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Tumori associati all’obesità: triplicato il numero di morti negli Stati Uniti in 20 anni

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Le morti per cancro collegate all’obesità negli Stati Uniti sono triplicate nell’arco degli ultimi due decenni. Il dato emerge da uno studio presentato durante il congresso annuale della Società Americana di Endocrinologia, in corso in questi giorni a San Francisco, che ha analizzato i dati relativi a oltre 33mila decessi oncologici e ha messo in luce un notevole aumento dei casi. Le vittime sono soprattutto donne, persone anziane, nativi americani, afroamericani, popolazione rurale: «categorie» nelle quali il grave sovrappeso è sempre più diffuso. 
A preoccupare gli esperti è in particolare un dato che arriva dalle stime ufficiali dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (corrispondenti, all’incirca, al nostro Istituto Superiore di Sanità): negli Usa il 40,3% degli adulti è obeso
L’Organizzazione mondiale di sanità ha lanciato l’allarme da tempo: il girovita della popolazione occidentale (Italia inclusa) si allarga, purtroppo spesso fin dall’infanzia, con enormi conseguenze per la salute. Ed è
un’epidemia che non accenna a rallentare, ma anzi cresce, inarrestabile.

Come si misura l’obesità

E’ stato scientificamente dimostrato che l’obesità è un fattore di rischio per diversi tipi di cancro e che contribuisce in maniera importante alla mortalità dei pazienti. Diversi studi recenti hanno anche indicato che ad essere particolarmente pericoloso non è solamente l’ago della bilancia che sale, ma anche l’allargamento del girovita e l’età durante la quale si è ingrassati.  «L’indice di massa corporea (o BMI, body mass index) da solo non è sufficiente a indicare lo stato di sovrappeso o obesità di una persona  – ricorda Annamaria Colao Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università Federico II di Napoli –. Va integrato con altri parametri, in particolare con la distribuzione del grasso corporeo, i segni precoci di disfunzione metabolica o organica e i livelli di insulina a digiuno e post-prandiale anche se la glicemia è a livelli normali.
Una nuova ricerca – prosegue l’esperta -, pubblicata pochi giorni fa su The Lancet Diabetes & Endocrinology, condotta su oltre 250mila persone, ha rilevato che il 67% delle persone con “sovrappeso” ha in realtà una forma preclinica o clinica di obesità; l’11% di chi ha un BMI normale ha già obesità clinica, se si considerano gli effetti metabolici; quasi tutte le persone con BMI  superiore a 30 presentano danni organici misurabili».
L’indice di massa corporea si ottiene dividendo il peso (espresso in chilogrammi) per il quadrato dell’altezza. Un valore di BMI inferiore a 25 indica una persona normopeso; da 25 a 30 si è sovrappeso; da 30 a 40 indica obesità e oltre 40 una grave forma di obesità.

Il rischio sale per 13 tipi di cancro

«In base a quanto riportato dai Centers for Disease Control and Prevention (i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie americani) l’obesità è associata a un rischio più elevato di sviluppare ben 13 tipi di cancro – dice Saverio Cinieri, presidente nazionale di Fondazione Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica) –: adenocarcinoma dell’esofago, seno nelle donne in post menopausa, colon e retto, utero, cistifellea, stomaco, rene, fegato, ovaio, pancreas, tiroide, meningioma (un tumore cerebrale) e mieloma multiplo. A cui vanno aggiunte altre pericolose patologie non oncologiche, come diabete, malattie cardiovascolari, patologie renali e metaboliche che provocano migliaia di morti ogni anno anche nel nostro Paese». 
Secondo le più recenti stime, l’obesità in Italia interessa il 10% degli adulti 18-69enni (cioè circa 4 milioni e 100mila cittadini) e sovrappeso e obesità sono responsabili in Italia di circa il 3% di tutti i tumori negli uomini e del 7% di quelli nelle donne. 

Un tumore su tre è causato da nostri comportamenti

«Molto si può e si deve fare  in chiave preventiva perché è ormai certo che un tumore su tre è causato da nostri comportamenti scorretti: fumo, alcol, sedentarietà, sovrappeso e obesità – sottolinea Cinieri, direttore dell’Oncologia Medica e Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi -.  
I chili in eccesso sono un problema che riguarda il 30% della popolazione e che causa ben 4 milioni di morti ogni anno, il 40% dei quali in persone che erano “soltanto” sovrappeso e non obese. Generalmente, per semplificare, si parla di obesità, ma la vera responsabile è la sindrome metabolica (caratterizzata da obesità addominale, alterati livelli di glicemia, ipertensione e iperlipidemia), che interviene in tutte le fasi del tumore, dalla formazione alla progressione, dalla resistenza alle terapie fino all’insorgenza di recidive».
«L’obesità è ancora troppo spesso uno stigma, mentre va trattata con un approccio clinico, personalizzato, empatico e multidisciplinare – conclude Colao, direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia e Nutrizione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli -. Ci vogliono alimentazione corretta, attività fisica,
supporto psicologico, terapie farmacologiche
(se necessarie) e un monitoraggio medico costante».

14 luglio 2025

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