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Ben-Gvir alla Spianata delle Moschee. L’Onu: «Ai civili va solo il 10% del cibo»

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DAL NOSTRO INVIATO

Hebron (Cisgiordania) – In settembre cade il 25esimo anniversario della famosa «passeggiata di Ariel Sharon» sulla Spianata delle Moschee. Sharon era un generale, cacciato dall’esercito israeliano per i massacri dei nemici, indagato per crimini di guerra dal Tribunale penale internazionale e richiamato in servizio quando Israele aveva paura. Con mille uomini armati entrò sulla Spianata e rivendicò per gli israeliani la sovranità anche di quella parte di Gerusalemme che gli accordi internazionali gli negavano. Quella «passeggiata» scatenò la seconda Intifada e il terrorismo palestinese.

Nuova provocazione

Ieri, il ministro di ultra destra israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha ripetuto la provocazione. Sharon non era religioso e passeggiò, Ben-Gvir è messianico e ha pregato ad voce alta. Come allora non è un atto ufficiale del governo, ma uno spostare in là il confine della convivenza. Il premier Netanyahu ha assicurato che la «politica israeliana è di mantenere lo status quo sul Monte del Tempio» come gli ebrei chiamano la Spianata. Ma il suo ministro della Difesa Katz ha scritto un post per avvisare che «chi odia Israele protesta, ma noi rafforzeremo la nostra presa su Gerusalemme, sul Monte del Tempio, per sempre».

Come 25 anni fa

Venticinque anni fa la risposta palestinese fu feroce. Convinse gli israeliani a scegliere la linea dura invece del compromesso ed elessero primo ministro proprio l’ex generale Sharon. Da quelle battaglie nacque Hamas e il resto è una lunga preparazione alla strage del 7 ottobre 2023 e alla schiacciante reazione militare di Israele. Sharon voleva aumentare la sovranità israeliana su Gerusalemme, Israele ci è riuscita con le colonie. Ben-Gvir con tanti altri entusiasti delle vittorie israeliane vuole andare oltre: «conquistare tutta Gaza e incoraggiare l’emigrazione volontaria».

La risposta dei «custodi» giordani

I palestinesi di oggi non hanno voce per opporsi. Allora presero la via del terrorismo, ora sono inerti. I vicini arabi pure. La Giordania ha scritto che la preghiera di Ben-Gvir è una «flagrante violazione del diritto internazionale, una provocazione inaccettabile e un’escalation da condannare». Ma l’ha fatto fare al portavoce del ministero degli Esteri, non a re Abdallah che pure sarebbe il custode delle moschee sulla Spianata. Israele non ha avversari in questo momento. Può fare qualunque cosa.

Netanyahu: la carestia è «una menzogna di Hamas»

Ieri l’Onu ha calcolato che un milione di donne e ragazze a Gaza rischiano di morire di fame. A loro gli aiuti continuano a non arrivare. Non dal sistema Onu non dalla Fondazione voluta da Tel Aviv. La polemica della responsabilità prosegue. Per le Nazioni Unite, da quando Israele ha riaperto alle forniture dopo due mesi di blocco totale, solo il 10% dei pacchi arriva a destinazione e chiede a Tel Aviv di interrompere le ostilità per aprire tutte le strade. Il primo ministro Netanyahu, invece, ripete che la carestia a Gaza è «una menzogna di Hamas» e chiede alla Croce Rossa di portare aiuti agli ostaggi. «Hamas sta affamando gli ebrei come facevano i nazisti». Il gruppo fondamentalista replica a tutto campo. «Non vogliamo affamare i prigionieri, mangiano quel che mangia il popolo e sì, siamo pronti a collaborare con la Croce Rossa, ma solo quando Israele aprirà corridoi umanitari in tutta la Striscia».

Macron sui video: «Crudeltà abietta»

Video diffusi da Hamas e Jihad Islamica mostrano due prigionieri israeliani ridotti a «scheletri viventi» che implorano cibo. Ieri anche la famiglia di Rom Braslavski ha autorizzato la pubblicazione di un altro spezzone di clip. Immagini strazianti. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di «crudeltà abietta di Hamas», mentre uno «sconvolto» cancelliere tedesco Friedrich Merz ha pregato Tel Aviv «di non ricambiare il cinismo e di continuare a fornire aiuti umanitari». 

3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 22:48)

3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 22:48)

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