DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Le aziende stanno iniziando a passare alcuni dei costi legati ai dazi ai consumatori, dopo averli assorbiti nel primo periodo della guerra commerciale di Trump. «Il pieno effetto» sui beni importati si riverserà sui consumatori nel giro di otto mesi secondo gli economisti di Goldman Sachs. I prossimi tre-sei mesi saranno decisivi, ha detto un’esperta di Wells Fargo al
New York Times. Il Yale Budget Lab, centro di ricerca indipendente, stima che gli americani vedranno un’imposta media del 18,3% sui prodotti importati, l’aliquota più alta dal 1933, e i prezzi aumenteranno dell’1,8% nel breve termine (i prossimi due anni): ciò equivale a una perdita di reddito di 2.400 dollari per famiglia nel 2025. Se la Federal Reserve interviene sui tassi c’è la possibilità che questo 2.400 diventi 2.100 dollari. Pur non essendo ancora chiaro il pieno impatto, gli economisti in generale credono che saranno i consumatori americani a pagare per la maggior parte.
Mobili e giocattoli
I dati del dipartimento del Commercio mostrano che a giugno prodotti fortemente esposti ai dazi come mobili e giocattoli hanno già visto un aumento dei costi per il consumatore. Prima che Trump annunciasse i nuovi dazi che entreranno in vigore il 7 agosto, Procter&Gamble (che produce beni che vanno dai detergenti per lavatrice ai pannolini e alla carta igienica) ha previsto un aumento del 2,5% su un quarto dei suoi prodotti a partire da agosto; Adidas, Walmart, Stanley Black &Decker, Mattel, Hasbro e altre grosse corporation hanno informato gli investitori di aver alzato i prezzi o di avere intenzione di farlo.
Gli alimentari
Secondo la Tax Foundation, un think tank bipartisan, i dazi avranno un impatto sul 75% dei prodotti alimentari importati: i 5 più colpiti sono alcolici, prodotti da forno, caffé, pesce e birra (il 21% delle importazioni alimentari totali). I principali importatori di cibo negli Usa sono Messico, Canada, l’Unione europea, il Brasile e la Cina, anche se Canada e Messico sono in una situazione migliore di altri perché il 63% dei prodotti agricoli che esportano negli Usa (i 5 principali: prodotti da forno, liquori, olii vegetali, carne e diverse verdure) sono esentati per via di un accordo firmato nel primo mandato da Trump. Lo Yale Budget Lab stima comunque un aumento dei prezzi del cibo del 3,4% nel breve periodo (due anni) e del 2,9% nel lungo periodo (dai 3 ai 10 anni), con i prodotti freschi che inizialmente costeranno il 7% di più stabilizzandosi poi intorno al +3,6%.
L’aumento del caffè
Trump ha difeso i dazi dicendo che gli Usa aumenteranno la produzione locale, ma la nazione ha una limitata capacità di incrementare per esempio la produzione di banane o di caffé (negli Stati Uniti viene prodotto solo alle Hawaii). Molti bar hanno già alzato il costo del caffé per via dei dazi del 10% dai Paesi importatori. Un piccolo esempio: da un mese a questa parte il caffé Pillon acquistato in un supermercato di Brooklyn è aumentato del 16,6% (una confezione di 283 grammi costa ora 7,99 dollari). Molti bar prevedono un incremento dei prezzi in risposta al dazio del 50% per il Brasile (fonte del 30% delle importazioni Usa di caffé) e dei dazi per altri Paesi, inclusi Vietnam e Colombia.
Abbigliamento e scarpe
Il settore abbigliamento e scarpe (provenienti soprattutto da Cina, Vietnam, Messico, Bangladesh, India, Indonesia) è tra i più colpiti: l’aumento dei prezzi è previsto in inverno e in primavera (+40% per i prodotti in pelle nel breve periodo e +19% per i prodotti tessili, secondo lo Yale Lab, e poi dopo un adeguamento dei consumi e delle catene di approvvigionamento +19% e +10% nel lungo periodo. I computer e prodotti elettronici costano già del 5% rispetto all’anno scorso e potrebbero aumentare del 18,2% nel corso dei prossimi due anni e del 7,7% in tre-10 anni. I prezzi delle auto potrebbero aumentare del 12,3% nel breve e del 9,4% nel lungo periodo (rispettivamente 5.900 dollari e 4.500 dollari in più per un’auto).
3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 20:19)
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