
Fa caldissimo, a Wimbledon. In tutti i sensi. E gli ultimi fuochi del veterano, Fabio Fognini, incendiano l’erba del centrale. Da una parte c’è il campione in carica, Carlos Alcaraz, che porta sulle spalle il peso dei Championships da difendere; dall’altra parte della rete, sotto gli occhi di David Beckham, scorre veloce il braccio dell’uomo che ha tenuto in piedi il tennis italiano nell’era pre-Sinner, l’ex maleducato che nel 2019 si augurava che cadessero bombe su Church Road (già successo, correva l’11 ottobre 1940) come soluzione alla sua insofferenza alle tradizioni, al prato che non gli restituiva i rimbalzi che avrebbe voluto, agli inglesi.
Molta acqua è passata sotto il London bridge, oggi Fognini è un attempato tennista 38enne che sprizza lampi di antica bellezza, sta salutando le capitali del grande tennis nella tournée d’addio in vista di un futuro da manager (Fabio ha già in scuderia Cobolli), mentre Alcaraz è l’uomo da battere a sud del Tamigi, nel posto delle fragole dove la stagione — con uno Slam a testa tra Sinner e Carlitos fin qui — deciderà che piega prendere. La rottura dell’equilibrio all’undicesimo game indirizza il primo set (7-5) verso la Spagna ma la partita è incredibilmente aperta, Fognini gioca a viso aperto con Harry Potter, spreca cinque palle break ma sembra conoscere l’antidoto ai colpi del fenomeno di Murcia. Il tentativo di fuga di Alcaraz nel secondo0 (3-2) è vanificato dal controbreak del ligure (4-4), che poi domina il tie break (7-5, 7-6) riportando la faccenda in parità.
Carlitos sembra un po’ intontito, lascia il gioco troppo in mano al rivale, patisce la calura inedita, cerca refrigerio all’ombra ad ogni occasione possibile. E sbotta, di fronte alla buona vena del rivale, lagnandosi con il suo angolo: «Questo può giocare fino a cinquant’anni…». Le percentuali al servizio non soddisfano il n.2 del mondo, la quota di errori gratuiti resta alta. Adesso è Fognini, che quest’anno a livello Atp ha zero vittorie all’attivo (due vittorie nei Challenger in Repubblica Domenicana e a Torino) a comandare: un doppio fallo dello spagnolo offre la palla break all’italiano, che ne approfitta; la contromossa di Alcaraz è immediata. Seguono altri tre break (inedito, tra uomini, sull’erba), ed è con un urlaccio, dopo tre ore di battaglia, che lo spagnolo si prende il set (7-5). Ma la resistenza di Fognini, sostenuto in tribuna dalla moglie Flavia Pennetta e dai tre figli, non accenna a diminuire.
Il quarto set, mentre Alcaraz si inabissa sotto i suoi errori e Fognini si esalta (90% di punti vinti sulla prima), ha poca storia. Se lo prende l’azzurro 6-2 con due break. Lo spagnolo è l’ombra dell’ossesso capace di cancellare tre match point a Sinner nella finale di Parigi, sbuffa, è lamentoso e inconcludente. Ancora una volta deve sentirsi spalle al muro, per tornare a macinare il suo tennis. Dà una mano ad Alcaraz la lunga interruzione all’inizio del quinto set per permettere ai medici di soccorrere uno spettatore che si è sentito male. Carlitos si rende utile: allunga una bottiglia d’acqua per dare sollievo al malcapitato, rifiata, rimette insieme i pezzi di un gioco fin lì sfilacciato. Fognini, dal canto suo, ha dato tutto. Il set decisivo è un’esecuzione: 6-1 Alcaraz, che dovrà resettare in fretta la sua motivazione a Wimbledon. Al secondo turno infatti affronta un carneade autoctono, l’inglese Oliver Tarvet, nato nell’Hertfordshire, cresciuto nel tennis di college in California.
Fognini dal canto suo saluta Wimbledon con una partita che ricorderà a lungo, mentre Pennetta — commossa — si spella le mani in tribuna. Non dovrà raccontarla ai figli davanti al fuoco: erano tutti presenti. Federico Fognini, classe 2017, se n’è andato dal centrale con un sorriso grande così e la maglietta dello spagnolo: è un grande tifoso del fuoriclasse spagnolo. Guai a te se lo saluti, l’aveva ammonito papà per scherzo. Goodbye Fabio, Alcaraz ti invita a continuare: «Questo il suo ultimo Wimbledon? Non ci posso credere… Mi ha fatto penare per quattro ore e mezza, posso giocare meglio, lo farò». E’ una promessa, Carlitos.
30 giugno 2025
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