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Il premio Strega 2025 a Bajani

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Sarà davvero l’addio alla serata più ambita dell’anno? La mondanità romana dovrà rinunciare al grande ricevimento con sfoggio di vestiti lunghi e gioielli in diretta tivù nel giardino del Ninfeo di Villa Giulia, per la finale del Premio Strega, come minaccia il ministero della Cultura? Difficile capirlo ora. Ma certo la polemica innescata da Alessandro Giuli il 3 luglio ha tenuto banco, mettendo in subbuglio l’ultimo atto del Premio, organizzato dalla Fondazione Bellonci, con i cinque finalisti sul palco allestito negli spazi del Museo Nazionale Etrusco a Roma. Ciò nonostante, i bicchieri si sono levati per brindare al vincitore, introdotto dal cerimoniere della serata, Pino Strabioli. Lo spoglio in diretta della seconda e ultima votazione (cento schede) ha proclamato Premio Strega 2025 Andrea Bajani per il suo romanzo L’anniversario (Feltrinelli) che ha vinto con 194 voti.

Nella serata dello Strega delle polemiche, sono stati in totale 646 i voti espressi (pari al 92 per cento degli aventi diritto). Al secondo posto dopo Bajani — che già lo scorso 3 giugno aveva vinto il Premio Strega Giovani — la scrittrice Elisabetta Rasy, con Perduto è questo mare (Rizzoli; 133 voti), che supera di poco la favorita della vigilia, Nadia Terranova, terza con Quello che so di te (Guanda; 117 voti), seguita da Paolo Nori, con Chiudo la porta e urlo (Mondadori; 103 voti) e infine Michele Ruol, con il suo Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa; 99 voti). Quasi rispettato quindi, a parte l’exploit di Rasy, l’ordine di piazzamento che li aveva visti entrare in Cinquina all’inizio di giugno, nella semifinale al Teatro Romano di Benevento.

Nel grande spazio all’aperto del giardino delle Tartarughe, parte del Ninfeo voluto da papa Giulio III, gli ospiti hanno seguito con interesse tanto la conta dei voti quanto il dibattito dopo il forfait del ministro Giuli («si vede che mi considerano un “nemico della Domenica” visto che non ho ricevuto nessun contatto e nessun libro», aveva detto) e le voci trapelate il 3 luglio dal suo dicastero su un eventuale trasferimento, il prossimo anno, della finale dal Ninfeo a Cinecittà. Quella del 3 luglio potrebbe essere stata l’ultima finale del Premio Strega ospitata nel Museo Nazionale Etrusco. Fonti del Collegio Romano spiegano infatti che per l’anno prossimo il ministero si riserva di offrire alla Fondazione Bellonci (che dal 1947 organizza il premio) la sede di Cinecittà in via Tuscolana 1055. Questo — viene fatto notare — in coerenza con i principi del Piano Olivetti, volti alla valorizzazione delle periferie attraverso la presenza di rassegne culturali di eccellenza. Tradotto dal burocratese: addio Villa Giulia, ve ne dovete andare in periferia.

Una rottura netta con la tradizione, dunque, e un missile sulla Fondazione Bellonci. Sarebbe la prima volta dopo oltre settant’anni che lo Strega lascia questo luogo eletto. Ad eccezione di un anno, il 2016, quando per celebrare proprio la settantesima edizione il Premio lasciò Villa Giulia e tenne la finale all’Auditorium (il conduttore, corsi e ricorsi, era anche allora Pino Strabioli, a vincere fu Edoardo Albinati con il romanzo La scuola cattolica). A giudicare dai mormorii e dalle vibrate proteste di alcuni, allora il trasloco non piacque. Il ministro Giuli è avvisato: il pubblico abituale è per definizione abitudinario e non era stato contento. Nemmeno per il Covid si saltò la cerimonia nel Ninfeo, salvo ridurne al minimo i partecipanti. Il 3 luglio sera dunque, forse per l’ultima volta, il premio 2025 è stato consegnato a Villa Giulia da Andrea D’Angelo, vicepresidente di Strega Alberti Benevento.

