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Lamborghini, parla il Ceo: «La prossima Urus sarà ancora ibrida, per l’elettrico attendiamo l’Europa»

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Monaco di Baviera (Germania) – Stephan Winkelmann conosce molto bene la Lamborghini. Ne è stato presidente e amministratore delegato dal 2055 al 2016, per ritornare a ricoprire gli stessi ruoli dal 2020 a oggi, dopo una parentesi da presidente prima di Audi Sport, poi della Bugatti. Nessuno meglio di lui, che abbiamo incontrato in occasione del Lamborghini Day in Germania, può aiutarci a capire lo stato di salute di una fascia di mercato, quella di gamma elevata, in un momento in cui il mondo è sconvolto da gravi conflitti e acute tensioni.

La situazione del mercato auto è preoccupante: come sta Lamborghini?
«Il mercato del lusso ha fatto registrare una prima flessione nel 2024, ma Lamborghini è andata in controtendenza anche perché è sempre stata molto attenta a non rincorrere i picchi e a gestire in maniera equilibrate le vendite nei diversi mercati e regioni del mondo, così da essere meno soggetta a crisi locali. Disponiamo ora di un portafoglio ordini importante, che copre circa un anno e mezzo di produzione. Certo, il mondo si sta dividendo sempre più in aree d’influenza e questo rende la nostra vita più complessa; essendo un costruttore che si basa sull’eccellenza, sul made in Italy, sul bello e ben fatto, dobbiamo continuare a garantire un prodotto che sia accettato dall’Estremo Oriente come dall’estremo Occidente. A differenza di molti grandi produttori, non abbiamo la capacità e neppure la volontà, di regionalizzare i nostri prodotti: la complessità che si sta aggiungendo, però, a giudicare da quanto si può vedere oggi, non ci sta creando grandi problemi perché il nostro cliente richiede ancora l’eccellenza».

E i dazi di Trump?
«Siamo abituati alle barriere commerciali. Però se gli Stati Uniti, che costituiscono il nostro maggior mercato, aumenteranno i dazi in maniera consistente, dovremo rivedere la nostra distribuzione: abbiamo una chiara strategia, che non stiamo ancora comunicando, e nelle prossime settimane capiremo che cosa succederà».

Avete spostato il lancio della prima Lamborghini elettrica dal 2028 al 2029. Avete fatto la scelta giusta?
«Abbiamo osservato molto attentamente il mercato per anni, prendendo due decisioni: la prima riguarda la nuova Urus, che sarà ancora ibrida, la seconda di posticipare di un anno la presentazione della GT 2+2 elettrica. Questo perché abbiamo visto che la curva di accettazione delle auto elettriche si stava appiattendo rispetto agli anni precedenti: non c’è una massa critica sufficiente per fare una scelta del genere e abbiamo sempre sostenuto di non voler essere i primi a abbracciare questa scelta. Un quarto modello della gamma Lamborghini ha senso che possa essere a batteria, per le nuove generazioni e per la nostra capacità tecnologica di realizzare una vettura all’altezza della riconoscibilità supersportiva del marchio; però è chiaro che molte scelte devono essere fatte con una visione di almeno un decennio dal momento del lancio, non solo sull’accettabilità da parte del mercato, ma anche della legislazione. Alla fine del 2025 sapremo molto di più di quello che la Commissione Europea deciderà di fare dal 2035, se aprirà o meno ad altri approcci per raggiungere gli obbiettivi di riduzione delle emissioni (per esempio, la benzina sintetica). A Sant’Agata Bolognese siamo già pronti per diversi tipi di alimentazione, ma possiamo pensare anche ad acquistare certificati di compensazione delle nostre emissioni, perché le nostre vetture costituiscono una minima parte degli 80 milioni di auto prodotte ogni anno, percorrono pochi chilometri e nel 99% dei casi non vengono mai rottamate, quindi hanno una loro intrinseca sostenibilità».

L’atelier Ad Personam è un punto di forza per il business Lamborghini?
«Il grande vantaggio della Lamborghini all’interno del mondo del lusso, per il quale abbiamo tante partnership in corso e altre ci vengono richieste, è che portiamo in quella sfera anche l’emozione, qualcosa di cui la maggior parte dei marchi del lusso non dispone. Per noi, però, al lusso si aggiunge la complessità del mondo dell’auto: un’industria pesante, con investimenti alti, cicli di vita lunghi, complessità di omologazioni, emissioni, standard, qualità e bisogno di spazi molto più grandi, rispetto a chi produce, per esempio, orologi, accessori e moda. Siamo in entrambi i mondi, quello dell’industria e quello del lusso, e questo costituisce una sfida continua, perché bisogna cercare di far quadrare i conti con volumi limitati e investimenti elevati».

Il Polo Storico Lamborghini restaura solo quattro vetture l’anno: è il frutto di una strategia precisa? Oppure c’è l’idea di ampliarne l’attività?
«Non vogliamo allagare questa attività, perché vogliamo svolgerla nel migliore dei modi con persone che hanno ancora il know-how dell’epoca e lo devono tramandare alle generazioni successive affinché non si perda. Però l’attività di certificazione è molto più ampia, pur essendo a sua volta complessa nella ricostruzione di storie che, a volte, sono andate perdute».

8 luglio 2025 (modifica il 8 luglio 2025 | 16:30)

8 luglio 2025 (modifica il 8 luglio 2025 | 16:30)

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