
«Non c’è più una relazione tra Europa e Usa, ma una contrattazione», siamo al «poker», con gravi ripercussioni «non solo economico-commerciali», che in regione minano più di 10 miliardi di export procapite oltreoceano, ma anche di tenuta democratica».
Il vicepresidente della Regione Vincenzo Colla non fa sconti nel commentare la lettera del presidente Usa Trump in cui comunica alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen l’applicazione dei dazi al 30% sui prodotti importati dall’Ue.
Ma suona anche la sveglia alla stessa Europa che dovrebbe considerare «inaccettabile» questa modalità e reagire con «un po’ d’orgoglio». In quanto all’Emilia-Romagna — ragiona — «Il primo dazio già applicato è quello dell’incertezza che ha bloccato gli investimenti: anche chi ne aveva la possibilità non si è esposto». «È chiaro che un’ipotesi di dazi al 30% non può trovare un accordo con l’Europa — va avanti — Si è quindi innescata una turbolenza inedita tra America ed Europa», di cui farà le spese certamente anche la nostra regione, «essendo un’economia di grandi esportatori e di eccellenze, con gli Usa con primo mercato di destinazione».
Eppure, affonda ancora Colla, non ci resta che aspettare, in questa fase di contrattazione con Bruxelles, una situazione «incredibile e inedita, dove Trump sta usando una tecnica da immobiliarista, mettendo in pericolo la cultura liberale che ha sempre contraddistinto i due continenti. Una cultura basata sulla libertà di impresa con regole di bilanciamento accettate. Ora si è passato al “decido io” in una contrattazione bilaterale mai vista prima».
«È urgente una risposta coesa ed efficace a livello europeo e nazionale — gli dà man forte il governatore Michele de Pascale — ma è evidente che finora le reazioni di von der Leyen e Meloni siano state totalmente insufficienti». «Se c’è una strategia della Commissione europea — attacca — nessuno finora l’ha capita e sinceramente anche il nostro governo sembra più interessato a non incrinare i rapporti politici con Trump, sacrificando gli interessi commerciali delle nostre imprese».
«Durante la recente missione a New York — sottolinea — anche il ministro Lollobrigida, come noi, ha potuto ascoltare la preoccupazione degli espositori italiani e ha usato parole molto più preoccupate del solito. È il momento in tutta Europa di abbandonare la tattica politica e mettere in campo una reazione concreta»
Insomma, bene che vada in questa partita a poker, sarà il caos, tra incertezze, imposizioni spinte inflazionistiche e crolli produttivi. Si confermano così anche le parole della presidente di Confindustria Emilia Centro, Sonia Bonfiglioli quando dice che il «mondo abituato alla concertazione si è svegliato bruscamente nella coercizione», dove ogni ipotesi di accordo è una minaccia.
Nella stessa missiva infatti Trump minaccia l’UE di aumentare ulteriormente la percentuale dei dazi in caso di contromisure. C’è anche la data dell’ultimatum: il primo agosto.
Il presidente nazionale di Confindustria, il modenese Emanuele Orsini, cerca di frenare le paure: «Ora serve mantenere tutti la calma e avere i nervi saldi — manda a dire — Non possiamo compromettere i nostri mercati finanziari», anche se «è ovvio che la lettera arrivata dagli Stati Uniti è una sgradevole volontà di trattare».
Chi fa i conti è Confartigianato, preoccupata perché la situazione «rischia di assestare un duro colpo all’export italiano negli Usa, in particolare alle micro e piccole imprese: il valore delle nostre vendite negli Usa— spiega — nei dodici mesi a fine aprile 2025 ammonta a 66,6 miliardi di euro. Di questi, ben 17,87 miliardi provengono dalle piccole imprese».
E le regioni italiane più esposte sono : Lombardia con la quota export verso gli Usa di 4.419 milioni di euro, con la moda al 45,5%; Veneto (3.094 milioni , con gioielleria e occhialeria al 56%). Toscana (2.943 milioni, con moda al 51,6%) e alimentare (21,8%)e, appunto, Emilia-Romagna: 1.636 milioni dominati da alimentare (52,9%) e moda (21,5%).
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13 luglio 2025
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