
Quelle scatenate dal presidente americano Donald Trump non sono solo minacce di dazi doganali, ma reali tariffe applicate ai flussi commerciali che rischiano di stravolgere l’intero sistema. Lo scopo: dare nuova vita alla produzione a stelle e strisce, rendendo più cara – e in alcuni casi non più economicamente sostenibile – la merce proveniente da altri Paesi, al punto se necessario di costringere le imprese a trasferire la propria attività su suolo statunitense. La mappa interattiva qua di seguito, creata con i dati più recenti forniti dalla Casa Bianca e aggiornati con le ultimissime notizie, riporta i dazi Usa applicati a ciascun Stato in elenco.
Regno Unito primo Paese in accordo con gli Usa
Il Regno Unito è stato il primo a raggiungere un accordo commerciale con gli Stati Uniti, accettando tariffe aggiuntive del 10% sull’export delle le prime 100 mila auto esportate negli Usa. Un 10% che si aggiunge alle tasse doganali precedenti (al contrario, il 15% europeo dovrebbe essere sostitutivo e onnicomprensivo). Però, la quota dei 100 mila veicoli corrisponde all’attuale export del Regno Unito in Usa, quindi ogni aumento di vendite sarebbe sottoposto a un dazio del 25%. L’acciaio invece è colpito da un unico dazio al 25%, dimezzata rispetto a quella del resto del mondo.
Dal Messico al Giappone
Al Messico sono state imposte alla dogana barriere per un 30% (anche se i negoziati con gli Stati Uniti sono ancora in corso) e al Canada per un 35%, mentre alla Svizzera un pesantissimo 39%. Aggravi che ricadranno soprattutto sul comparto dell’automotive. Il Giappone – che è anche uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti – ha concordato con la Casa Bianca tariffe generalizzate del 15%. L’export da Tokyo vale oltre 140 miliardi di dollari, un quarto proveniente dal settore auto. L’accordo non ha reso perciò felici i costruttori americani, che temono tasse doganali ai veicoli giapponesi inferiori a quelli assemblati negli Usa colpiti dai dazi su acciaio e componenti.
In Asia
Minacciato di un dazio del 46%, alla fine il Vietnam ha accettato di subire una tariffa del 20% e una al 40% per bloccare il fenomeno del «trans-shipping» (trasferire merci da un mezzo di trasporto ad un altro durante il loro percorso da un’origine a una destinazione finale), anche se la misura appare di difficile applicazione. Dazi del 25% sui prodotti indiani: secondo l’India applica una tariffa media Mfn (Nazione Più Favorita) del 39% sui prodotti agricoli importati, contro il 5% negli Stati Uniti, con alcuni dazi che arrivano fino al 50%. Le merci di Taiwan dirette Oltrepacifico verranno colpite da un aggravio del 10%. L’isola è il più grande produttore mondiale di chip, pannelli Lcd, memorie informatiche e in genere elettronica di consumo e ospita un mega fornitore come Tsmc.Le Filippine e l’Indonesia hanno stretto un accordo con gli Usa su un dazio generale del 19% per le loro merci.
1 agosto 2025 ( modifica il 1 agosto 2025 | 20:32)
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