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Le passioni di Ercole in un’opera scoppiettante

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Tra le opere di Francesco Cavalli, primo erede di Monteverdi, l’Ercole amante è la più opulenta: nutriti l’orchestra, il coro e il cast; e ampia è la partitura, dove il musicista cremasco passa disinvolto dal recitativo all’arioso, dall’aria al madrigale, dal concertato alla fanfara.

Il risultato è un’opera scoppiettante, piena d’invenzione, che nei suoi contenuti drammatici (la storia ruota attorno all’amore di Ercole per l’amata di suo figlio) sa alternare il sublime al grottesco e il reale al meraviglioso. Rappresentare oggi questa pagina è una sfida.

Al Monteverdi Festival di Cremona, cui va il merito di rispolverarla, ci provano l’Orchestra e il Coro Monteverdi diretti da Antonio Greco e 15 voci piccole ma affilate e stilisticamente appropriate. La messinscena, in cui i tempi odierni si fondono a quelli d’epoca, la cura Andrea Bernard, regista senza mezze misure.

E lo spettacolo è godibile, animato dalla freschezza leggera che occorre ma senza sbiadire i tratti profondi dell’opera. Rafforza ciò un passo esecutivo vivace ma senza isterie e quel tanto di vitalità che scaturisce dalla giovane compagnia di canto, nella quale si distinguono Renato Dolcini (Ercole) e Hilary Aeschliman (Iole).

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13 luglio 2025

13 luglio 2025

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