prima di un cessate il fuoco permanente. L’Isw stima che la Russia non abbia ancora conquistato circa 6.500 chilometri quadrati dell’Oblast’ di Donetsk, ovvero circa il 25% della regione. L’avanzata russa volta ad accerchiare Pokrovsk ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane, ma le forze russe hanno trascorso gli ultimi 18 mesi cercando di conquistare un’area di circa 30 chilometri quadrati. Le forze russe stanno combattendo per conquistare Chasiv Yar  dall’aprile 2024, e ci sono voluti 26 mesi per avanzare di 11 chilometri da Bakhmut occidentale a Chasiv Yar occidentale. Le forze russe nelle direzioni di Chasiv Yar e Toretsk stanno minacciando sempre più la punta meridionale della cintura fortificata ucraina nell’Oblast’ di Donetsk a Kostyantynivka. Kostyantynivka si trova a circa 30 chilometri da Slovyansk, la punta settentrionale della cintura della fortezza, e le città nella cintura della fortezza (Kostyantynivka, Druzhkivka, Kramatorsk e Slovyansk) avevano collettivamente una popolazione prebellica di circa 373.000 abitanti. Le forze russe dunque non hanno dimostrato la capacità di conquistare città di queste dimensioni dalla metà del 2022. 

E non solo. Le future operazioni russe per conquistare l’intera area degli oblast di  Zaporizhzhia e Kherson richiederebbero significative operazioni di attraversamento fluviale, che le forze russe hanno storicamente faticato a completare dal 2022. Risultato, l’Armata devono ancora conquistare circa 7.200 chilometri quadrati dell’Oblast di Zaporizhzhia (circa il 26% della regione) e circa 7.000 chilometri quadrati nell’Oblast di Kherson (circa il 26% della regione). La conquista dell’oblast’ di Cherson richiederebbe anche operazioni per attraversare il fiume Dnipro, stabilire un insediamento sulla riva occidentale (destra) del fiume e conquistare la città di Cherson (popolazione prebellica di 275.000 abitanti). 

Tuttavia, gli obiettivi russi non si limitano all’occupazione degli oblast di Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson.  Dichiarazioni di funzionari del Cremlino, incluso Putin, hanno ripetutamente indicato che la Russia ha obiettivi territoriali più espansivi in Ucraina, oltre i quattro oblast. Putin ha recentemente affermato che «tutta l’Ucraina» appartiene alla Russia, funzionari russi posto come obiettivo la conquista della città di Sumy  e funzionari del Cremlino etichettano regolarmente le città di Odessa e Kharkiv come città «russe».  Inoltre il comando militare russo ha impegnato elementi delle sue forze “d’élite” a combattere nell’oblast’ settentrionale di Sumy e ha intensificato gli sforzi per conquistare Kupyansk negli ultimi mesi.  Possibile allora che Putin si accontenti del Donbass e rinunci alle altre rivendicazioni? 

E infine: gli obiettivi di guerra di Putin non si limitano al territorio. Le dichiarazioni del Cremlino continuano a indicare che il presidente russo è determinato a sostituire il governo ucraino democraticamente eletto con un governo fantoccio filo-russo, a ridurre le forze armate ucraine in modo che l’Ucraina non possa difendersi da future aggressioni, ad abolire la politica della porta aperta della NATO e a far modificare la costituzione ucraina per impegnare l’Ucraina alla neutralità. Inoltre Putin sembra altrettanto determinato a distruggere lo Stato, l’identità e la cultura ucraini e a soggiogare il popolo ucraino. Gli sforzi russi per conquistare tutta l’Ucraina attraverso conquiste sul campo di battaglia richiederebbero decenni se l’attuale tasso di avanzamento continuasse, ma la teoria della vittoria di Putin si basa sull’ipotesi che l’Occidente abbandonerà l’Ucraina molto prima di lui. Secondo l’intelligence occidentale, il presidente russo continua a credere che il tempo sia dalla parte della Russia e che la Russia possa sopravvivere all’Ucraina e all’Occidente. 

Dunque la sintesi di Isw è che ll Cremlino resta impegnato in un delicato equilibrio tra il fingere interesse nei negoziati con Trump e il condizionare la società russa ad accettare solo la vittoria completa auspicata da Putin in Ucraina, a prescindere da quanto tempo ci vorrà. 

Certo le dichiarazioni dei leader politici russi sono in gran parte destinate al consumo interno. Ma fanno parte degli sforzi del Cremlino per preparare la società russa al fallimento dei negoziati e alla continuazione della guerra. Dunque la conclusione è che il Cremlino sta creando le condizioni per accusare l’Ucraina di non preoccuparsi della propria popolazione in caso di disaccordo ucraino con le richieste russe nei futuri negoziati e che cercherà probabilmente di usare questa narrativa per spostare la colpa del fallimento dei negoziati sull’Ucraina – non sulla Russia – e per giustificare una guerra prolungata al popolo russo. 

9 agosto 2025

9 agosto 2025

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