Home / Cultura / Premio Viareggio-Rèpaci, vince Diego De Silva

Premio Viareggio-Rèpaci, vince Diego De Silva

//?#

«Alice ed io ci vogliamo bene. Per questo ci stiamo lasciando». È l’incipit di I titoli di coda di una vita insieme, il romanzo di Diego De Silva pubblicato da Einaudi che ieri notte ha vinto il premio Viareggio-Rèpaci per la narrativa. Un paradosso per descrivere una razionalità (quasi) assoluta. Perché, come dice Fosco, protagonista insieme ad Alice del libro, «per quanto illogico sembri, sono i difetti che tengono in vita le coppie» e «quando regna la calma e tra le pareti ristagna quella pace insapore… è allora che è finita». Insomma, un inizio choc (ma allo stesso tempo pedagogico) per le nuove coppie e persino per quelle, «difettosissime», che hanno resistito a decenni e decenni di convivenza. La giuria del premio ha preferito l’opera di De Silva a quelle degli altri due finalisti: Dario Buzzolan (Baracca e burattini, Mondadori) e Massimiliano Governi (Il pronipote di Salgari, Baldini+Castoldi) che anche ieri, insieme agli altri protagonisti del premio (nella saggistica ha vinto Ernesto Galli della Loggia con Una capitale per l’Italia, il Mulino, nella poesia Mariangela Gualtieri con Ruvido umano, Einaudi) hanno illuminato la notte della finalissima davanti al mare di piazza Mazzini.

«Sono molto contento, al di là di ogni retorica — commenta Diego De Silva —. E non soltanto per l’importanza e il prestigio del premio letterario ma perché i giurati hanno scelto un libro per me molto importante, non malinconico. È un racconto psicologico-letterario nel quale ho affrontato un tema che mi sta troppo a cuore: la sintassi dell’addio, ovvero come cambia il linguaggio tra due persone che si lasciano dopo essersi molto amate. E soprattutto quanto sia improprio e inopportuno il linguaggio giuridico nel raccontare uno dei momenti più fatidici della vita, un linguaggio molto riassuntivo, riduttivo e dunque scadente che non contiene nulla del dolore delle due persone che stanno per congedarsi».

È anche un romanzo autobiografico? «Beh, insomma, un po’ la vita scappa — risponde De Silva — ma siccome la letteratura è anche trasfigurazione, allora tutto ciò che finisce nelle pagine ha senso se riesco a tradurlo in un linguaggio oggettivabile rispetto al lettore. E credo che quando noi leggiamo i libri siano anche i libri a leggere noi stessi e a raccontarci qualcosa di noi che non conoscevamo. Che è anche il senso della letteratura». Una sorta di introiezione della conoscenza di noi stessi? «Sì, accade anche a me come scrittore di stupirmi di ciò che scrivo e scopro di me stesso. E se non sono colpito dalla pagina che scrivo, non vado avanti». De Silva, che era già stato finalista del Viareggio-Rèpaci, del Campiello e dello Strega, è conosciuto al grande pubblico televisivo per l’avvocato Malinconico, protagonista della serie tv della Rai arrivata alla terza stagione che andrà in onda in autunno.

Paolo Mieli, editorialista, storico e presidente del premio Viareggio-Rèpaci, giudica il romanzo di De Silva unico: «Perché riesce a descrivere, anche con ironia, un evento dolente, quello appunto della separazione e il contrasto tra il linguaggio dell’affetto e quello giuridico. Leggendolo si capisce che anche lui ha attraversato questi momenti e ce li descrive in modo magistrale».

Ancora una volta non è stato facile per la giuria scegliere il vincitore per il valore delle altre due opere finaliste. Baracca e burattini di Dario Buzzolan è una storia centenaria (dal 1925 al 2025) di una famiglia accumunata da uno stesso destino. Lo sradicamento, «che non è soltanto un andarsene fisico — spiega Buzzolan — ma esistenziale. L’unica forza attrattiva che unisce quattro generazioni di questa famiglia è la Casa Blu, una baracca a Passo Oscuro, una località balneare di Roma, che negli anni diventa sempre più una casa. Qui il ritrovo di tutti i protagonisti. Un rifugio che nasconde un segreto che sta alla base del loro destino».

Insomma, un romanzo «dell’andar via» in tutte le declinazioni: mentali, simboliche, reali e fisiche. Che pone anche un dilemma: qual è il più coraggioso, chi va o chi resta? «E la risposta è che l’andarsene non è un atto di coraggio o di vigliaccheria ma è una scelta del destino — risponde l’autore —. E che si presenta a volte anche con la scelta del fine vita, del suicidio assistito».

Il terzo romanzo finalista, Il pronipote di Salgari di Massimiliano Governi, ha una genesi molto particolare. «È nato misteriosamente — racconta l’autore — da una storia vera che non conoscevo. E che ho scoperto casualmente leggendo una notizia dell’8 settembre 1984. Raccontava di Romero Salgari jr, pronipote del leggendario scrittore, che aveva ucciso a coltellate una portalettere in pensione. Mi è subito venuto in mente Dostoevskij e dopo alcune ricerche ho scoperto cose incredibili che ho romanzato».

La serata di ieri, quella conclusiva, ha ancora una volta stabilito il record di spettatori e di gradimento. Non solo per la presenza degli autori ma per due personaggi capaci di unire i confini tra cultura e intrattenimento. Venerdì, nella pre-serata (azzeccata la decisione di dividere in più eventi il Premio) è toccato a Giorgio Panariello. Mentre ieri sera è stato l’attore Riccardo Rossi a dare energia al palcoscenico.

Il Viareggio-Rèpaci è proiettato verso il centenario (2029) e già si sta pensando a un evento che attraversi tutta l’estate, da giugno in avanti. «Per celebrare il centenario il premio Viareggio potrebbe durare da giugno ad agosto — ipotizza Paolo Mieli —. A fine luglio, come da tradizione, sarà assegnato il premio vero e proprio ma l’evento sarà aperto ad altri autori, anche quelli che non sono arrivati in finale. L’idea è di realizzare qualcosa di speciale anche con rievocazioni del passato, tirando fuori filmati con l’aiuto della Rai che quest’anno è tornata a interessarsi del premio dedicandogli uno speciale».

Anche Leonardo Colombati, scrittore e vicepresidente del Viareggio-Rèpaci, guarda al futuro ma tenendo bene stretti gli insegnamenti di Leonida Rèpaci: «Siamo al quinto anno della giuria presieduta da Mieli. Andiamo avanti guardando indietro, le origini. Dunque, non andremo a cercare mai il caso letterario ma soltanto libri di qualità e scrittori che saranno giudicati da altri scrittori».

26 luglio 2025 (modifica il 26 luglio 2025 | 23:21)

26 luglio 2025 (modifica il 26 luglio 2025 | 23:21)

Fonte Originale