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Pasotti: «Sono animalista, per questo non ho mai preso un cane a mia figlia». Il mio film ispirato da Olmi

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Puntare, mirare… fuoco! Giorgio Pasotti è abituato a guardare negli occhi il plotone di esecuzione critica, pronto a tarpare gli azzardi di carriera. Vorrebbero «possibilmente abbattermi» ride l’attore. Ma lui schiva le pallottole come Neo in «Matrix», personaggio che — in quei primi Duemila siglati dal successo dell’«Ultimo bacio» e di «Distretto di polizia» — avrebbe pure potuto interpretare per prestanza fisica. «Vengo dal mondo dello sport, che insegna a migliorarsi partendo ogni volta da capo. Mi piace applicare la lezione sportiva al mio mestiere». Popolare grazie alle fiction tv, si è riscoperto direttore di un’istituzione (il Teatro Stabile d’Abruzzo) e regista: di prosa, lirica (il debutto a settembre con «La Traviata», al Coccia di Novara) e cinema («sto facendo sopralluoghi per il mio nuovo film»).

Signor Pasotti, conferma? Si sente oggetto di preconcetti professionali?
«Sì, assolutamente. Ancora oggi mi tocca abbattere pregiudizi enormi. Non ho mai fatto scuole di recitazione, sceneggiatura o regia. Ma credo che preparazione e dedizione possano colmare le lacune. In questo, la mia mentalità è molto bergamasca. Non mi ritengo un talento, ma un artigiano dello spettacolo».
Come protagonista di «Io non ti lascio solo», torna a partecipare a un prestigioso festival internazionale. Il film diretto da Fabrizio Cattani — coprodotto da Minerva, con il contributo del ministero della Cultura e il sostegno della Calabria Film Commission — sarà presentato domani al Locarno Film Festival nella sezione Kids Screenings, dedicata al pubblico dei giovanissimi.
«Tratto dal romanzo di Gianluca Antoni, “Io non ti lascio solo” racconta una storia che è un po’ una fiaba. E lo fa attraverso gli occhi di un bambino, piuttosto raro nel cinema italiano. Per ospitare un film del genere, penso che Locarno sia la manifestazione più adatta. Si tratta di un festival attento, colto, preparato».
Fra i produttori del film c’è Ipotesi Cinema di Elisabetta Olmi, figlia di Ermanno. In una scena si scorge la locandina di «Il posto», capolavoro olmiano.
«Inoltre, l’autore della fotografia di “Io non ti lascio solo” è Fabio Olmi, figlio del maestro e suo collaboratore. Ermanno Olmi sosteneva che qualsiasi forma artistica debba essere utile a stimolare un pensiero. Ho fatto mia questa massima. E credo che, attraverso il lavoro di Elisabetta e Fabio, sia stata trasmessa anche al regista Fabrizio Cattani».
Le intricate vicende famigliari di «Io non ti lascio solo» muovono dalla scomparsa di un cane. Che rapporto ha con gli animali?
«Posso definirmi un animalista convinto e non ho animali domestici. Penso debbano stare in condizioni migliori rispetto a quelle che io, che sono spessissimo in giro, riuscirei ad offrirgli. Mia figlia Maria, di quindici anni e mezzo, da sempre mi chiede un cane. Ho esaudito altri suoi desideri ma questo no. Proprio non ci riesco».
Un suo desiderio, invece, era mettere in scena l’«Otello» di Shakespeare. L’ha realizzato. Il debutto dello spettacolo a Verona, il mese scorso, è stato un successo. Lei ne cura la regia e interpreta Iago. Otello è Giacomo Giorgio. L’adattamento drammaturgico è firmato da Dacia Maraini.
«Lavorare con Dacia Maraini è stato un piacere immenso. È una donna di rara intelligenza e apertura mentale, la stimo moltissimo. Puntare su Giacomo Giorgio (volto di serie televisive, da “Mare fuori” a “Doc”, ndr) rappresentava un azzardo. Dapprincipio in parecchi hanno storto il naso. Dopo averlo visto in scena, la critica ne è rimasta entusiasta. Ciò fa onore a questo giovane attore e a quelle scelte coraggiose che credo al giorno d’oggi debbano essere fatte».

8 agosto 2025

8 agosto 2025

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