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Tra i guai di Musk, la Cina è peggio di Trump

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La lite continua con Donald Trump è il più vistoso e commentato fra i tanti guai recenti di Elon Musk. Ma ce n’è uno ancora più grave. Viene dalla Cina. L’ultimo colpo alla sua Tesla lo ha sferrato un outsider dell’auto elettrica, un’azienda che a lungo era stata conosciuta come una marca di telefonini. Xiaomi, è un nome arcinoto da molti anni tra i consumatori cinesi (e non solo), che la apprezzano come un ottimo brand di cellulari ma anche smart-tv, monopattini elettrici, auricolari, app. 

Solo in tempi recenti il nome di Xiaomi è diventato pure sinonimo di auto elettrica. Ma il debutto sul mercato domestico del suo ultimo modello è stato spettacolare, trionfale. E un brutto colpo per la Tesla, in una Cina che rimane un mercato decisivo per tante ragioni.

Il primo modello di auto elettrica della Xiaomi che sembra studiato apposta per rubare quote di mercato alla Tesla, all’apertura delle prenotazioni online ha ricevuto duecentomila pre-ordini in soli tre minuti. È un exploit inaudito perfino su un mercato gigantesco come quello della Repubblica Popolare (numero uno mondiale per immatricolazioni di vetture).

Il modello si chiama YU7, è un Suv sportivo e di lusso, con un prezzo di partenza di 253mila renminbi (circa 35mila dollari), studiato per competere direttamente con la Tesla Y. Ha un design che agli occhi della clientela cinese vorrebbe perfino evocare lo stile di una Ferrari (ma non è quella la concorrente di riferimento, per ovvie ragioni).

La casa automobilistica di Musk era già scivolata al quinto posto in Cina tra le marche più vendute nel comparto elettrico. Ora per non soccombere di fronte alla nuova concorrente, l’azienda Usa potrebbe essere costretta ad abbassare i prezzi della sua Y, intaccando ulteriormente i margini di profitto. È lontana l’epoca in cui la Tesla era uno status-symbol per i cinesi, quando la sua immagine eccelsa le garantiva di essere in una «categoria a parte». In pochi anni i concorrenti locali hanno fatto progressi impressionanti nella qualità tecnologica, nel design, e a prezzi quasi sempre imbattibili. 

D’altra parte Musk non può permettersi di perdere il contatto con le tendenze del mercato cinese: ormai è quello il mercato più avanzato del mondo, destinato a dettare legge a tutta l’industria. La svolta a favore dell’elettrico è ben visibile anche negli ultimi dati: nel primo quadrimestre di quest’anno la produzione di vetture elettriche o ibride «made in China» è cresciuta del 46% mentre quella di auto a combustione scendeva del 6%. 

Se vuoi essere qualcuno nell’auto elettrica, devi misurarti con questo mercato, che sulla qualità/prezzo è diventato il più esigente del pianeta. Ma restare a galla in Cina rischia di diventare sempre più costoso per Musk. Tra l’altro la Cina è l’unica altra zona del mondo – con alcune città in California, Arizona e Texas – dove sono stati autorizzati a circolare i veicoli con auto-pilota, a guida automatica, senza intervento umano. 

L’auto che si guida da sola è un altro chiodo fisso di Musk che vorrebbe vedere la sua Tesla primeggiare in questa innovazione (ma in America è stato sorpassato da Waymo-Google). La Repubblica Popolare sta diventando in molti settori un laboratorio d’avanguardia quasi alla pari con la Silicon Valley; chi perde contatto con quel mercato (per quanto inospitale verso gli stranieri) rischia di pagare un prezzo elevato. 

È la ragione per cui le grandi marche tedesche si sono ostinate a investire in Cina, malgrado le batoste subite dalle concorrenti locali: sono convinte che non esserci sarebbe un danno perfino maggiore.

2 luglio 2025

2 luglio 2025

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