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Gli alpini e la forza di reazione Nato, il generale D’Addario: «Ci addestriamo guardando a Est»

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ROMA – Fino al 30 giugno scorso c’erano le truppe britanniche. Dal primo luglio 2026 ci saranno quelle francesi. Adesso, e per i prossimi dodici mesi, sono però gli alpini della Brigata «Julia» e la Divisione «Vittorio Veneto», diventata nei giorni scorsi a Firenze Multinational Division South, la punta di diamante dell’Allied Reaction Force della Nato, il super reparto dell’Alleanza creato dopo il summit di Vilnius nel 2023 in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, al quale partecipano 19 Paesi, compresi gli Usa. È alle dirette dipendenze del Comando supremo in Europa (Saceur) che può così contare su una forza di impiego immediato in tutti gli scenari. Diecimila uomini e circa 1.500 mezzi agli ordini del generale di corpo d’armata Lorenzo D’Addario, già al comando della Nato Rapid Deployable Corps-Italy nel quartier generale di Solbiate Olona, vicino a Varese.

Generale, cosa significa per le nostre forze armate la partecipazione a questo contingente?

«È il riconoscimento del ruolo ancora una volta decisivo che l’Italia e la Difesa ricoprono all’interno dell’Alleanza, così come dell’alto livello di addestramento e di capacità a lavorare insieme con i partner europei che possiamo assicurare in questi anni particolarmente delicati. Parliamo tutti la stessa lingua (l’inglese), ogni giorno risolviamo problemi insieme».

L’Arf è una forza capace di entrare in azione in ogni momento. Come funziona?

«È un contingente, come si dice nel gergo militare, in prontezza 24 ore su 24, con componenti terrestri, aeree, marittime, ma in grado di operare in modo autonomo anche in ambiente spaziale e cyber. La base di Solbiate Olona è stata ristrutturata proprio per questo scopo e per consentire al nostro staff di utilizzare strumenti tecnologici sempre più sofisticati, anche per interfacciarci con i reparti Nato che partecipano alla missione: penso ad esempio agli spagnoli che in questo momento forniscono le forze speciali, ma tutti gli altri partner danno il loro contributo. C’è la massima intesa».

L’addestramento è un momento fondamentale. In cosa consiste?

«Siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti fino a oggi nel corso delle esercitazioni, come quella appena conclusa sul fianco est, Romania, Bulgaria e Grecia: sono attività che servono per testare la reattività del contingente e il suo livello di deterrenza. Per febbraio 2026 è in programma un’altra esercitazione in Germania. La Nato chiede determinate prestazioni affinché le unità abbiano gli stessi standard in missione, anche in ambienti extra europei, e possano aggiornare le loro capacità in base a richieste specifiche. Ogni esercitazione prevede scenari dove i reparti sono sottoposti a diverse sollecitazioni. C’è poi un debriefing dove si analizzano i risultati, si valutano modifiche e prestazioni in modo da affinare le tattiche sul campo».

Anche con un occhio a quanto accade sul fronte russo-ucraino?

«Tutti guardano a quello che succede in quel conflitto. Ogni azione militare, innovazione e tecnologia utilizzate lì vengono analizzate per capire i cambiamenti in atto, tenendo presente che comunque vanno prese per quello che sono. Il futuro è un altro. “I piani non sono nulla, la pianificazione è tutto”, sosteneva il generale Dwight Eisenhower. La vera sfida è amalgamare nuove capacità, metabolizzare con rapidità i cambiamenti, fare le cose bene e in velocità, cercando di rasentare la perfezione. In fondo il nostro motto è “Ubique celere”, ovunque rapidamente».

I droni sono diventati un’arma decisiva in Ucraina e non solo. Li utilizza anche l’Arf?

«Certo, ma non solo. La sfida è molto più vasta e importante, perché alle nuove tecnologie si aggiungono i vecchi schemi che dimostrano oggi ancora una volta la loro utilità. Abbiamo a disposizione un set di forze straordinario da addestrare sempre al meglio. Anche se non nascondo la nostalgia di quando ero paracadutista nella Folgore, mi sento molto coinvolto in questa esperienza multinazionale, con una moltitudine di vedute che non può non arricchirci. Anche dall’interno, perché come dice il nostro capo di Stato maggiore le idee non hanno grado e non hanno età». 

13 luglio 2025

13 luglio 2025

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