Durante la serata condotta da Strabioli (in diretta dalle 22.30 su Rai 3, dopo gli anni di conduzione di Geppi Cucciari, il 3 sera grande assente con il ministro Giuli) sono intervenuti tra gli ospiti, l’attrice Anna Foglietta, che ha recitato un monologo dedicato a Pier Paolo Pasolini, in occasione del cinquantenario della scomparsa, e l’attore Filippo Timi, che ha letto brani dai libri in concorso. Bajani, che era già stato in finale allo Strega nel 2021 con Il libro delle case
, propone quattro anni dopo un libro scritto di getto, in pochi giorni, ma poi tenuto in gestazione, rivisto e riscritto per quasi trenta mesi. Un romanzo che narra una rottura dolorosa tra il protagonista e la sua famiglia, un distacco voluto.

Nel libro, Bajani fa dire al protagonista: «Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente». Per farlo proseguire così: «…ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo». E per concludere: «Sono stati i dieci anni migliori della mia vita».

Ma poi, a chi accosta le vicende del libro alla vita dell’autore (anche lui emigrato oltreoceano), lo scrittore replica: «Le date del distacco del protagonista nemmeno coincidono, per cominciare. Io sono andato negli Usa (dove insegna letteratura a Houston, ndr) soltanto nel 2020. No, non è un romanzo autobiografico. Come lettore mi possono interessare i biopic, ma come scrittore non mi attraggono. E poi la condizione dell’autobiografia è una condizione secondo cui uno dà per scontato che la propria vita sia interessante per qualcuno. Non mi appartiene».

Questo non è un libro che ti prende allo stomaco. Non è difficile o ossessivo. Certo, le vicende narrate sono dure. Ma il libro è bello, caratterizzato da uno stile pulito e mai violento, da una prosa misurata, a tratti delicata, che scava nel dolore — nei meccanismi soffocanti di una famiglia retta da un padre-padrone — senza tuttavia far precipitare il lettore nell’angoscia.

La gioia di Bajani per la vittoria non è stata offuscata dalle polemiche Giuli-Strega. E probabilmente non lo sarà neppure il futuro dell’ambito e storico Premio Strega — ideato nel 1947 dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e promosso da Strega Alberti Benevento — ormai giunto alla LXXIX edizione. «Noi crediamo nel valore dei libri — ha detto rispondendo ad una domanda di Strabioli Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci —, dei libri che raccontano e suscitano emozioni, come i romanzi di cui si discute stasera, e dei saggi che alimentano il dibattito pubblico sui grandi temi che sono al centro della società contemporanea, libri per approfondire e capire, per acquisire consapevolezza, per farsi un’opinione».

Passeranno i mesi prima che si parli, intorno a primavera, degli ottanta e più candidati dell’anno prossimo. Al di là delle polemiche, resta l’attaccamento dei lettori al premio. I numeri lo dimostrano: ogni volta che un libro vince il Premio Strega le vendite di quel titolo aumentano tra il 400 e il 503 per cento. Lo dimostra anche l’attenzione con cui tanti lettori, romani e non, hanno partecipato, la sera prima della finale, al bell’incontro con gli autori in Cinquina nella piazza del Maxxi, il Museo dell’arte del XXI secolo: un po’ il contraltare della classica e pur ben organizzata finalissima a Villa Giulia, quella che riunisce sempre, accanto a chi fa cultura, gli esponenti del «generone» romano.

Dunque c’è da chiedersi se davvero — qualora l’ipotesi del trasferimento andasse in porto — rinunciare alla finale nel Museo Etrusco sarebbe un danno o una fortuna. Tornare ai lettori veri, in piazza, riservando le celebrazioni con sponsor e politici a un’altra sede, sarebbe un bel modo di festeggiare gli ottant’anni del premio.

4 luglio 2025 (modifica il 4 luglio 2025 | 00:33)

4 luglio 2025 (modifica il 4 luglio 2025 | 00:33)

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