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Chi è e cosa ha fatto P. Diddy, il rapper-imprenditore dello scandalo tra successi planetari, faide sanguinose, risse e sparatorie

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In Italia è famoso soprattutto per essere il rapper che nel 1997 ha firmato la super hit «I’ll Be Missing You», ma in realtà Sean Combs – noto anche come Puff Daddy, P Diddy o più semplicemente Diddy, i nomi d’arte che ha usato la star, appena condannata per reati di prostituzione (e assolta da altre accuse più gravi) – è un pilastro dello showbusiness americano. Nato nel 1969, è stato cresciuto in povertà da una madre single nei sobborghi di New York: suo padre era stato uno degli sgherri di Frank Lucas (il re della droga a cui è ispirato il film «American Gangster» di Ridley Scott) e fu ucciso quando Diddy aveva appena due anni. 

Nonostante le difficoltà riesce a frequentare il college e a realizzare il sogno di lavorare nell’industria musicale come discografico e talent scout, un mestiere per cui è molto portato. Quando è ancora un semplice stagista alla Uptown Records scopre la futura regina dell’R&B Mary J. Blige e soprattutto Notorious B.I.G., destinato a diventare uno dei rapper più famosi e celebrati di sempre; decide quindi di fondare una sua etichetta, la Bad Boy Records, per continuare a lavorare con loro e lanciare una nuova generazione di artisti hip hop. Dal 1993 la Bad Boy ha prodotto album fondamentali per la storia della musica afroamericana, e ha continuato a farlo fino a poco fa: l’ultimo disco pubblicato nel 2023 è «The Age of Pleasure» della cantante e attrice Janelle Monáe.

Nel 1996 Combs decide di lanciarsi anche in una carriera da rapper con il nome di Puff Daddy, ma il suo debutto artistico sarà per sempre segnato da una faida sanguinaria: quella tra l’iconico rapper e attivista Tupac Shakur e il suo protetto Notorious B.I.G. Quando a settembre del ‘96 Tupac viene assassinato da un sicario è lui ad essere subito sospettato di essere il mandante, e quando a marzo del ‘97 è Notorious B.I.G. a cadere vittima di un agguato, molti immaginano che si tratti di una vendetta trasversale. Reagisce alla vicenda liquidando le voci come infondate e dedicando una canzone al suo ex pupillo: «I’ll Be Missing You», appunto, che venderà oltre cinque milioni di copie in tutto il mondo, rendendolo ancora più famoso. 

Da allora continuerà ad alternare il ruolo di rapper a quello di produttore e talent scout, diventando il mentore di numerosissimi artisti, da Usher a Justin Bieber. Anche come imprenditore è capace e versatile: diversificherà i suoi affari con la linea di moda Sean John, il network televisivo Revolt, la vodka Cîroc. Le sue feste, i famosi White Party, sono leggendari: è obbligatorio vestirsi di bianco, e tutto lo star system smania per un invito. D’altronde, nonostante sia noto per il carattere difficile e la tendenza a prevaricare, si tratta pur sempre di uno stimato uomo d’affari e benefattore, che ogni anno finanzia decine di borse di studio per i giovani neri che non possono permettersi di frequentare l’università.

Nonostante tutti i suoi tentativi di crearsi un’aura di rispettabilità, però, il suo nome non smetterà mai di entrare e uscire dalle pagine di cronaca nera. Dopo la faida tra Tupac e Notorious B.I.G. c’è la sparatoria che lo vede coinvolto in un club di New York del 1999: lui e la sua allora fidanzata, Jennifer Lopez, ne usciranno puliti, mentre il terzo uomo che era con loro, il rapper Shyne, sconterà dieci anni di carcere.

Le successive cause intentate per pestaggi o risse sono almeno una decina, e per anni si vocifera di molte donne (tra dipendenti, artiste e amanti) aggredite sessualmente e poi messe a tacere con lauti risarcimenti. Fino a quando Cassie Ventura, sua ex fidanzata dal 2007 al 2018 ed ex artista della Bad Boy, lo denuncia per stupro, riduzione in schiavitù e lesioni personali gravi. E il vaso di Pandora si apre.

2 luglio 2025

2 luglio 2025

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