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Atalanta, Tullio Panza, il tifoso record: «In tribuna 1.979 volte, senza mai guidare». Da bambino sui quaderni di scuola annotava le partite

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«E pensare che è nato tutto da una passione di bambino per le statistiche!». Millenovecentosettantanove partite ufficiali, di cui ottocentododici in trasferta. Adesso, a 76 anni, alle statistiche ci è finito dentro lui perché questi sono i numeri, da record, di Tullio Panza, supertifoso atalantino. L’ex storico segretario degli Amici dell’Atalanta è il fan più fedele, per quasi sessant’anni in giro tra l’Italia e l’Europa per vedere la Dea. E tutto questo senza aver mai guidato l’auto: solo treni, aerei e pullman con parenti, amici e pure il suo datore di lavoro.

È nato a Caprino ma vive a Cisano. Il papà Giulio Battista, operaio, e la mamma Olga, sarta, hanno scoperto presto la passione del figlio. I quaderni di scuola che gli compravano finivano ancora prima delle lezioni di grammatica, perché Tullio li utilizzava per annotare, con una precisione magistrale, tutte le partite dei nerazzurri. Quaderni che utilizza ancora oggi per tenere il conto delle trasferte: «Da piccolo andavo sempre da mia nonna dopo il catechismo e venivo rapito dalla tv che trasmetteva “Novantesimo minuto” con immagini folcloristiche dei tifosi in giro per l’Italia. Da lì mi si è acceso il fuoco». Sì, perché nelle sue oltre 800 trasferte non sono contate quelle, altrettanto vivide, che Tullio da piccolino metteva in scena con l’immaginazione: «Avevo 8 anni, mi inventavo partite di pallone aiutandomi con le figurine Panini, e mi immaginavo di essere in tutti gli stadi d’Italia. Il bello è che le facevo durare 90 minuti».

Allo stadio Tardini, in occasione dell’ultimo Parma-Atalanta, Panza ha tagliato il traguardo delle 800 trasferte al seguito dei nerazzurri: «Un orgoglio incredibile, riguardo spesso la maglia celebrativa che la società mi ha donato», ricorda. La commozione prende il sopravvento quando ripercorre la sua prima trasferta ma, caso della vita, in campo non c’era l’Atalanta: «Avevo 14 anni, mio cugino mi ha trascinato a vedere Lecco-Venezia senza biglietto, ci siamo mischiati ai veneti, non avevamo neanche 600 lire ma non c’erano controlli, ricordo ancora le formazioni a memoria». Recita anche tutti i 22 in campo il 3 aprile 1966, alla sua prima al Comunale di Bergamo, Atalanta-Varese: «Che emozione l’1 a 0 di Chicco Nova». A quel punto, la freccia di Cupido aveva sortito l’effetto e dalla stagione successiva, Tullio segue la Dea anche in trasferta: «All’inizio però mi sono preoccupato. Perdeva sempre, dalla sconfitta di misura a Mantova il 12 novembre 1967, ai ko a Brescia, Varese e Genova».

Uno dei suoi primi compagni di viaggio? «Il principale», come si chiamava un tempo il datore di lavoro, «così era più facile chiedere le ferie per seguire l’Atalanta». Cioè Pino Pozzoni che, per un altro caso fortunato, è stato anche lo storico primo presidente del Club Amici: «Grazie ai suoi permessi ho fatto tanti viaggi». Uno dei più incredibili a Genova, 48 anni fa oggi: «Il 29 giugno 1977, in 7.150 del Club Amici andammo in Liguria con una carovana che non dimenticherò mai: 143 pullman per gli spareggi per il ritorno in Serie A. Un 2-1 con mister Titta Rota trionfante, l’ultimo pullman ritornò alle 4 di notte». Tra le scorte della polizia e qualche finestrino rotto a San Benedetto del Tronto, anche a Tullio una volta capitò di tornare tardi da una trasferta: «A Catania persi l’aereo e l’allora presidente Ivan Ruggeri mi comprò un altro biglietto per il giorno dopo, ma più che passare la notte ‘allo sbando’ mi preoccupava l’apprensione della mia famiglia, allora non li potevo contattare e avvisare».

Tanti gli aneddoti, dalla vigilia della trecentesima trasferta («Milan-Atalanta, mi hanno fatto scendere in campo a fianco del mio conterraneo Donadoni»), a quando, mentre è in fila in stazione per prendere i biglietti per Sanremo, «mi invidiavano perché andavo al mare e ci potevo restare per il Festival, e invece sono stato solo per un’ora e mezza per Sanremese-Atalanta di Serie C nel 1981». La trasferta più rimpianta? «Tutte quelle che non ho potuto fare per il Covid, l’unico che mi ha fermato. Ma lo dico ai giovani, le gare in tv non sono lo stesso, oltre all’atmosfera manca la concentrazione che hai allo stadio».

Ora è pronto a confermare l’abbonamento in Tribuna Rinascimento e a riempire il bus del Club Amici Boccaleone: «Se Dio vuole, continuerò finché le gambe mi portano, ma il mio sogno di vincere un trofeo dal vivo l’ho già realizzato a Dublino tra le lacrime — conclude —. Rifarei tutto, non solo per le partite, ma per le amicizie seminate in ogni città. Legami per la vita».


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30 giugno 2025

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