Il 28 aprile scorso un blackout ha messo in ginocchio la Spagna, paralizzando per ore trasporti, comunicazioni e attività industriali. A quel punto una domanda si è imposta con urgenza: come evitare di restare senza elettricità? La risposta, per molti, si chiama backup energetico. E in quel mercato — fatto di generatori, batterie intelligenti, torri faro — uno dei protagonisti mondiali parla italiano, anzi toscano: è Pramac, azienda fondata nel 1966 a Casole d’Elsa (Siena), oggi presente in oltre 150 Paesi con 8 stabilimenti produttivi e 17 filiali. Un marchio noto agli sportivi anche per la presenza dal 2002 in MotoGP e per la clamorosa vittoria del titolo mondiale piloti 2024 battendo la Ducati ufficiale con un team clienti.
«Avere una protezione energetica per casa, ospedali, industrie è fondamentale — spiega Paolo Campinoti, ad dell’azienda, che ha traghettato la piccola impresa di famiglia verso il podio globale del settore —. Siamo diventati un’azienda energetica a tutto tondo: dal diesel alla benzina, dal gas ai sistemi di accumulo, offriamo soluzioni sia come fonte primaria, nei luoghi senza rete, sia come protezione quando la rete salta». Il blackout in Spagna, racconta Campinoti, ha provocato un’ondata di richieste: «Le persone hanno capito quanto siamo vulnerabili. Senza energia, non si entra in casa, non si apre un garage, non si chiama un taxi. E con l’aumento dell’elettrificazione e la spinta digitale, il rischio cresce. I data center, il cloud, i robot: tutto dipende da una rete stabile».
Acquisizione e radici
Il gruppo oggi è articolato in due aree di business: Power & Energy, che include generatori fino a 3 MW e sistemi a batterie, e Material Handling, con il marchio Lifter by Pramac, specializzato in transpallet e stoccatori. Nel 2016 l’americana Generac, quotata alla Borsa di New York con una capitalizzazione da 8,2 miliardi di dollari e un fatturato 2024 da 4,3 miliardi di dollari, è entrata nel capitale di Pramac. «È stata una partnership graduale — racconta Campinoti — che ha rafforzato l’azienda e portato una grossa crescita. Dal 2016 abbiamo triplicato il fatturato, arrivato nel 2024 a 570 milioni di euro. E il mio ruolo è cresciuto, oltre a restare ceo di Pramac sono responsabile di tutto il business internazionale del gruppo americano».
Il legame con Generac ha portato in dote tecnologie avanzate, ma Pramac resta saldamente radicata in Italia, dove sta costruendo un nuovo stabilimento da 12.000 mq per la produzione interna delle parti metalliche. «Investiamo anche in sostenibilità — aggiunge —. Le nostre soluzioni riducono le emissioni fino al 90% e possono integrarsi con le energie rinnovabili».
Oggi tra i clienti di Pramac ci sono le imprese di costruzioni, la grande distribuzione organizzata, gli ospedali, la logistica e, sempre di più, il settore tech. «I data center sono in prima fila. Con l’Ai, il 5G, la guida autonoma, serve garantire continuità. Se un taxi a guida robotica perde energia, finisce contro un muro. Noi offriamo protezione a infrastrutture sempre più critiche».
Ma fare impresa in Italia resta una sfida. «L’imprenditore italiano è il più bravo del mondo — dice Campinoti con sarcasmo — perché riesce a emergere nonostante un sistema-Paese che non aiuta. Burocrazia, fisco, logistica: tutto è più complicato. Abbiamo costi energetici doppi rispetto agli Usa. L’unico vantaggio? La bellezza del territorio e le competenze delle persone». Sul fronte globale, l’azienda guarda a nuovi mercati. «Vogliamo rafforzarci nel Sud-Est asiatico e in Africa. I dazi? Sono misure anacronistiche che danneggiano la manifattura italiana. Servirebbero scelte più coraggiose a livello europeo».
In pista
E mentre cresce sul fronte industriale, Pramac continua ad andare veloce anche in pista. «Nel 2023 abbiamo vinto il mondiale squadre, e nel 2024 il titolo piloti con Jorge Martin», ricorda con orgoglio Campinoti. Un trionfo che ha segnato anche la fine di un’epoca: dal 2025 Pramac corre con Yamaha. «Con Ducati si era chiuso un ciclo. È arrivata un’opportunità nuova, che abbiamo colto con entusiasmo». Quanto vale un titolo mondiale? «Non è importante dal punto di vista economico — conclude il manager —. Ma per noi resta un’impresa epica. Nel 2026 avremo in squadra il pilota turco Toprak Razgatlioglu, campione Superbike. Segno che siamo sempre attratti da nuove sfide».
4 agosto 2025
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