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Bologna, Lepore: «Polemiche sugli alberi in vaso? Come quelle per i T days. Verde e servizi in centro, il mio piano per la città»

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L’avvio è un bilancio sull’impiego dei fondi del Pnrr a quasi un anno dalla scadenza imposta dall’Ue per l’impiego delle risorse del piano post pandemia. Messi da parte i gradi di coordinatore delle Città metropolitane dell’Anci, il sindaco, Matteo Lepore, fa un ragionamento a tutto campo. A partire dalle polemiche sulla prima pattuglia di alberi in vaso appoggiati in piazza Nettuno per arrivare al piano per il rilancio del centro. Tutto con vista Elezioni.

Partiamo di fondi Pnrr.
«Il valore dei progetti gestiti da Comuni e Città metropolitane ammonta a 26,5 miliardi. I dati, al 31 marzo, dicono che il 92% dei progetti è in corso di attuazione, il 35% degli interventi è in esecuzione e il 56% è già arrivato alla fase conclusiva. Gli altri attuatori, società pubbliche o le Regioni, sono ferme al 65%. I Comuni si confermano più capaci di spendere: si sono piantati 4,6 milioni di alberi, 300 chilometri di ciclabili, 1.300 interventi sui siti culturali, 150mila posti nido in più».

E adesso?
«Chiediamo che nella prossima programmazione europea ci siano fondi diretti alle città. La Commissione che spende 800 miliardi sulle armi, sta facendo un taglio di 400 miliardi sui fondi di Coesione. Questo è grave».

E su Bologna?
«I fondi Pnrr valgono 1,1 miliardi, oltre il 95% è in fase di attuazione. Circa 730 milioni sono dedicati a energie rinnovabili e rete della mobilità sostenibile, c’è il tram ma non solo. L’acquisto di bus a idrogeno, diversi progetti di rigenerazione urbana come all’ex Ravone dove desigilliamo 11 ettari di parco. Nella Città metropolitana il 44% dei fondi è destinato a infrastrutture sociali e terzo settore, 39% su nidi ed educazione e 15% tutela del territorio».

Cosa si è concluso?
«Un centro sportivo, il giardino di Villa Spada, più diversi progetti di agenda digitale. Tra le opere in esecuzione anche il Teatro Comunale e Villa Aldini. Sul Museo dei bambini al Pilastro a breve dovrebbero partire i lavori».

Ritardi?
«Non stiamo chiedendo di allungare i tempi, ma, anzi, come Comuni chiediamo che il Pnrr non speso venga messo sulle città, per esempio sull’emergenza abitativa».

Il tema della casa incide molto sul centro storico. Cosa intendete fare?
«Abbiamo affidato ad alcune società di consulenza e a una serie di esperti coordinati dall’assessore Laudani un percorso di ripensamento».

Cioè?
«Mobilità, spazio pubblico e commercio e abitare. Via San Vitale sarà chiusa fino al 2028, cogliamo l’occasione per affrontare quei nodi, dagli affitti brevi alla nuova mobilità post tram e al commercio. A settembre presenteremo questi dati con un’ipotesi di lavoro e chiederemo alla città di confrontarsi. C’è anche il verde in centro che è la zona con più asfalto».

E quindi?
«L’obiettivo è portare più verde in modo permanente contro il cambiamento climatico. Ci stiamo lavorando con Firenze. Vorremmo essere tra le prime città a proporre soluzioni ai temi dell’overtourism, delle ondate calore e all’impoverimento del commercio. Questo esperimento delle piante in vaso è un primo passo, sono convinto che tra 4 anni quando il centro sarà pieno di verde ci ricorderemo di questo dibattito come di quello dei T days».

Si aspettava reazioni così negative?
«Le novità spaventano, mi aspettavo che partisse un dibattito acceso, era un nostro obiettivo aprire una discussione sul verde, una questione di rilievo che tutte le città europee stanno affrontando. Le preoccupazioni sono anche legate al cambiamento, io penso che le piante aiutino a vivere meglio. Lo dimostrano Parigi e Nantes. Ora in centro c’è tanto verde, ma è nei cortili privati. Vorremmo che tutti i 50mila residenti del centro rimanessero a vivere lì».

Il grande scoglio è la casa
«C’è il tema casa, ma anche l’offerta di servizi, la presenza di verde, di fresco dove portare la famiglia o gli animali, una famiglia su due ce l’ha. Avere più verde è l’obiettivo del prossimo mandato».

Ma è così complicato piantare un albero?
«Adesso ho fatto un’ordinanza sanitaria per l’allerta caldo, abbiamo dialogato con la Soprintendenza concordando piante e vasi. Se fosse un intervento strutturale avremmo dovuto chiedere tutte le autorizzazioni come per il primo progetto per il verde, piazza Roosevelt».

A che punto siete?
«Stiamo elaborando il progetto vero e proprio. Ci stiamo occupando della parte sotto, quella rilevante dal punto di vista archeologico. Il cantiere partirà nel prossimo mandato, prima finiamo il tram. Non sarà l’unica piazza, chiederemo ai cittadini dove vogliono più verde. Faremo percorsi partecipati. Voglio un centro più verde, lo propongo alla città».

Si immagina un referendum sul verde?
«Mi piacerebbe arrivare a fine mandato con un piano generale sul verde, sul trasporto pubblico, sugli spazi inutilizzati del commercio e poi essere valutato».

«Italia nostra» dice non c’è rispetto per i monumenti
«Un gazebo è di sicuro più impattante di un vaso che tra poco fiorirà. Io dico che prima che sia troppo tardi bisogna intervenire con regole e investimenti. Se vogliamo salvaguardare il centro vanno fatte delle scelte, non si può lasciare tutto così com’è».

Altri cambiamenti?
«Stiamo pensando di intervenire su alcune strade con lastre di marmo e porfido perché il tram ci permette di cambiare lo spazio pubblico, Più strade storiche e meglio curate. Parliamo sempre dei disagi ma ricordiamo che tra un anno finiscono i cantieri».

Ma come finanzierete questa svolta verde?
«Il nostro bilancio, fondi europei, investimenti privati. Bologna più verde è il futuro».

Abbiamo parlato solo di centro. Ma le periferie?
«C’è il Ravone, sui Prati di Caprara c’è un dialogo con Invimit, puntiamo all’accordo nel mandato salvaguardando il verde. Poi ho chiesto una mappatura delle strade in periferia, dobbiamo portare alberi e ombra dove non ci sono. Serve un piano, il prossimo passo sarà questo».


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13 luglio 2025

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