
Bentrovati,
ultima newsletter prima della brevissima pausa di Ferragosto, con l’augurio di affrontare la vita (e le vacanze) con la stessa spensierata leggerezza della famiglia dell’immagine di apertura, che percorre in bicicletta una pista ciclabile allagata dall’acqua dell’oceano a Santos, in Brasile. A seguire le ultime notizie da Brasile, Senegal, Argentina, El Salvador, e dal mondo delle spie di Guido Olimpio. Apriamo e chiudiamo con le belle fotografie di lavoratori dall’Afghanistan, un Paese da cui arrivano sempre meno informazioni e immagini.
Buona lettura e arrivederci il 21 agosto.
Un apicoltore afghano ispeziona un vassoio di api, estratto da un alveare in una fattoria nel distretto di Baharak, nella provincia di Badakhshan.
Gli arresti domiciliari di Jair Bolsonaro dividono il Brasile e perfino la sua Corte Suprema. I giudici che non prendono parte al processo per tentato golpe contro l’ex presidente, secondo indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Folha, ritengono che la decisione presa in solitaria dal collega Alexander de Moraes, grande accusatore dell’ex presidente, sia «esagerata e insostenibile da un punto di vista giuridico».
L’arresto rischia di peggiorare ulteriormente le tensioni interne e le relazioni con Washington, proprio quando entrano in vigore i dazi al 50% imposti al Brasile, che ieri ha fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio, ed in un momento in cui gli stessi giudici della Corte subiscono le sanzioni di Donald Trump, che li accusa di una «caccia alle streghe» contro l’ex presidente.
«I sostenitori di Moraes, d’altro canto, sostengono che l’arresto di Bolsonaro è diventato essenziale, data una serie di misure adottate dall’ex presidente e da suo figlio Eduardo, che indicherebbero un tentativo di coercizione della Corte Suprema, con l’aiuto dell’amministrazione di Donald Trump e l’istigazione dei suoi sostenitori contro la corte», scrive il quotidiano Folha.
Difficile che Moraes faccia marcia indietro. Anche se ieri ha autorizzato le visite di figli, cognate e nipoti a Bolsonaro, senza necessità di notificarlo alla Corte, ma con il divieto di utilizzare i cellulari nella casa dell’ex presidente. Amici ed alleati politici di Bolsonaro dovranno invece continuare a richiedere formalmente l’autorizzazione alle visite allo stesso Moraes, che deciderà caso per caso.
Intanto, i rappresentanti dell’opposizione hanno occupato le aule della Camera dei deputati e del Senato per protestare contro l’arresto del leader dell’estrema destra e sono rimasti svegli tutta la notte, mercoledì, per impedire le attività legislative.
Da parte sua, il governo di sinistra di Luiz Inacio Lula da Silva ha adottato il basso profilo, ribadendo di non voler intervenire nell’ambito d’azione del potere giudiziario.
Camere da 1000 euro a notte, che arrivano a 5000 negli hotel a cinque stelle. Ex motel a ore, se non veri e proprio bordelli, trasformati in alberghi. Navi da crociera a prezzi calmierati solo per pochissimi. A causa dei prezzi esorbitanti degli alloggi a Belém, la COP30 si sta trasformando nella Conferenza sul clima più cara ed esclusiva di sempre, ancor prima di iniziare.
Molti delegati e giornalisti stanno dando forfeit. E questa settimana è arrivata anche la prima vittima politica di alto livello: il presidente austriaco Alexander van der Bellen ha dichiarato alla stampa nazionale che non parteciperà al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Brasile a novembre per «disciplina di bilancio».
«I costi particolarmente elevati… vanno oltre il budget limitato della presidenza», ha dichiarato l’ufficio di van der Bellen, pur sottolineando l’«alto valore simbolico» di una COP in Amazzonia. L’Austria sarà dunque rappresentata solo dal ministro dell’Ambiente Norbert Totschnig e dai negoziatori.
