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«Putin va fermato con la forza, ora anche Trump l’ha capito»

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«L’Ucraina è la nostra cartina di tornasole, se Kiev fallisce, allora falliamo tutti». Kristen Michal non ha dubbi. Il premier estone, 49 anni, uno di governo, giovedì era a Roma per partecipare alla conferenza per la ricostruzione del Paese. «Deve essere la Russia a pagare per i danni che ha causato. Abbiamo già i soldi: i beni congelati» dice in quest’intervista con il Corriere della Sera.

Parliamo di ricostruzione ma prima bisogna raggiungere un cessate il fuoco. Trump finora ha avuto un atteggiamento ondivago, lei è ottimista?

«Come alcuni leader europei quando è scoppiata la guerra il presidente americano pensava di poter ottenere qualcosa parlando con Putin. Ma penso che ora abbiano capito che non è così. Noi europei sappiamo che non ci si può fidare della Russia, l’unico modo per fermarla è con la forza».

In Europa non tutti sono d’accordo nell’aumentare le spese per la difesa, secondo lei non si accorgono del rischio?

«Noi estoni capiamo questa necessità la Russia è nostra vicina e non ci facciamo illusioni su Putin e sul suo regime. Lo stesso nei Paesi Baltici e in generale nel nord Europa. Ma chi vive più lontano non ha quel senso acuto di minaccia proveniente da Mosca però basta fermarsi a riflettere. Se la guerra finisse ora cosa farebbe Putin di tutti gli uomini che ha al fronte? Diventeranno tante brigate Wagner? È chiaro che possono anche andare in qualsiasi Paese europeo, come stanno già facendo. Le impronte digitali russe sono negli incendi dolosi e negli attacchi terroristici informatici avvenuti nella Ue».

La spesa per la difesa dell’Estonia supera il 5% del PIL. È una delle più alte nella Nato. Per raggiungere l’obiettivo avete dovuto aumentare le tasse. Questo sta rendendo il governo impopolare? Avete avuto proteste?

«No, nessuna protesta, ma questo non rende il governo più popolare. Gli aumenti delle tasse e anche i tagli al settore pubblico che stiamo apportando sono difficili da accettare perché ci sono stati un paio d’anni di declino economico in Estonia che solo ora sta tornando alla crescita. Si stima una crescita dell’1,5% quest’anno e il prossimo anno 2 o 3% ma sono tempi un po’ difficili se devi affrontare due anni di declino e devi aumentare le spese per la difesa. È dura, a dire il vero, ma gli estoni conoscono il valore della libertà. Abbiamo vissuto sotto occupazione e tutti sanno che l’unica strada da percorrere è investire nella nostra preparazione, nella nostra difesa, nella nostra sicurezza interna, nel controspionaggio, nelle capacità informatiche. L’anno prossimo il 5,4% del nostro Pil sarà destinato alla spesa per la difesa. E tutti capiscono perché».

Lei ha affermato che Putin non può porre fine alla guerra in Ucraina. Perché?

«Se la guerra finisse, probabilmente la gente inizierebbe a chiedersi: dove sono i miei beni? Dov’è mio figlio? Dov’è mio marito e così via. Prima che scoppiasse la guerra c’erano marce di protesta a Mosca e San Pietroburgo. Decine di migliaia di persone scendevano in piazza per chiedere il cambiamento. Ma tutto tace perché si rischia di essere mandati al fronte edi avere i beni sequestrati. Per Putin e il suo regime la paura è l’unico modo per rimanere al potere».

Perché le sanzioni contro Mosca finora non hanno dato l’effetto sperato?

«Io penso che stiano funzionando ma lentamente perché le democrazie sono un po’ più lente a reagire delle dittature. Mosca ha perso miliardi su miliardi e se anche gli Stati Uniti si decideranno a percorrere questa strada per Mosca sarà un duro colpo».

L’Estonia è stato la prima a subire un attacco informatico da parte della Russia nel 2007. Dopo l’invasione dell’Ucraina cosa è cambiato?

«La Russia ha aumentato il numero di attacchi informatici significativi contro tutti i paesi dell’Unione Europea e della Nato. Rispetto al 2007 hanno maggiori capacità e sono più subdoli. Noi riusciamo a difenderci perché abbiamo un settore informatico, sia pubblico che privato, molto forte e in espansione. Molti Paesi stanno venendo in Estonia per studiare i nostri sistemi. Perché noi avendo il 100% dei nostri servizi pubblici online, compreso il matrimonio e il divorzio, abbiamo dovuto studiare come proteggere quei dati affinché non vengano corrotti o alterati.

L’aggressione russa contro l’Ucraina ha avuto un impatto sull’economia e sulla vostra competitività nella regione. I prezzi dell’energia sono aumentati, i costi della sicurezza sono saliti alle stelle. Come affrontate questa situazione?

«Quando la Russia ha invaso l’Ucraina abbiamo fatto una scelta: non volevamo più gestire o far transitare merci russe. Una scelta che ha avuto un costo ma non c’era altro modo. Abbiamo pagato un prezzo ma ne stiamo uscendo. Abbiamo aumentato le nostre energie rinnovabili e la produzione di energia locale e per quanto riguarda la competitività abbiamo investito in ricerca e sviluppo per produrre più beni e servizi. Certo c’è stato un aumento dell’inflazione che l’anno prossimo probabilmente diminuirà».

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12 luglio 2025

12 luglio 2025

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