
Oggi, poco prima delle 14:30, Eugenio Giani varcherà il portone del Nazareno per incontrare Elly Schlein. Vincenzo De Luca, invece, non seguirà l’esempio del collega toscano. Non oggi, almeno. Nella cena con Conte, infatti, il presidente della Campania non ha dato il via libera a Roberto Fico. La soluzione, certo, si troverà , ma siccome i problemi sono tutti in casa pd è da lì che bisogna cominciare (e finire).
Dopo il faccia a faccia con Conte, De Luca ha fatto il punto con i suoi: «Non abbiamo siglato nessun accordo ed è inutile parlare di nomi, di qualsiasi nome, senza pregiudizi ma anche senza decisioni precostituite, se prima non ci sarà un confronto sul programma con tutta la coalizione che governa la Campania. Solo poi si potrà ragionare su una rosa di candidati». È su questo terreno, dunque, che il governatore della Campania punta a «sfidare» Schlein, alla quale non intende far dare le carte di questa partita. La leader segue la situazione, con l’obiettivo di non lasciare troppo spazio a De Luca, ma di non regalarne troppo a Gaetano Manfredi, regista dell’operazione Fico, che più d’uno (pure nel Pd) vorrebbe come federatore del centrosinistra alle Politiche.
Anche il «caso Giani» si gioca tra le pareti domestiche del Pd. Il sospetto è che Schlein usi il «veto» del M5S alla candidatura del governatore per piazzare al suo posto il fedelissimo Emiliano Fossi, segretario dei dem della regione, o Marco Furfaro. Ma quello che Schlein non si aspettava è che Giani andasse al contrattacco. Infatti, mentre la segretaria non scioglieva il nodo e si intensificavano gli appelli di sindaci, sindacati e circoli pd della regione, il presidente della Toscana si è andato a leggere lo statuto dem. Cosa che, dice qualcuno al Nazareno, non hanno fatto né Fossi, né Furfaro, né il responsabile organizzativo Igor Taruffi.
In quel testo Giani scopriva un particolare sfuggito ai più. E cioè che se un presidente di regione al primo mandato manifesta la volontà di candidarsi, il partito ha solo due modi per tentare di metterlo fuori gioco. Primo, indire le primarie a cui però il presidente può partecipare. Secondo, far bocciare la sua candidatura dal 60% dei componenti della Direzione regionale. Perciò il 9 luglio Giani ha incontrato Fossi e gli ha consegnato la lettera in cui si candidava ufficialmente. Il segretario del Pd toscano l’ha lasciata lì e non l’ha presa. Giani gliel’ha spedita via Pec e, poi, ha annunciato pubblicamente la sua decisione. E a ogni buon conto ha pronte 120 firme per la convocazione della Direzione regionale.
È difficile (anche se non impossibile) che oggi dopo l’incontro al Nazareno esca una nota ufficiale in cui si rilancia la candidatura di Giani. Però è indubbio che il tempo giochi a favore del governatore che ha indetto le elezioni per il 12 ottobre. E a quella data, tenendo conto della pausa agostana, non manca molto. Altra partita tutta in casa dem quella pugliese, con Schlein che vorrebbe «spuntare le unghie» sia a Emiliano che a Decaro.
Non che nel centrodestra vada meglio: mercoledì, a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni incontrerà Tajani, Salvini e Lupi per cominciare a cercare la quadra sulle candidature delle Regionali. A partire dal Veneto.
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14 luglio 2025 ( modifica il 14 luglio 2025 | 10:20)
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