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Animali in gabbia per le pellicce, tutto quello che non va. Il paper dell’Efsa per migliorare le vite di volpi, visoni, procioni e cincillà

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Per migliorare le condizioni di vita degli animali di pelliccia si può fare davvero poco nell’attuale sistema produttivo, basato sulla detenzione in gabbie di dimensioni troppo contenute. Un po’ come avviene per gli animali cosiddetti da reddito, destinati alla macellazione, che a loro volta subiscono le conseguenze della costrizione in spazi non adeguati. A sostenerlo è l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che ha pubblicato oggi un parere scientifico sull’allevamento di cinque tra le principali specie di animali utilizzati per la produzione di pellicce: il visone americano, la volpe rossa, la volpe artica, il procione e il cincillà. Il rapporto dell’Efsa arriva a seguito di una richiesta di parere scientifico indipendente arrivata dalla Commissione Europea, che ne terrà conto per legiferare in materia. La richiesta fa seguito anche all’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) ribattezzata «Fur Free Europe» che aveva chiesto il divieto totale di allevamento di animali di pelliccia e il divieto di vendita di prodotti di pellicceria all’interno del territorio europeo. L’Ice sugli animali da pelliccia, che è una sorta di legge di iniziativa popolare, è stata tra l’altro quella di maggiore successo nella storia della Ue e aveva raccolto più di un milione e 700 mila firme in 21 Paesi  (il minimo richiesto è di un milione e in molti casi non viene raggiunto). 

Le conclusioni degli scienziati – che hanno prodotto una documentazione composta da ben 175 pagine contenente sia elementi relativi alla biologia delle diverse specie sia analisi della situazione attuale e suggerimenti per andarvi oltre – sono inequivocabili: l’attuale sistema è poco emendabile, se non nella parte che riguarda un miglioramento delle condizioni di alimentazione. Sostanzialmente è possibile pensare di nutrire gli animali con mangimi migliori, che garantiscano una alimentazione equilibrata, e di fornire loro oggetti masticabili come ossa per le volpi o fieno per i cincillà. Tutti gli altri suggerimenti, di fatto, non potranno essere realizzati senza intervenire profondamente sul sistema di custodia, basato ora su gabbie di dimensioni minime. 

Queste non consentono possibilità di movimento per gli animali, che spesso non hanno modo neppure di girarsi e cambiare posizione. E in quelle di dimensioni maggiori sono spesso ospitati più esemplari, come nel caso dei visoni. La vicinanza estrema e continua porta però a situazioni di stress che degenerano a volte in liti e combattimenti. In questo caso, a parità di strutture, si potrebbe pensare di selezionare solo coppie di sesso diverso, per ridurre la confittualità. Nel caso dei visoni sarebbe importante anche fornire elementi di stimolazione dentro alle gabbie, come oggetti con cui interagire o modi diversi di accedere al cibo e all’acqua. 

Nel caso delle volpi e dei procioni uno dei problemi riguarda le zampe, che potrebbero essere migliorati cambiando il tipo di pavimentazione, oggi spesso basata su griglie che feriscono le estremità e costringono gli animali in precario equilibrio. I procioni sono tra tutti quelli che più soffrono di sovrastimolazione sensoriale e avrebbero bisogno di casette nido in cui rintanarsi e di una pulizia regolare del letame. Anche i cincillà, che sono a disagio in presenza dell’essere umano così come di fronte a qualunque cosa o animale considerino possibile minaccia che per loro è fonte di stress, avrebbero bisogno di un riparo per nascondersi, oltre che di un fondo adeguato per effettuare bagni di sabbia.

Esistono anche possibilità di allevamento all’interno di recinti alternativi alle gabbie ma, rilevano gli scienziati che hanno contribuito al paper, non sono attualmente in uso nelle aziende che lavorano pellicce. 

La conclusione è in ogni caso quella che si diceva in partenza: qualche miglioramento si può ottenere, ma si tratterebbe comunque di passi avanti molto limitati, a meno di una radicale trasformazione degli impianti. Il  sistema di gabbie minuscole dovrebbe essere sostituito da forme diverse di riparo, che offrano più spazi di movimento. E andrebbe prevista l’introduzione di elementi di stimolo e piccoli angoli rifugio, per consentire agli animali di soddisfare alcuni dei loro bisogni etologici, pur in una situazione di confinamento controllato. Piccole cose, si potrebbe dire, ma che messe insieme e moltiplicate per il numero di animali allevati rappresenterebbero un costo significativo, per via degli adeguamenti necessari, per le aziende. Tutto lavoro per i lobbisti che operano nel Parlamento Ue, al cui vaglio passano tutte le proposte di leggi, che pure  sono più agguerriti sugli animali da reddito a cui è destinata una quota significativa di destinazione del bilancio comunitario attraverso la Pac, la Politica agricola comune. Resta da vedere se la Commissione Ue vorrà avviare il cambiamento, accogliendo i suggerimenti dell’Efsa e trasformandoli in nuove prescrizioni. 

30 luglio 2025 ( modifica il 30 luglio 2025 | 15:59)

30 luglio 2025 ( modifica il 30 luglio 2025 | 15:59)

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