Lo stesso presidente della COP30, André Corrêa do Lago (nella foto sopra), ha ammesso che i negoziati potrebbero essere influenzati dalla questione “prezzi”: «Se non avessimo tutte le delegazioni a Belém, la legittimità di quanto negoziato potrebbe essere messa in discussione, perché alcuni Paesi non avrebbero potuto partecipare a causa dei prezzi degli hotel», ha dichiarato martedì. Il governo brasiliano ha comunque escluso che la COP possa essere trasferita a Rio de Janeiro, come richiesto già dai delegati di almeno 25 Paesi e anche da una petizione online. «Non esiste un piano B», ha ribadito Correa do Lago.
- Triangoli. La mappa pubblicata sulla piattaforma social X indica la presenza di una base della milizia sudanese antigovernativi RSF in Libia. Un avamposto che gode dell’appoggio delle unità del generale Khalifa Haftar, il “padrone” della Cirenaica. L’operazione coinvolgerebbe anche gli Emirati Arabi che, a loro volta, sostengono i ribelli. In zona c’è una pista dove affluiscono i rifornimenti militari. . Un contrasto che rischia di allagarsi ogni giorno di più: mercoledì un aereo cargo emiratino, con a bordo mercenari colombiani, sarebbe stato abbattuto nel Darfur. I governativi sudanesi hanno dichiarato che ostacoleranno con qualsiasi mezzo i voli militari provenienti dal paese del Golfo.
- Indiscreto. Un piccolo segnalatore di posizione di solito collegato a collari per cani e gatti sarebbe stato usato da un’intelligence nella Striscia di Gaza. Fonti locali sostengono che il gadget sarebbe stato “deposto” da droni. L’apparato è di produzione cinese, costa poco ed è facilmente reperibile. Essendo un oggetto “civile” suscita minori sospetti.
- Niger. Prosegue il “safari” africano di Mosca. Il ministro dell’Energia russo Serguei Tsiviliov ha avuto colloqui il 28 luglio con i dirigenti nigerini: al centro del contatto programmi nucleari in comune. Il paese ha miniere d’uranio che il Cremlino intende sfruttare rimpiazzando di fatto le imprese francesi. Lo Stato è oggi nelle mani della giunta andata al potere dopo aver rovesciato il presidente eletto Mohammed Bazoum. L’uomo politico è dal 2023 agli arresti domiciliari insieme alla moglie.
- Mali. Un convoglio è caduto in una imboscata da parte dei qaedisti di Jnim nel settore di Mopti. Il dato particolare è che tra le vittime vi sarebbe anche elementi dell’Africa Korp russo: notizie sul web sostengono che i militari sarebbero meno esperti dei mercenari della Wagner. La presenza dei “consiglieri” stranieri sta diventando sempre più indispensabile mentre gli avamposti governativi si trovano spesso isolati ed esposti a incursioni.
- Messico. Israel Vallarta è stato rilasciato dalle autorità dopo quasi 20 anni di detenzione senza mai aver affrontato un processo. Storia terrificante. L’uomo era stato accusato di rapimento insieme alla cittadina francese Florence Cassez, tornata libera nel 2013. La coppia è stata incastrata con false accuse dall’allora responsabile della sicurezza nazionale Garcia Luna, dirigente attualmente detenuto negli Usa perché si è scoperto fosse colluso con il cartello di Sinaloa. Un caso che ha creato all’epoca una crisi diplomatica con Parigi.
A fine febbraio, secondo il sito web Chequeado, Milei aveva già insultato 1.051 persone, al ritmo di 2,4 insulti al giorno. Alla luce di questi dati, la recente dichiarazione del presidente – «Smetterò di utilizzare insulti» – non è cosa da poco, anche se il quotidiano El Clarin sottolinea come «di questi tempi tutto deve essere interpretato come una mossa pre-elettorale, e sicuramente alcuni sondaggi hanno suggerito la necessità di moderare i toni».
