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Gaza, uno degli ostaggi in un video: «Scavo la fossa dove sarò sepolto»

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DAL NOSTRO INVIATO

Tel Aviv
«Dobbiamo cambiare paradigma nelle trattative». Niente accordi parziali o cessate-il-fuoco. «O tutto o niente. Tutti a casa propria e fine della guerra». Lo ha detto, con il peso della sua carica, l’inviato speciale americano Steve Witkoff ai parenti degli ostaggi israeliani ieri a Tel Aviv. Un accordo che liberi i rapiti del 7 ottobre 2023, convinca Hamas a disarmare e il governo israeliano a terminare la guerra. Sarebbe un miracolo che già ieri però sia Hamas sia fonti israeliane hanno smentito possa essere a portata di mano.

«Trump è al vostro fianco»

Witkoff ne ha parlato come di un obiettivo dell’amministrazione Trump. «Siamo molto vicini a una soluzione che chiuda questa guerra. Non posso rivelare dettagli segreti, ma il governo israeliano è prossimo a decisioni importanti. Hamas ha detto di essere pronta a smilitarizzare. Certo non ci si può fidare perché ha mostrato troppe volte di non mantenere gli impegni. Però crediamo che Hamas abbia poco supporto popolare; e in molti Paesi arabi stanno premendo in questa direzione». Per quanto riguarda il governo Netanyahu, «comprendo la vostra frustrazione — ha detto Witkoff alle famiglie —. Avete delle buone ragioni. Il presidente Trump è al vostro fianco».

Filo spinato

I lampi di ottimismo dell’inviato americano faticano ad alleviare il dolore dei parenti degli ostaggi che non contano più le promesse mancate dei politici. Ieri, prima di incontrare Witkoff, avevano organizzato una manifestazione chiudendosi con il filo spinato dentro un simbolico campo di prigionia. «Negli ultimi giorni abbiamo visto i video Evyatar David e Rom Braslavski ancora prigionieri. I nostri figli stanno subendo un Olocausto» ha detto la madre di un altro ostaggio. Le famiglie hanno autorizzato la diffusione dei video per sensibilizzare anche il resto della società israeliana. Le clip sono montate dai rapitori per mettere in relazione la magrezza dei prigionieri con la fame che si patisce a Gaza.

Allo stremo

Rom, 22 anni, è in mano alla Jihad Islamica, un gruppo fiancheggiatore di Hamas che però afferma di «aver perso contatto con lui». Il video è datato 27 luglio. Il ragazzo appare allo stremo, «scheletro vivente», incapace di camminare o andare in bagno. Dice, piangendo, di sentire la morte ogni giorno più vicina. Anche Evyatar, 24 anni, è irriconoscibile rispetto al 2023. Lo si vede muoversi a fatica eppure scavare una fossa nello stesso tunnel dov’è prigioniero. «Credo sia la tomba dove verrò sepolto da morto». Le immagini sono agghiaccianti, alternate a quelle di bambini di Gaza che soffrono la fame. Gli stessi rapiti sono costretti ad esplicitare il messaggio. «Subiamo lo stesso trattamento dei civili, fate entrare cibo e acqua a Gaza, se non per i palestinesi fatelo per noi». Straziante la protesta di Ilay, fratello di Evyatar. «Lo stanno affamando volontariamente per sfruttare la sua agonia nella loro propaganda. Questa è una morte in diretta, non solo viola le norme internazionali, ma è un barbaro attacco ad ogni decenza umana».

Niente ottimismo

Sia Tel Aviv sia Hamas spengono l’ottimismo di Witkoff. Per una fonte israeliana «i terroristi chiedono l’ingresso di 600 camion al giorno per sedersi al tavolo. Le possibilità di un accordo complessivo sono scarse». Intransigente Hamas. «La resistenza armata è un diritto nazionale e legale finché non esisterà una Palestina indipendente, con Gerusalemme come capitale». Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan sostiene che «Israele prolunga i negoziati per spezzare la resistenza dei palestinesi e costringerli ad abbandonare Gaza».

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2 agosto 2025

2 agosto 2025

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