
Ilglobal warming è arrivato a +1,7 gradi sui dati pre-industriali, superando già ora il limite di +1,5 °C entro la fine del secolo considerato dagli Accordi di Parigi la soglia che sarebbe meglio non oltrepassare per evitare problemi climatici. Lo dimostra uno studio sulle spugne, gli animali pluricellulari viventi più antichi e tra i più semplici. A causa della loro fisiologia – assorbono sostanze chimiche dall’acqua per costruire la loro struttura scheletrica – sono anche straordinari testimoni dei cambiamenti che avvengono nel mare
L’analisi, guidata da Malcolm McCulloch dell’Università dell’Australia occidentale, è stata pubblicata sulla rivista specializzata Nature Climate Change. È la conferma di quanto reso noto da Copernicus, l’Agenzia Ue sui cambiamenti climatici, in base ai dati elaborati dal Centro europeo di previsioni meteo a medio termine (Ecmwf): il 17 novembre 2023 per la prima volta la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali (1850-1900): per la precisione +2,07 °C. Secondo il Programma ambientale dell’Onu a questo ritmo si va diritti verso un aumento di temperatura di 2,5-2,9 gradi entro la fine del secolo, prospettiva definita «catastrofica». Gli Accordi di Parigi del 2015 indicano invece che entro il 2100 il limite massimo che non andrebbe in nessun caso superato è di +2 gradi, oltre il quale il clima sarebbe completamente sconvolto.
Il lavoro della squadra di McCulloch è stato realizzato sulla spugna Ceratoporella nicholsoni nei Caraibi orientali, zona in cui la temperatura degli strati superiori dell’Atlantico è stabile e perciò è più semplice ricavare informazioni sugli effetti dei cambiamenti climatici. La specie studiata appartiene a un gruppo di spugne che sviluppa una struttura scheletrica calcarea, come i coralli. Ma la velocità di crescita è lentissima e possono vivere per molte centinaia di anni. La struttura scheletrica incorpora stronzio e calcio, elementi che appartengono alla stessa classe di metalli alcalino-terrosi. Il rapporto Sr/Ca cambia con la temperatura e consente di misurare variazioni molto dettagliate fino a 0,1 °C. Gli studiosi sono riusciti così a risalire alle temperature dell’acqua fino a 300 anni fa, all’inizio del Settecento.
Il lavoro della squadra di McCulloch è stato realizzato sulla spugna Ceratoporella nicholsoni nei Caraibi orientali, zona in cui la temperatura degli strati superiori dell’Atlantico è stabile e perciò è più semplice ricavare informazioni sugli effetti dei cambiamenti climatici. La specie studiata appartiene a un gruppo di spugne che sviluppa una struttura scheletrica calcarea, come i coralli. Ma la velocità di crescita è lentissima e possono vivere per molte centinaia di anni. La struttura scheletrica incorpora stronzio e calcio, elementi che appartengono alla stessa classe di metalli alcalino-terrosi. Il rapporto Sr/Ca cambia con la temperatura e consente di misurare variazioni molto dettagliate fino a 0,1 °C. Gli studiosi sono riusciti così a risalire alle temperature dell’acqua fino a 300 anni fa, all’inizio del Settecento.
4 agosto 2025
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