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Ex manutentore, senza laurea, «negoziatore straordinario»: chi è Santos Cerdán, il braccio destro di Sánchez arrestato per corruzione

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Nessuno immaginava che lui, Santos Cerdán, ex numero tre del Partito socialista operaio spagnolo, trascorresse la notte a Soto del Real. Per quella prigione ai margini della Comunidad di Madrid sono passati molti politici, tra cui Rodrigo Rato, ex vicepresidente del governo in quota PP, e il leader indipendentista Oriol Junqueras. Non immaginava di dormirci nemmeno lui, Cerdán, braccio destro del premier Pedro Sánchez, accusato di aver gestito un giro di tangenti di almeno 620 mila euro in cambio di appalti pubblici e aver intascato un bottino che potrebbe oscillare intorno ai cinque milioni di euro. Lunedì, alla Corte Suprema, davanti al giudice istruttore Leopoldo Puente, si è dichiarato innocente: «Non ho preso un solo euro. Né il Psoe».

L’ex segretario di organizzazione del Psoe è l’unico del «triangolo tossico» ad avere la custodia cautelare in carcere senza condizionale. Né José Luis Abalos, ex ministro dei Trasporti, né il suo consigliere Koldo García – entrambi coinvolti nello stesso caso – il caso Koldo – hanno ricevuto quella disposizione dal giudice. Perché? Le indagini sono in una fase inziale e l’ex deputato socialista potrebbe nascondere, alterare o distruggere le prove; c’è un rischio di coercizione di testimoni e di fuga.

Santos Cerdán è l’uomo ombra dei socialisti. Il suo nome resta lontano dai riflettori fino al 12 giugno. Quel giorno Cerdán si dimette e rinuncia a tutti i ruoli – segretario dell’organizzazione del Psoe e deputato – per lo scandalo tangenti. Nato nel 1969 a Milagro (Navarra), ha una formazione da elettronico industriale. Fa il tecnico di manutenzione nelle aziende agroalimentari Iberfruta e Bonduelle prima dell’ascesa politica che comincia nel 1999 quando, a 30 anni, prende la tessera del Psoe. Allora, durante un periodo, gira con la scorta per difendersi dall’Eta.

La sua scalata è lentissima. Resta consigliere e vicesindaco di Milagro, un municipio di appena 3 mila abitanti, per 15 anni. Poi l’ascesa: presidente della Comunità di governo Regionale Ribera Alta, parlamentare regionale, segretario dell’organizzazione del partito e segretario esecutivo del coordinamento territoriale. Tra i suoi vecchi titoli c’è anche quello di presidente della Fondazione Pablo Iglesias.

Nel 2016 avrebbe pagato 6.000 euro per il 45 per cento di Servinabar, società citata dal rapporto dell’Unità operativa centrale della Guardia Civile per le presunte commissioni in cambio dell’assegnazione degli appalti pubblici (l’ex deputato socialista nega l’acquisto). Tra le sue passioni, raccontano delle fonti a Vozpopuli, ci sono: auto di lusso, abiti su misura e scommesse sui cavalli.

Dentro il partito, Cerdán spicca per essere «un negoziatore straordinario e molto efficace» (parole di Pedro Sánchez). Il presidente del Consiglio spagnolo lo sceglie come fedele collaboratore, «una persona che è sempre stata al mio fianco». Difficile dimenticare quando nel 2017 lo stesso Cerdán si mobilita per sostenere la corsa di Sánchez alle primarie dei socialisti contro la candidata Susana Díaz. 

Di fatto è a lui, a Cerdán, che Sánchez affiderà poi nel 2023 l’incarico più delicato: dialogare con il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont per l’investitura del presidente socialista. Cerdán accumula viaggi a Bruxelles e ottiene l’accordo sull’amnistia tra Psoe e Junts per Catalunya. Quello stesso anno, un dirigente del Psoe motiva così la scelta al El País: «Il presidente ha scelto Cerdán perché è leale, onesto e abituato a negoziare in situazioni complicate. Mantiene la calma e porta a termine le sue iniziative».

1 luglio 2025

1 luglio 2025

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