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Putin tra retorica e agenda: blandire il presidente Usa e riconquistare lo status

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SEGUE DALLA PRIMA

I Paesi del Golfo sono ormai titolari di una nuova terzietà internazionale, fondata sul denaro, al posto della neutralità che fu dei Paesi nordici durante la Guerra Fredda.

Il presidente americano, infatti vuole un «deal» per sé, un accordo transattivo che in qualche modo fermi la guerra e gli permetta di archiviare la «noia» dell’Ucraina, possibilmente traendone vantaggi economici per gli Stati Uniti e per se stesso. Poco o nulla gli interessa del destino di Kiev, tantomeno della difesa di comuni valori con gli alleati occidentali. Né Trump intende opporsi al disegno autoritario e neo-imperiale di Putin, tanto più circoscritto com’è al quadrante europeo, per lui assolutamente marginale.

Obiettivi e «cause profonde»

Per lo zar del Cremlino è molto diverso. Sin dagli inizi della famigerata operazione speciale, l’obiettivo primario di Putin è stato infatti conseguire, sul terreno o forzando un accordo di pace, i suoi obiettivi geopolitici, quelli che lui definisce «le cause profonde» del conflitto: l’esclusione dell’Ucraina dalla Nato, il suo ridimensionamento militare, un governo non ostile alla Russia alla guida di Kiev, una vera sottomissione. Detto altrimenti, come spiega Tatiana Stanovaja, del Carnegie Moscow Eurasia Center, «Putin vuole che l’Ucraina cessi di essere un progetto antirusso e in questo senso la questione territoriale nella sua visione è secondaria». Putin, continua Stanovaja, «può conseguire l’obiettivo attraverso garanzie degli Usa e della Nato, ovvero attraverso un controllo politico diretto dentro l’Ucraina, oppure con un mix di entrambi, per lui è indifferente». 

Merce di scambio

Secondo alcuni analisti, a parte Crimea, Donbass e Novorossia già formalmente annesse da Mosca, il Cremlino sarebbe infatti disposto a usare i quasi 2 mila chilometri quadrati di territorio ucraino attualmente controllati militarmente ma non annessi come merce di scambio per assicurarsi la zona d’influenza. «Nello scambio — ha dichiarato il vicepresidente della commissione Esteri della Duma, Aleksey Chepa — potrebbero essere coinvolti i territori di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, oggi occupati dalle nostre forze».

Riconquistare Trump

Cosa si aspetta quindi dal vertice con Trump, l’autocrate russo? Intanto la certificazione definitiva del suo riconquistato status di leader di una grande potenza. Raccontano fonti vicine al Cremlino che per mesi Putin ha dato istruzione ai suoi inviati di tenere la linea più dura nei colloqui, al fine di forzare un incontro tete-à-tete con il presidente americano. Nel segreto del vertice, egli spera di riconquistare Trump alla sua causa, quella delle «radici profonde del conflitto». Il limite di questa posizione è l’assoluta imprevedibilità e inattendibilità di Trump, spesso incline a dare ragione all’ultima persona con cui ha interloquito. 

«Essenza segreta»

Non è neppure del tutto chiaro perché poi il presidente americano abbia accettato il vertice, dopo aver traccheggiato per mesi. Secondo il politologo Sergeij Markov, una volta consigliere del Cremlino e oggi analista militare con buone antenne nel potere russo, Putin avrebbe fatto a Steve Witkoff, l’immobiliarista diventato diplomatico, «una proposta che ha cambiato molte cose, poiché gli incontri tra presidenti non si tengono a meno che non siano stati trovati punti di convergenza, ma per il momento la loro essenza sarà segreta». Markov è convinto che Putin consideri Trump «la sua carta migliore, una risorsa per raggiungere i suoi scopi».

Secondo il quotidiano Moskovskij Komsomolets, che cita Yuri Ushakov, consigliere di politica estera di Putin, sarebbe stato Witkoff invece a formulare «una proposta del tutto accettabile» per Mosca. Anche qui, manca ogni indicazione quanto ai contenuti. Non è per nulla scontato in realtà che il vertice degli Emirati sia il game changer, in grado di accelerare un congelamento della guerra, tantomeno l’avvio di un vero processo di pace. Non ultimo per il nodo irrisolto della partecipazione al summit di Volodymyr Zelensky, che Trump aveva proposto, ma che Putin ha rifiutato almeno in prima battuta. Un‘ipotesi di lavoro è che il presidente ucraino si unisca ai colloqui dopo il faccia a faccia tra il leader americano e quello russo.

7 agosto 2025

7 agosto 2025

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