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Foti: i giudici ci attaccano e noi dobbiamo tacere? Così c’è squilibrio tra poteri

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Ministro Tommaso Foti, la premier denuncia un «disegno politico» delle toghe contro la riforma della giustizia. Qual è il fondamento di questi sospetti?
«Da più parti si è chiesto di ritirare la separazione delle carriere. In Parlamento ci sono state audizioni di tutti. Una maggioranza che aveva messo nel suo programma la separazione delle carriere, ha il dovere di attuarla».

Non è un attacco politico, che serve a preparare la battaglia referendaria sulla separazione delle carriere?
«Non vedo imminente la battaglia referendaria. Il referendum non lo cerca la maggioranza, tutt’al più lo cerca l’opposizione non votando una riforma sulla quale, un tempo, anche molti a sinistra erano d’accordo. Ma gli italiani sanno decidere».

Gli italiani hanno chiara la posta in gioco?
«In gioco c’è l’equilibrio tra i poteri. Se il potere politico non deve mai poter parlare e criticare, mentre l’ordine giudiziario può liberamente criticare perché ritiene di essere in una posizione di preminenza, allora vi è squilibrio».

Sbaglia chi sostiene che il governo, rivendicando il primato della politica, punti a colpire tutti i controllori?
«Non è che la separazione delle carriere impedisca ai magistrati di controllare i politici. Non vedo alcuna lesione di diritti. O dobbiamo riaprire la pagina di un certo Csm?».

Meloni parlerà in Aula in difesa di Nordio, Piantedosi e Mantovano?
«Del caso è stata investita la Giunta per le Autorizzazioni, quindi il Parlamento. Non anticipo posizioni che toccherà al premier valutare».

Il governo ha agito nel timore di rappresaglie, sotto il ricatto della Libia?
«Mi arrendo. Che film è questo? Dove sono le prove? Se qualcuno ha in mano altre carte è piena violazione del segreto di ufficio».

Le carte sono in Parlamento.
«Appunto. Gli allegati alla richiesta di autorizzazione a procedere sono consultabili solo dai membri della Giunta. Per fortuna non siamo più nella fase dei tribunali del popolo. Il Parlamento può negare l’autorizzazione, ritenendo che il governo abbia agito nell’esercizio della sua funzione e per la tutela di un interesse dello Stato».

Conte rimprovera a Meloni di aver rimpatriato un torturatore, assassino, stupratore. Nessun imbarazzo?
«Che Meloni non sia Conte è noto. Una si assume anche le responsabilità che i giudici non le riconoscono, mentre l’altro ha scaricato un suo ministro. E bisognerebbe ricordare che la vicenda finì con l’assoluzione di Salvini».

La premier è già in modalità elettorale?
«Il governo sta governando, all’insegna della stabilità. Tutto il resto sono retroscena che non vanno in scena».

Il Ponte di Messina collegherà la Sicilia all’Europa. E poi? Sull’isola mancano le strade, le ferrovie… Non temete quello «spreco colossale» denunciato dal Pd?
«Chi fa critiche stupide, forse non sa che l’opera è in un corridoio europeo. Senza ponte, il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, parte della rete Ten-T, si fermerebbe a Reggio Calabria».

Intanto è crollato il ponte di Meloni tra Bruxelles e Washington. Trump minaccia di portare i dazi dal 15% al 35% se la Ue non spenderà 750 miliardi negli Usa. Il governo non ne esce bene.
«Guardi che il 15% non ce l’ha solo la Ue e c’è chi sta molto peggio. Poi, a proposito di ponti crollati, se non c’era Meloni a far incontrare von der Leyen con Vance eravamo ancora al fatto che Usa e Ue non si parlavano. Se Schlein non è contenta, spieghi perché ha votato von der Leyen per due legislature e dica al Pse di revocare l’appoggio alla presidente della Commissione».

I Patrioti di Salvini progettano nuove mozioni di sfiducia contro «Ursula». Siete tentati anche voi?
«No, ma da settembre Bruxelles dovrà chiudere nel più breve tempo possibile il grande progetto per la semplificazione e la sburocratizzazione amministrativa. A pesare non sono solo i dazi di Trump, sono anche i dazi interni. A Bruxelles si fa finta inoltre di non vedere che il dollaro è pesantemente svalutato rispetto all’euro, cosa che sulle esportazioni ci costa quanto le barriere doganali Usa».

Darete battaglia?
«Bisogna accelerare rispetto a quanto detto da Mario Draghi sui dazi che la Ue si autoimpone, per dare vita a una politica industriale europea che sia davvero competitiva».


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7 agosto 2025

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