
Un blitz in giornata. Per ricordare, dopo mesi di lontananza dai circuiti, chi detta la linea. John Elkann ha messo il timbro sul Vasseur bis indicando il modello da seguire. È quello dei team anglosassoni, la stabilità come comandamento. Sperando che basti non cambiare le pedine, o muoverne soltanto alcune, per riportare la Ferrari a vincere a 17 anni dall’ultimo trofeo costruttori.
Il presidente si è presentato al mattino in Ungheria, l’ultima volta che era stato in pista quest’anno risale alla fine di febbraio, ai test in Bahrein. Era un periodo di euforia generale seguito all’ingaggio di Hamilton, si partiva per conquistare due titoli fra eventi e feste in piazza. Ma, proprio in quei primi giri nel deserto erano venute fuori le magagne sulla macchina, il grattacielo di illusioni aveva iniziato a sgretolarsi.
Niente dichiarazioni pubbliche sulla Scuderia né apparizioni in luoghi della F1, una non presenza che si era fatta notare. Elkann, però, non aveva mancato l’appuntamento di Le Mans, per godersi il terzo successo di fila dell’altra Rossa (quella guidata da Antonello Coletta, che per un po’ è stato anche una possibile alternativa a Vasseur) nella 24 Ore. Anche ieri ha ricordato quel trionfo come una lezione: «Quando si è in grado di lavorare bene insieme, coordinati e coesi, allora si fanno grandi cose. Lo abbiamo dimostrato nella nostra storia, ma anche recentemente a Le Mans». Il problema è che endurance e F1 sono mondi differenti, non paragonabili, per tanti motivi.
Davanti alla telecamere con un maglioncino rosa (più tardi cambio d’abito: look formale con giacca blu e camicia azzurrina) Elkann ha sottolineato i progressi compiuti sotto la gestione Vasseur: «Siamo arrivati secondi e vicini al titolo lo scorso anno, e adesso siamo secondi. Quando si progredisce è importante rafforzarsi. L’idea di continuare con Fred va proprio in questa direzione: è molto importante non solo dare stabilità ma anche la fiducia per poter fare di più». In verità la Ferrari era seconda anche nel 2022, quando è stato mandato via Binotto. Elkann ha poi parlato con Leclerc e Hamilton, si è trattenuto con i meccanici e ha partecipato a una serie di incontri: con il capo della Mercedes Toto Wolff, con il presidente della F1 Stefano Domenicali. Ha ammesso che la «prima parte di stagione è stata complicata ma che anche questo è un insegnamento importante per cercare di capire dove migliorare, che non bisogna mai perdere la voglia di vincere».
A questa Ferrari basterebbe almeno cogliere un successo dopo 13 gare, così per cominciare a farsi venire l’appetito. Ma anche qui sarà difficile considerando il livello delle McLaren — Norris-Piastri al comando al mattino e al pomeriggio nelle libere —, nonostante un Leclerc vivace su un tracciato che non ama. Hamilton ancora indietro, anche a Budapest dove ha festeggiato per otto volte. Vasseur rideva nei momenti più duri, figuriamoci adesso. Anche lui cita il modello McLaren o Red Bull (non quella di ieri, impresentabile: Verstappen 14° costretto a lanciare in pista un panno dimenticato dai meccanici): «Per costruire un team vincente c’è bisogno di tempo e continuità, almeno 2-3 anni per mettere le basi e per reclutare le persone giuste. Non esistono magie». Ringrazia Charles e Lewis per l’appoggio totale, si sente più leggero: «Era importante chiudere questo capitolo e concentrarsi sul futuro». Che ormai confina con il presente, arrivare secondi non basterà più.
2 agosto 2025
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