Home / Economia / Affitti brevi, raddoppiate le case in affitto sulle piattaforme (e le notti pagate). Crescono i «grandi gestori» professionisti e i prezzi, ma meno della media italiana

Affitti brevi, raddoppiate le case in affitto sulle piattaforme (e le notti pagate). Crescono i «grandi gestori» professionisti e i prezzi, ma meno della media italiana

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L’attrazione del quadrilocale affittato (in condivisione) a 41 euro a notte al settimo piano di via degli Ulivi è la vista: un panorama puntellato dalle Alpi e dalle altre torri bianche simbolo del quartiere. Guardare oltre vuol dire spingersi ben al di là dell’autostrada per Milano per osservare qualcosa di inaspettato fino a pochi anni fa. È arrivata fino alla Falchera, nell’ultimo lembo di città, la crescita degli Airbnb a Torino: dal 2017 +49,9% di annunci pubblicati sul portale, pari a 11.700 posti letto in vendita.

Affitti brevi, raddoppiate le case in affitto sulle piattaforme (e le notti pagate). Crescono i «grandi gestori» professionisti e i prezzi, ma meno della media italiana

Lo studio del Poli

A raccontarlo è l’ultima ricerca pubblicata dal Full (Future Urban Legacy Lab). È il centro interdipartimentale del Politecnico che studia le trasformazioni urbane e territoriali. In accordo con il Corriere Torino presenta «Chi gestisce Airbnb a Torino (e dintorni)?». Gli autori, il professore Francesco Chiodelli e il dottorando Matteo Beltramo, esplorano il fenomeno degli affitti brevi tra il 2017 e il 2024 a Torino analizzando migliaia di dati «catturati» da Airdna sul portale. Informazioni relative a ogni singolo annuncio, host e transazione economica.

Con 9.734 annunci disponibili su Airbnb (l’85% dei quali dedicati a intere abitazioni), Torino è la sesta città più presente sulla piattaforma a livello italiano. Nel periodo preso in esame, sono raddoppiati gli annunci e non crescono solo loro. Le notti prenotate erano 337 mila nel 2017. Sette anni dopo? Sono arrivate a quota 758 mila (+125%). Ma c’è di più: quelle prenotate annualmente per ogni unità abitativa sono passate da 52 a 78. Con un balzo importante del giro d’affari arrivato a 68,3 milioni nel 2024, in crescita del 240% rispetto al 2017.

«Il trend osservato segue la crescita nazionale — annota Beltramo, uno degli autori —, considerando pure lo stallo coinciso con la pandemia. Torino, come il nostro Paese, si conferma un Paese di proprietari immobiliari che caricano intere abitazioni sul sito, a discapito delle singole stanze. Ma i ricavi sono lontani dallo standard italiano per via dei prezzi. Un annuncio fruttava 3.100 euro nel 2017, oggi 7.000». Mentre la media italiana è molto più alta. Una singola unità in affitto su Airbnb nel 2024 «fruttava» 11.700 euro nelle altre città.

Affitti brevi, raddoppiate le case in affitto sulle piattaforme (e le notti pagate). Crescono i «grandi gestori» professionisti e i prezzi, ma meno della media italiana

La mappa

La mappa degli alloggi degli affitti turistici si è allargata rispetto al passato. In centro si concentra un quarto dell’offerta e, se si considerano i quartieri semi-centrali, da San Salvario ad Aurora o San Donato, si trova il 58% degli annunci. «In queste zone, dal 2017, assistiamo a una crescita tra il 25 e il 41% delle unità abitative. Percentuali relativamente esigue rispetto a quelle di altri quartieri dove gli Airbnb erano pochi. Per esempio, in Borgo Vittoria sono cresciuti del 154% e in Barriera di Milano del 132,5%», aggiunge Beltramo.

Crescono i «large host»

Ma la ricerca del Politecnico mette in mostra anche un’ulteriore trasformazione del panorama nostrano degli affitti brevi. Gli alloggi sul sito sono gestiti da 6.005 host (+34%), l’87% dei quali sono small host, ossia soggetti gestori di una o due abitazioni. I medium host, con tra 3 e 10 annunci, sono circa l’11%. I large host, quelli che arrivano a più di 10 appartamenti, sono quasi il 2%. «Però — spiega ancora Beltramo —, il loro numero è cresciuto del 280% dal 2017. I large host controllano il 18% delle abitazioni, partivano dall’8%, in crescita del 230%. Ma a colpire è un dato su tutti: l’aumento di unità gestite da ognuno, superiore al dato nazionale, pari al 136%. Da questo punto di vista, il mercato torinese sembra essere “in ritardo” rispetto alle tendenze diffuse a livello italiano, dove la concorrenza più forte ha spinto a una più intensa professionalizzazione di chi affitta su Airbnb».

Nel capoluogo piemontese la crescita dei «grandi padroni di casa» è stata particolarmente elevata, superiore a quella di città con un mercato turistico più maturo, come Roma o Venezia, dove l’incremento degli alloggi gestiti da large host tra il 2017 e il 2024 è stato, rispettivamente, del 27% e del 41%. Per contro, a Torino il numero medio di unità abitative gestito da large host è diminuito tra il 2017 e il 2024, passando da 17 a 15 (la media nazionale nel 2024 era di 42 unità abitative, con una crescita del 32% rispetto al 2017). «In un mercato con tariffe economiche e con una forte concorrenza — chiosa Beltramo — possiamo immaginare che nel breve si assisterà alla crescita degli annunci nel portfolio delle grandi aziende di property manager, cioè di gestori. In vista di un futuro, il rallentare della corsa dei nuovi annunci porterà probabilmente alla crescita media dei ricavi».


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13 luglio 2025

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