
Gerusalemme – «In genere le famiglie di Gaza mandano i ragazzi giovani a prendere l’acqua. È un compito relativamente semplice. Gli impianti privati di distribuzione sono abbastanza diffusi. Spesso non devono neppure allontanarsi troppo dagli accampamenti di sfollati. Ma ormai non c’è sicurezza in nessun luogo. Le bombe israeliane colpiscono ovunque, anche i bambini con le taniche in mano», ci dicevano ieri a mezzogiorno dal Campo di Nuseirat due infermiere della clinica locale. A pochi metri da loro l’ennesimo massacro. Le bombe israeliane sono cadute su uno dei centri di distribuzione dell’acqua della Afaq, un’organizzazione del posto. I medici locali, ripresi da fonti Onu, denunciano almeno 10 morti, tra cui 6 bambini e una bambina, tutti di età compresa tra i 10 e 15 anni. I feriti ammontano a una ventina. Su Facebook c’è il video di un padre piangente che trasporta il corpo del figlio insanguinato in una strada tra le macerie e sussurra: «Perché sei andato a prendere l’acqua? Chi ti ha detto di farlo? Noi avremmo preferito restare assetati per tre mesi, non vogliamo quest’acqua!».
Acqua e missili
Il quotidiano israeliano Ha’aretz riporta che ormai il 95% delle risorse idriche nella Striscia non sono più potabili e molti impianti di desalinizzazione hanno problemi di funzionamento per la carenza di carburante. In una rara ammissione di responsabilità per le vittime civili nella Striscia, i portavoce militari israeliani spiegano che il missile caduto a Nuseirat era destinato a colpire un militante della Jihad islamica. «Non ha funzionato ed è caduto a decine di metri dall’obbiettivo. Siamo spiacenti per qualsiasi vittima», rendono noto in un comunicato.
Le vittime al mercato
Durante la giornata altre bombe sono cadute tra la folla di profughi. Almeno 12 persone sono state uccise in un mercato a Gaza City. In tutto dunque una trentina di morti nelle ore centrali della sola domenica. Il ministero della Sanità locale controllato da Hamas rendeva noto ieri pomeriggio che i morti delle ultime 24 ore erano circa 140 e sarebbero oltre 58.000 dall’inizio della guerra lanciata da Israele contro Hamas, dopo il gravissimo attacco di quest’ultima il 7 ottobre 2023.
Gaza Humanitarian Foundation
Ma il dramma dei civili falcidiati dalle bombe mentre cercano di raggiungere i punti di distribuzione degli aiuti è ormai diventato una costante della tragedia nella Striscia. L’11 luglio l’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani denunciava la morte di almeno 798 persone dall’entrata in funzione della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la controversa organizzazione voluta da Israele con l’aiuto di contractor privati americani. Amnesty International sta raccogliendo elementi per denunciarla per avere commesso «crimini di guerra». Organizzazioni umanitarie internazionali come Save the Children e Oxfam accusano i funzionari e le guardie armate della Ghf di violare le norme più elementari e di sparare senza motivo contro la folla. Israele replica che i suoi soldati reagiscono «contro elementi armati sospetti».
Il piano della «città umanitaria»
Gli incidenti sanguinosi avvengono già il primo giorno di attività della Ghf, il 27 maggio a Tel al-Sultan nel sud della Striscia, dove sembra siano uccise 10 persone e 62 ferite. Il 1° giugno vengono uccise altre 32 persone al centro distribuzione di Rafah. Il 16 giugno le cronache parlano di 23 morti e 200 feriti. E la lista continua in crescita quotidiana. Oggi il governo israeliano vorrebbe costruire proprio nelle zone meridionali più insanguinate quella che definisce una «città umanitaria»: in realtà una gigantesca tendopoli di residenza coatta, che alcuni giornalisti dell’opposizione israeliana definiscono «veri e propri campi di concentramento».
Fronte diplomatico
Sul fronte diplomatico poco di nuovo. L’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Steve Witkoff, annuncia che vedrà una delegazione del Qatar ai margini della Coppa del Mondo per Club Fifa nel New Jersey, ma per ora non si recherà a Doha, come invece era in programma. Netanyahu dichiara che non intende ritirare i soldati da Gaza. «Hamas vuole che ce ne andiamo, così può riarmarsi e attaccare ancora e ancora. Non lo accetto», scrive su X. E aggiunge: «Noi abbiamo accettato l’accordo per il cessate il fuoco. Loro l’hanno rifiutato. Dobbiamo insistere per il rilascio degli ostaggi, la distruzione di Hamas e la fine delle minacce da Gaza».
13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 23:10)
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