
Voleva esserci. Come sempre. Perché il giorno del raduno è un po’ come un primo giorno di scuola, l’inizio di un nuovo anno, di una nuova avventura. E siccome per Franco Baresi il Milan non è mai stato solo una squadra di calcio, ma un pezzo di vita, quasi una seconda famiglia fin da quando ragazzino orfano di padre lasciò la cascina nelle povere campagne bresciane per diventare calciatore, ecco che la sua assenza nel giorno della presentazione di Allegri il 7 luglio scorso era sembrata insolita un po’ a tutti.
Voleva esserci anche nella tournée in Asia e Australia, per stare vicino alla squadra e a Max, per dare consigli, per far sentire presenza e vicinanza. Ma la verità è che la sua sfida era già iniziata. Il Milan, del quale dal 2020 è vicepresidente onorario, lo ho comunicato ieri con una nota ufficiale: «A seguito di accertamenti di routine è stata riscontrata la presenza di una nodulazione polmonare, per la quale si è deciso di procedere con l’asportazione mediante intervento chirurgico con tecnica mini-invasiva. L’intervento è andato bene e il decorso post-operatorio è stato privo di complicazioni. Franco è stato successivamente valutato dallo specialista oncologo con indicazione a terapia di consolidamento a base di immunoterapico».
Ha lasciato l’ospedale e ora si trova a casa, dove è assistito dalla moglie Maura e dai figli Edoardo e Giannandrea. Sono giorni duri, difficili. Di lacrime e preghiere. Ma anche di speranza. «Cari tifosi, voglio comunicarvi che mi ci vorrà un po’ di tempo per rimettermi in forma — il messaggio di Franco, affidato ai canali web del club —. Grazie al Milan e a tutti voi per il sostegno e il supporto. Con affetto, un abbraccio».
Lo stesso abbraccio che gli stanno riservando in queste ore milioni di tifosi non solo del Diavolo, ma di tutto il calcio. L’apprensione è forte. Anche fra i suoi ex compagni, che da giorni telefonano continuamente alla famiglia e al fratello Beppe, allarmati, per chiedere notizie, per sapere se ci sono miglioramenti. Vorrebbero andare a trovarlo, ma le visite di persona sono ancora pochissime, perché i medici consigliano riposo assoluto. Anche per questo la famiglia ha scelto la via della riservatezza. Il momento è chiaramente delicato.
Baresi, 65 anni, è un pezzo della storia del nostro calcio. Le coppe, gli scudetti, il numero 6 sulla schiena, la fascia da capitano sul braccio, l’iconica maglietta fuori dai pantaloncini. Ha giocato per venti stagioni di cui quindici da capitano, sempre nella stessa squadra, restando anche in serie B. Da cinque anni è vicepresidente onorario del Milan, ma anche un formidabile uomo immagine: ovunque vada, è un mito.
Anche per questo l’anno scorso ha scritto un libro dal titolo «Ancora in gioco» per Sperling & Kupfer sul senso della sua vita, raccontando una storia sportiva durata più di vent’anni, la scoperta di un mondo, globale e interiore. «Quando uno smette di giocare deve indossare un abito nuovo e adattarsi» ha spiegato in un’intervista al Corriere nel 2024. Dal Brasile agli Stati Uniti, da Israele all’Iran, dall’Algeria all’Amazzonia, ha girato il mondo portando in alto il nome del club che lo ha adottato rendendolo prima uomo e poi campione. Ora però si dovrà fermare. Per provare a mettere in fuorigioco l’ultimo avversario.
4 agosto 2025
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