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Due aziende bresciane su tre sono colpite dai dazi di Trump

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Anche Confindustria Brescia lancia il proprio allarme in merito ai dazi degli Stati Uniti. Le misure protezionistiche a stelle e strisce penalizzeranno due aziende bresciane su tre (il 68%). Per tale ragione la stragrande maggioranza del sistema economico provinciale (il 72% delle imprese colpite) correrà ai ripari per attenuare gli effetti negativi dell’aliquota al 15% imposta da Trump. «Negli ultimi anni l’industria bresciana ha dovuto affrontare difficoltà significative sul piano commerciale quali la crisi della Germania e ora la questione dei dazi statunitensi insieme all’effetto cambio sfavorevole derivante da un dollaro debole» dichiara Maria Chiara Franceschetti, vicepresidente di Confindustria Brescia.

Gli imprenditori traducono in numeri l’impatto che il contesto internazionale ed economico di grande incertezza sta producendo sul territorio. Il centro studi di Confindustria Brescia e OpTer dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha effettuato un’analisi su 200 imprese che generano un fatturato di oltre 12 miliardi di euro.

In primis emerge quanto il mercato Usa e quello italiano siano strettamente connessi, ne è plastica rappresentanza l’impatto che le aliquote introdotte da Trump genereranno sul tessuto economico bresciano: il 40% delle aziende sarà direttamente penalizzato nelle esportazioni verso il mercato statunitense, il 28% in modo indiretto ossia lavorando con clienti che a loro volta hanno rapporti commerciali negli Usa. Ma anche Oltreoceano ci saranno dei contraccolpi, il 35% degli imprenditori bresciani sta esplorando nuove opportunità — in India, Canada, Ue Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti — per ridurre la propria dipendenza dal mercato statunitense e il 32% delle imprese sta lavorando sulla razionalizzazione dei costi doganali attraverso semplificazioni normative. «Il problema oggi è l’incertezza: la più vera e grave conseguenza dei continui annunci e rettifiche. Siamo consapevoli dell’impatto che i dazi» dice Franceschetti. Soltanto il 19% delle imprese bresciane darebbe ragione a uno dei principali motivi che ha spinto Trump ad applicare tali misure, ossia favorire la migrazione della produzione industriale verso gli Usa.

Insomma, in un contesto geopolitico così frammentato, i dazi giocano un ruolo ben più decisivo rispetto a quello economico poiché «sono ormai diventati veri e propri metodi di pressione politica in un mondo che sta ridefinendo i suoi equilibri — spiega Giovanni Marseguerra, ordinario di Economia politica nell’Università Cattolica e Direttore di OpTer —. L’Italia e l’Europa tutta si trovano al centro di questo poderoso rimescolamento delle carte. Con alcuni nostri comparti industriali fondamentali, dalla meccanica all’agroalimentare, che rischiano di finire stritolati in una contesa che può essere compresa più con il criterio della politica che con la ragione economica».

Ora che i dazi sono realtà, un altro 16% di imprese sarà costretto a ritoccare verso l’alto la propria politica sui prezzi alla luce dei minori introiti derivanti dalle politiche protezionistiche statunitensi. Ma tagliare i ponti con gli Stati Uniti è sempre una scelta sofferta: soltanto il 3% delle imprese bresciane abbandonerà il mercato americano.


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7 agosto 2025

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