Ospitando oltre 17mila specie marine, animali e vegetali, che rappresentano circa l’8 per cento di quelle mondiali, il Mediterraneo è uno dei mari più ricchi di biodiversità al mondo. Alla vigilia della Giornata Internazionale dedicata (8 luglio), Greenpeace Italia celebra la giornata con «Il Mare in Tasca», una guida per conoscere il Mare Nostrum e proteggerlo: dalla scelta delle creme solari alle curiosità sugli abitanti del mare come la foca monaca, gli squali, i delfini e i capidogli. «Il cambiamento climatico è la minaccia più urgente per il Mediterraneo. Mappe di Copernicus mostrano ondate di calore record, fino a +5°C, un allarme che non possiamo ignorare», dichiara Chiara Campione, direttrice di Greenpeace Italia. «Eppure, una nostra indagine ha rivelato che meno dell’1% dei mari italiani è protetto, un mare vittima di un inquinamento intensivo, specialmente da plastica, che minaccia migliaia di specie del nostro mare», conclude.
In particolare, nel vademecum sono contenuti tre consigli e due curiosità perché è «Time to Resist», come ricorda la campagna di Greenpeace per continuare a difendere il Pianeta e le sue voci.
Il primo? Non abbandonare i mozziconi delle sigarette, tra i detriti più diffusi sulle spiagge mediterranee. Mentre la carta e il tabacco possono dissolversi in pochi mesi (3-4 mesi), il filtro rappresenta un reale problema: composto principalmente da acetato di cellulosa, può resistere agli enzimi dei batteri e impiegare dai 10 ai 12 anni per decomporsi.
Il secondo? Scegliere borracce plastic free. Oltre 8 italiani su 10 (81,3%) sono convinti che la principale minaccia al Pianeta sia l’inquinamento. Un timore fondato: il mare è sommerso dalla plastica, e le microplastiche che ne derivano finiscono per arrivare fino a noi attraverso il pescato. Ogni borraccia riempita, anziché una bottiglia di plastica comprata, è un piccolo ma significativo passo verso un mare più pulito e sano.
Il terzo? Privilegiare creme eco-compatibili, formulate per proteggere la pelle senza danneggiare i delicati ecosistemi marini. Questi solari evitano principi attivi chimici dannosi come l’ossibenzone, noto per impattare negativamente sugli organismi marini. Anche prediligere un packaging riciclato e riciclabile è fondamentale.

La prima curiosità riguarda gli abitanti marini a rischio. Il Mediterraneo è un vero e proprio hotspot di biodiversità e vanta il triste record di un numero allarmante di specie in grave pericolo. Tra i giganti del mare segnalati dalla Lista Rossa Iucn troviamo la foca monaca, un simbolo della vulnerabilità del Mediterraneo, che rischia l’estinzione, e il capodoglio, vittima di collisioni con le navi o intrappolato nelle reti da pesca. Anche i delfini comuni vedono le loro popolazioni mediterranee in forte declino. Ma la situazione degli squali è quella più drammatica: negli ultimi cinquant’anni, 13 specie di squali e razze hanno subito un drastico declino o si sono estinte localmente. Specie come lo squalo smeriglio e la verdesca sono attualmente classificate «in pericolo critico« a causa della pesca eccessiva e delle catture accidentali.
La seconda un fatto poco conosciuto: pochi sanno che il Mediterraneo è geologicamente quanto resta di un oceano, la Tetide, formatosi per la frammentazione del supercontinente Pangea, circa 250 milioni di anni fa. I movimenti che hanno portato all’avvicinamento del continente africano al blocco euro-asiatico hanno chiuso la Tetide, formando il Mediterraneo. Un dinamismo testimoniato anche dalla presenza di numerosi vulcani, anche sottomarini, tra cui il Marsili nel Tirreno (il vulcano più grande d’Europa), e dalla notevole attività sismica dell’aera. Questa incessante attività geologica rende il Mare Nostrum un laboratorio naturale affascinante per comprendere i processi che modellano il Pianeta.
Il messaggio è chiaro: il Mediterraneo è un mare piccolo che conserva un tesoro enorme da salvaguardare. Oltre un italiano su due (54,3%) sembra sensibile a questo tema e vede mari e oceani tra gli ecosistemi più a rischio, con un picco oltre media tra gli abitanti del Nord Ovest (60%) e sotto media tra quelli del Nord Est (48%). Secondo una ricerca condotta per Greenpeace da AstraRicerche, gli abitanti della penisola individuano come maggiori minacce l’inquinamento da plastica (39,8%) seguito dall’inquinamento atmosferico (36,1%) e dallo scioglimento delle calotte polari (30,3%). Senza dimenticare gli scarichi industriali, agricoli e domestici (26,9%) e gli sversamenti di petrolio (21,7%). Il 18,1% degli intervistati denuncia il riscaldamento delle acque, seguito dall’acidificazione causata dalla CO2 (12,5%) e da una pesca eccessiva (10%). Ma chi dovrebbe impegnarsi per salvare gli ecosistemi da tutte queste minacce? Certamente le organizzazioni non governative (27,1%) e quelle internazionali, dall’Onu al Fmi (35,6%), ma soprattutto le istituzioni pubbliche (58,8%) e, al primo posto, ogni singolo cittadino (61,8%).
2 luglio 2025
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