
Sono già più di cento, ma solo 55 entreranno nelle sette liste provinciali della Lega: a mezzanotte scadevano i termini per presentare le autocandidature al Consiglio regionale e gli aspiranti sono un numero più che ragguardevole (fra sostenitori, militanti e anche non iscritti al partito, come da modulo d’iscrizione).
Il gioco delle preferenze
Intanto, ci sono gli assessori e molti dei consiglieri uscenti, fra quei trenta eletti nel 2020 fra Carroccio e Lista Zaia (esclusi quelli che hanno cambiato gruppo o in rotta col partito), sindaci e consiglieri di Comuni grandi o piccoli. Già così appare evidente comunque che quei 55 posti totali (9 nelle province «maggiori», 5 per Belluno e Rovigo) bastano appena per i ri-candidati. È per questo che in molti speravano nella taumaturgica apparizione, nella coalizione di centrodestra, della Lista Zaia: altri cinquanta posti puliti, e poi ce la si gioca a preferenze. Ma quella civica sostenuta dal governatore sembra avere poche prospettive perché gli alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia non vogliono sentirne parlare, la premier Giorgia Meloni si dice non gradisca, e lo stesso presidente negli ultimi giorni ha messo un sacco di condizionali, «decide il candidato presidente» ha affermato Zaia. E quindi i conti si fanno come se quella lista non ci fosse, ragionando con la sola Lega e la civica del candidato presidente. Soprattutto se sarà il segretario regionale Alberto Stefani (che è fra i papabili per la presidenza), pronto a riempirla anche di soggetti non iscritti alla Lega, ma andrà condivisa con gli alleati.
I numeri e le prosepettive
Nella Lega c’è tensione fra gli attuali consiglieri, è più dura di rientrare in Consiglio. Impossibile eleggere 34 consiglieri come cinque anni fa (Lega più Lista Zaia presero il 60%): colpa del calo dei consensi del partito. Il Carroccio oggi conta di farne tre (massimo) nelle province maggiori, poco rispetto all’attuale formazione. Una valvola di sfogo sarà la civica del presidente: una quota di posti andrà al partito e a civici non iscritti, magari amministratori d’area, Stefani ci ha lavorato per mesi, aprendo anche la sede padovana. L’altro calcolo che si fa a urne ancora non convocate è quello che riguarda la giunta: oggi gli assessori di Zaia sono 8, da statuto si può arrivare a 10 e così sarà. Ma c’è una figura, prevista dallo statuto del 2012, finora mai introdotta: il sottosegretario alla presidenza. Per esempio, in Piemonte e in Lombardia c’è già, a supporto del governatore; a Torino sono due. Un ruolo di rilievo e anche un posto in più. E così, solo a palazzo Balbi, gli incarichi diventano 12, bel numero per il manuale Cencelli.
I nomi provincia per provincia
La lista dei consiglieri uscenti è più che nota (dai capigruppo Villanova e Pan ai cacciatori di preferenze Ciambetti, Sandonà, Brescacin, Bet, gli assessori Calzavara, Marcato, Lanzarin, De Berti, Corazzari, Caner) e allora si passa ai nuovi. A Venezia Andrea Tomaello, vicesindaco del capoluogo, l’ex europarlamentare Rosanna Conte, il sindaco di Quarto d’Altino Claudio Grosso e il sindaco di Cavarzere Pierfrancesco Munari. A Treviso il presidente della Provincia e sindaco di Castelfranco Stefano Marcon, e l’assessore del capoluogo ed ex consigliere regionale Riccardo Barbisan. Su Padova si parla del sindaco di San Giorgio delle Pertiche Daniele Canella e della consigliera comunale di Padova Eleonora Mosco. A Vicenza ci sarà l’ex sindaco di Rossano, Morena Martini. A Verona ci sono il sindaco di Cerea, Marco Franzoni, l’ex presidente della Provincia Manuel Scalzotto e l’attuale presidente Flavio Pasini; e Stefano Valdegamberi, che potrebbe tornare in «quota generale Vannacci». A Rovigo il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli e Lorenzo Rizzato, che ha fatto incetta di preferenze alle Comunali. A Belluno Beatrice Saviane, figlia del compianto senatore Paolo, e il segretario provinciale, sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin.
Per Luca Zaia, niente autocandidatura: il presidente può decidere quando vuole (molti lo vorrebbero capolista in tutte le province). Fra gli assessori quasi tutti hanno depositato l’autocandidatura e ma qualcuno a ieri sera non l’aveva ancora fatto. Un’attesa molto significativa, considerato che fra gli assessori ci sono stati recordman di preferenze.
Il direttivo regionale, che riceveva le autocandidature, potrebbe ritrovarsi sabato per iniziare a valutare gli aspetti tecnici della campagna. Chi entrerà in lista e nel listino del presidente? Sarà il direttivo a deciderlo. Ma finché non ci sono candidato e coalizione, resta tutto fermo.
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5 agosto 2025
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