Il presidente della moto-sega ha sfidato i suoi oppositori politici: «Smetterò di usare insulti, vediamo se sono in grado di discutere di idee», ha detto. Molti osservatori però si chiedono se il suo linguaggio populista ed eccessivo, che ha dato voce ad una rabbia collettiva che covava da tempo in Argentina, non sia davvero una parte fondamentale della sua proposta politica.
Un linguaggio rimpallato sui social da una schiera di fan e di troll che si sono scagliati contro qualunque avversario della nuova destra ultraliberista. «Se l’obiettivo di Milei è cambiare il clima attuale, dovrebbe anche mettere a tacere la violenza simbolica del suo “esercito romano” sui social media», conclude El Clarin.
Salviamo le lumache più belle del mondo. È la missione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottingham, nel Regno Unito, che vogliono preservare dall’estinzione le lumache arboree Polymita, che stanno scomparendo dai loro habitat forestali nativi nell’est di Cuba. Le conchiglie dai colori vivaci e dai motivi stravaganti hanno attirato l’attenzione dei collezionisti dando vita ad un commercio clandestino che minaccia la loro sopravvivenza.
La sottospecie più a rischio è la Polymita sulphurosa, che è verde lime con motivi di fiamma blu attorno alle sue spire e bande arancioni e gialle brillanti sul guscio. «L’aspetto che rende così diverse e interessanti per me come scienziato è, purtroppo, ciò che le mette in pericolo», ha ammesso il genetista evoluzionista ed esperto di molluschi Angus Davison dell’Università di Nottingham.
«Sebbene esistano regole internazionali per proteggere le lumache Polymita, sono difficili da far rispettare. È illegale – ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione – portare le lumache o i loro gusci fuori da Cuba senza permesso. Ma è legale vendere le conchiglie altrove», spiega la BBC.
(g.o.) Oceano Pacifico, isole Salomone. Le autorità hanno trovato, grazie ad una segnalazione, un battello a basso profilo – detto narcosub – usato dai trafficanti. Lo scafo era vuoto, i quattro motori da tempo fuori uso.
L’episodio è una conferma indiretta di una rotta impiegata da contrabbandieri per trasferire droga dal Sud America (di solito Colombia, Ecuador) verso l’Australia.
(g.o.) Giordania. I doganieri hanno intercettato un drone ed un piccolo “pallone aerostatico” entrati nel territorio dalla Siria. Avevano a bordo pacchetti di captagon, droga sintetica molto diffusa in Medio Oriente. Lo abbiamo raccontato qui anche in passato: per Amman è una minaccia seria in quanto coinvolge clan locali, ex miliziani del regime siriano, gruppi armati.
Con l’inizio della stagione delle piogge in Senegal, i sommi sacerdoti della comunità Lebou si riuniscono la domenica per una cerimonia divinatoria. Conosciuti come “saltigués”, forniscono predizioni sugli eventi che potrebbero verificarsi nell’anno a venire e sono considerati i mediatori tra il mondo spirituale e quello materiale.
Venerati come indovini e sacerdoti della pioggia, occupano una posizione centrale nel panorama spirituale dei Sérères, popolo dalla storia millenaria, presente principalmente in Senegal, Gambia e Mauritania. La loro cultura, ricca di tradizioni, lingue e arti, è un simbolo del patrimonio africano.
Noti per la loro competenza agricola e per lo stile di vita comunitario, i Sérères hanno un profondo legame con la terra, fisico e spirituale, alla base della loro visione del mondo.
Nayib Bukele conferma la sua fama di “dittatore cool”. Il Congresso di El Salvador, dominato dal suo partito, ha autorizzato la rielezione presidenziale a tempo indeterminato e l’estensione del mandato da cinque a sei anni, eliminando anche il secondo turno di votazione. L’emendamento costituzionale è stato approvato in seduta plenaria, senza dibattito, con il voto favorevole di 57 dei 60 deputati.
«Hanno ucciso la Costituzione», ha dichiarato la deputata Marcela Villatoro, del partito di opposizione Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena).
