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La natura intelligente: animali, persone, tecnologia. Chi vince questa sfida? Al Gran Paradiso Film Festival 106 eventi per scoprirlo

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Cosa possiamo imparare dagli animali? Decisamente molto. E tra le tante cose, la prima è senza dubbio l’intelligenza. Anche se siamo portati a ritenere che sia in realtà proprio questa la peculiarità dell’essere umano, che è a sua volta un animale ma che grazie al ben dell’intelletto si erge – o meglio ha scelto di ergersi – un gradino sopra gli altri. Cosa può invece imparare da loro e da noi l’intelligenza artificiale? La risposta qui non lascia dubbi: tutto. Siamo noi ad alimentarla e il modo in cui lo facciamo è la fera differenza. 

È un viaggio attorno al tema delle intelligenze del Gran Paradiso Film Festival, che giunge alla sua 28esima edizione e ha preso il via oggi a Cogne. Una kermesse che si svolge in contemporanea in otto diverse location che ospiteranno 106 eventi, 86 proiezioni, tre mostre e diversi eventi all’aperto.
«L’idea di dedicare quest’anno il tema alle diverse forme dell’intelligenza – spiega Luisa Vuillermoz, direttrice artistica della rassegna e direttrice della Fondation Grand Paradis – nasce dalla rivoluzione che l’intelligenza artificiale sta portando nella società. Ne siamo ormai immersi, ovunque. L’intelligenza è ciò che ci permette di adattarci, di immaginare, di prenderci cura del nostro mondo. E anche se siamo un festival incentrato sulla vita selvatica e sulla natura, non potevamo non confrontarci con tutte le forme in cui l’intelligenza si manifesta. Lo spirito del nostro festival, del resto, è proprio l’incontro tra emozione e pensiero, un dialogo tra la bellezza della natura e la complessità del presente». 

In cui ha un ruolo sempre maggiore l’intelligenza artificiale, che al Festival di quest’anno è una presenza non solo evocata, ma anche concreta, grazie a Sibilla, acronimo che sta per Sistema di indagine basato sull’intelligenza artificiale come laboratorio di lettura e analisi, concetto lungo e articolato ma che regala un nome bellissimo a un sistema di AI generativa basato su un Digital Human capace di dialogare con le persone in un linguaggio naturale e in più lingue. Un avatar, insomma, capace di interagire con i suoi interlocutori umani, per esempio rispondendo ai turisti a domande e richieste che riguardano il territorio (è già operativo sull’app Visit Gran Paradiso e online sul suto di Fondation Grand Paradis). E che ha debuttato anche in versione di co-conduttrice – nella trasposizione umanoide l’avatar è un personaggio femminile – della serata inaugurale.

«I film in concorsi ci ricordano il ruolo dell’intelligenza nel mondo naturale – sottolinea ancora Vuillermoz – con storie di resilienza animale, di equilibrio ecologico, di coesistenza possibile». La cronaca degli ultimi giorni ci racconta anche di modi tutt’altro intelligenti di vivere la natura e la montagna: centinaia di persone in coda per prendere una funivia e arrivare in un punto delle dolomiti diventato grazie ai social un hotspot turistico, solo per obbedire ad un richiamo di massa e scattare la stessa foto che tutti quanti scatteranno con la stessa inquadratura, per poi postarla sugli stessi social network, con gli stessi hashtag e probabilmente gli stessi commenti. «La montagna combatte una lotta contro lo spopolamento delle terre alte – evidenzia ancora la presidente della Fondation Grand Paradis -, la nostra fondazione cerca di capire come innestare semi che possano cambiare questa situazione. Noi che lavoriamo nel turismo ambientale, e siamo lontani da quella visione di una montagna senza valori o di turismo mordi e fuggi che l’attraversa e la sfrutta. Ci sono anche altre strade. Lo smart working, per esempio, può contribuire a invertire la tendenza e portare in quota nuova popolazione». Non si tratta di dire no al turismo, «che ha rappresentato una chiave di volta importante per la rinascita della montagna» ma da queste parti l’idea è che overtourism e turismo di massa vadano tenuti lontani il più possibile da Valle d’Aosta e dal Gran Paradiso in particolare, area di grande valore ambientale dove più di cento anni fa è nato il primo Parco nazionale italiano. «C’è calo della popolazione soprattutto nelle fasce più giovani a cui assistiamo con preoccupazione – prosegue Vuillermoz -. Bisogna ridare attrattività alla montagna con percorsi nuovi. E in questo caso intelligenza dell’uomo può dare possibilità. Oggi tanti lavori possono essere svolti in luoghi dove la vita è migliore e che sono compatibili. La montagna può tornare a vivere tutto l’anno, non solo nell’alta stagione turistica. Servono ovviamente servizi dimensionati e una visione di lungo termine. Trovare un nuovo equilibrio. Anche in questo gli animali hanno molto da insegnarci sulla gestione degli habitat».

Torniamo agli animali, dunque, che sono poi i veri protagonisti del festival. Non solo quelli della montagna e non solo quelli di casa nostra, ma di tutte le latitudini e gli ambienti del pianeta. «La filmografia a volte ci aiuta a vedere da vicino comportamenti che anche la scienza non ha ancora del tutto indagato – sottolinea Vuillermoz –. Loro dimostrano sempre una forma di intelligenza che è mirata alla sopravvivenza e alla riproduzione e della specie». Il segreto è questo e nella sua semplicità apre mondi e scenari. Ma non ci saranno solo i film. Giorgio Vallortigara, neuroscienzato, interverrà per parlare di intelligenza ma anche di «stupidità» degli animali, uomo compreso, spesso due facce di una stesa medaglia; Luigi Boitani affronterà il tema della de-estinzione ma anche dell’uso della tecnologia nella conservazione della natura. Ci sarà anche il confronto tra due costituzionalisti come Giuliano Amato e Marta Cartabia, che oltre ad avere in comune l’avere presieduto la Consulta, sono entrambi innamorati della Valle d’Aosta e del Gran Paradiso. E molti altri incontri che vogliono portare momenti di riflessione all’ombra delle cime.  «In questi 18 giorni – evidenzia ancora la direttrice artistica – il festival vuole essere una sorta di hub mondiale del pensiero attorno alla natura. Cerchiamo ispirazione nelle immagini e nelle storie. E ci interroghiamo sui nostri comportamenti e su quelli degli animali in mezzo a cui viviamo». Senza però cadere in quello che Vuillermoz definisce «l’antropomorfismo della natura», attribuendo ragionamenti e pensieri umani a qualcosa che invece non lo è. Ma che può comunque insegnarci qualcosa. «Cerchiamo di immergerci nella vita animale per provare a vedere anche i nostri errori. Il messaggio che unisce è il senso di vitalità che spinge ogni individuo a perpetuare la sua specie, che è tipico di tutti gli animali. Ma la domanda è: l’essere umano lo sta facendo? O sta tagliando il ramo su cui è seduto per ottenere obiettivi immediati ma deleteri per il futuro?». La domanda con cui il Festival si è aperto alla fine è proprio quella: davvero è l’essere umano l’animale più ingelligente? 

28 luglio 2025 ( modifica il 28 luglio 2025 | 23:55)

28 luglio 2025 ( modifica il 28 luglio 2025 | 23:55)

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