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Record nella cattura di krill, senza regole la pesca industriale fa quello che vuole

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La pesca a strascico nei pressi dell’Antartide per la raccolta di krill – un piccolo crostaceo fondamentale per la dieta delle balene e un elemento critico per il riscaldamento globale – ha raggiunto un record e si sta rapidamente avvicinando a un livello di catture mai raggiunto prima, che in teoria innescherebbe la chiusura anticipata senza precedenti della pesca negli oceani. In teoria, perché l’adeguamento alla quota di  620 mila tonnellate è di fatto lasciato alla «buona volontà» delle aziende che praticano questi prelievo. E questo dopo il fallimento, lo scorso anno, dei tentativi di approvare un piano di gestione che avrebbe imposto nuove regole e la creazione di una riserva lungo la Penisola Antartica grande quanto la California. Una vasta zona di tutela, in un’area particolarmente sensibile dal punto di vista ambientale. Stati Uniti, Russia, Cina e di altre due dozzine di governi non hanno però trovato un’intesa.
 
Nei primi sette mesi della stagione 2024-25 la pesca del krill in Antartide ha raggiunto 518.568 tonnellate, circa l’84% del limite di 620.000 tonnellate che, una volta raggiunto, costringerà la pesca alla chiusura automatica della stagione di pesca. Il pescato fino al 30 giugno è stato quasi del 60% superiore a quello dell’anno scorso, secondo un rapporto della Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide (Ccamlr), l’organizzazione internazionale che gestisce la pesca più meridionale del mondo. Il rapporto, che non è stato reso pubblico e che la Ccamlr ha dichiarato contenere dati riservati, è stato condiviso con l’Associated Press da una persona preoccupata per la pesca eccessiva in Antartide, a condizione di mantenere l’anonimato perché non autorizzata a divulgare le informazioni. 

«La stragrande maggioranza del krill catturato proviene da un’area sempre più piccola», ha affermato il capitano Peter Hammarstedt, direttore della campagna per l’organizzazione ambientalista Sea Shepherd Global, che quest’anno ha compiuto il suo terzo viaggio in Antartide per documentare questo genere di pesca. «È l’equivalente di un cacciatore che afferma di stare uccidendo solo l’1% della popolazione di cervi degli Stati Uniti, ma omette di dire che tutti i cervi sono stati abbattuti nel Rhode Island». 

Il krill è una delle specie marine più abbondanti al mondo, con una biomassa stimata di 63 milioni di tonnellate. Tuttavia, i progressi nella pesca, i cambiamenti climatici e la crescente domanda di olio di krill, ricco di Omega-3, per farina di pesce, cibo per animali domestici e integratori alimentari per l’uomo, hanno aumentato la pressione sugli stock. Nella stagione 2023-24, una flotta di 12 pescherecci industriali provenienti principalmente da Norvegia e Cina ha pescato 498.350 tonnellate di krill, fino ad ora il più grande raccolto da quando la Ccamlr ha iniziato a raccogliere dati sulle catture nel 1973. 

Nelle gelide acque dell’Antartide nel 2023 non operano dei semplici pescherecci, bensì le  cosiddette navi-fabbrica, ovvero grandi imbarcazioni che non solo pescano a strascico in un’area popolata da balene e altra fauna marina antartica, che vengono fortemente disturbate da queste attività, ma che provvedono direttamente a bordo alla lavorazione del pesce e in questo caso del krill arrivando poi a scaricarne in porto grandi quantità già confezionate e pronte per il mercato. 

Per sottolineare la competizione tra esseri umani e balene, basti pensare che l’anno scorso tre megattere sono state trovate morte o gravemente ferite nelle lunghe reti cilindriche utilizzate dalle navi per aspirare questo crostaceo, una sorta di mini-gamberetto grande come una  graffetta da ufficio. Insomma, non solo viene sottratto loro il cibo, ma i grandi cetacei rischiano di essere vittime anche di catture accidentali. Molto probabili quando il mare viene dragato con reti di enormi dimensioni. Da anni i funzionari negoziano un nuovo piano di gestione che bilanci il crescente mercato del krill con le richieste di una maggiore protezione dell’Antartide, in particolare della sua penisola più settentrionale, che poi è quella più facilmente accessibile dalle imbarcazioni. Un’area in cui, la presenza di balene, richiama anche navi cariche di turisti. Una gara tra attività redditizie e la natura, con quest’ultima che finisce col farne le spese.  

Attualmente, meno del 5% dell’Oceano Antartico è protetto, ben al di sotto dell’obiettivo delle Nazioni Unite di preservare il 30% degli oceani del mondo entro il 2030. Un possibile accordo a cui si stava lavorando lo scoros anno era saltato a causa di una proposta dell’ultimo minuto da parte di Regno Unito e Australia per un limite di cattura ancora più basso di quello concordato durante i colloqui. La Cina, opponendosi alle persistenti richieste occidentali, ha quindi ritirato il suo sostegno alla riserva marina e si è rifiutata di rinnovare l’attuale sistema di gestione.  In assenza di un accordo, le restrizioni adottate 15 anni fa per distribuire il limite di cattura sono scadute, consentendo alla flotta di krill di pescare praticamente ovunque e in qualsiasi momento, anche in habitat più piccoli, preferiti dalle balene.

(fonte: Associated Press)

29 luglio 2025 ( modifica il 29 luglio 2025 | 08:36)

29 luglio 2025 ( modifica il 29 luglio 2025 | 08:36)

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