Bukele, il presidente autoritario “amico” di Trump al potere dal 2019, è stato rieletto lo scorso anno con una schiacciante maggioranza, aggirando un divieto costituzionale. Gode di un’altissima popolarità per essere riuscito a sgominare il predominio delle gang, anche se attraverso migliaia di arresti arbitrari. E si auto-definisce “dittatore cool” o “re filosofo” su X.
«Il partito di Bukele sta seguendo la stessa strada del Venezuela di Maduro», commenta amara Juanita Goebertus, direttrice della Divisione Americas di Human Rights Watch. «Inizia con un leader che usa la sua popolarità per concentrare il potere e finisce con la dittatura».
Autocrata o “inviato di Dio”? È il dilemma che spacca la società del Salvador mentre Donald Trump accorre in difesa dell’amico, forse a sua volta sognando di diventare un presidente a tempo indeterminato: «Bukele non è un dittatore», assicura il capo della Casa Bianca.
È quasi crisi diplomatica fra la Colombia e il Perù. Il leader di Bogotà Gustavo Petro ha accusato il Paese vicino di essersi appropriato di un territorio colombiano in Amazzonia, in violazione del Protocollo di Rio de Janeiro. «Sono apparse isole a nord dell’attuale linea di confine e il governo peruviano se ne è appena appropriato e ha posto la capitale di un comune su un territorio che, per trattato, dovrebbe appartenere alla Colombia», ha scritto Petro su X, riferendosi alla creazione del distretto di Santa Rosa da parte del Congresso peruviano, sul’omonima isola.
In seguito al tweet del presidente, anche il ministero degli Esteri colombiano ha rilasciato una dichiarazione sul suo account X: «L’isola di Santa Rosa è una formazione emersa lungo il corso del Rio delle Amazzoni. Successivamente all’unica assegnazione di isole tra i due Paesi nel 1929, deve essere seguito un processo di assegnazione concordato». In sostanza, tutti le formazioni emerse dalle acque dopo il 1929 sono di fatto “isole di nessuno”, almeno finché entrambi i Paesi non rivaluteranno i loro domini bilaterali, poiché queste formazioni non esistevano quando Colombia e Perù definirono i loro confini.
Il nuovo distretto di Santa Rosa de Loreto si trova nella regione amazzonica di Loreto. In quel distretto si trova anche l’isola di Santa Rosa, vicina al triplice confine tra Brasile, Colombia e Perù. Si tratta di una piccola formazione nel mezzo del Rio delle Amazzoni, emersa nella seconda metà del XX secolo e abitata da circa 3.000 persone.
Un nuovo rapporto ha rilevato che la Grande Barriera Corallina ha subito «il più grande calo annuale di coralli vivi in due delle tre aree monitorate dagli scienziati dal 1986», riporta il quotidiano The Guardian. Il rapporto dell’Australian Institute of Marine Science (Aims) è il primo a documentare in modo completo gli «impatti devastanti» di un evento di sbiancamento nel 2024, che è stato «il più diffuso e grave mai registrato per la Grande Barriera Corallina».
L’articolo cita il dottor Mike Emslie, che dirige il programma di monitoraggio a lungo termine della barriera corallina presso Aims: «Sono gli impatti più grandi che abbia mai visto negli oltre 30 anni in cui ho lavorato in questo settore. Questa volatilità è molto probabilmente il segno di un sistema instabile. È la nostra vera preoccupazione. Stiamo iniziando a vedere livelli record di copertura corallina che si trasformano rapidamente in cali record».
Le Monde riporta che lo sbiancamento è il «più esteso a livello spaziale» da quando sono iniziate le rilevazioni quasi 40 anni fa, «causato dalle temperature oceaniche torride del 2024 che hanno innescato ‘livelli senza precedenti di stress termico».
Lo sbiancamento di massa del 2024 è stato il quinto dal 2016 sulla barriera corallina e ha avuto l’impatto spaziale più esteso.
Un lavoratore afghano seleziona lattine di plastica riciclabile in un deposito alla periferia di Kabul.