
Assessore Davide Baruffi, nonostante un rendiconto 2024 chiuso con un saldo positivo di 191,5 milioni di euro, la Regione Emilia-Romagna ha comunque registrato un disavanzo corrente che è arrivato a 378 milioni alla fine del quarto trimestre a causa della sanità. «Bisogna agire sul contenimento della spesa», è il monito che arriva dalla Corte dei Conti.
Lo ascolterete?
«Intanto ci tengo a sottolineare che il bilancio della Regione è stato parificato senza osservazioni e senza condizioni. La Corte dei Conti avrebbe potuto anche mettere delle clausole di aggiustamento, se ci fossero stati rilievi formali su uno squilibrio sarei dovuto tornare in Assemblea per “correggere” i conti. Ma questo non succederà, perché la parifica è senza se e senza ma. Ci sono Regioni che non riescono ad approvare da anni il consuntivo, trovo molto interessante e specialistico questo dibattito su una Regione come la nostra».
Intende dire che la Corte dei Conti le sembra particolarmente severa con l’Emilia-Romagna?
«La Corte fa il suo lavoro. Certo, a noi però magari chiedono di saltare con l’asticella a 2 metri e 20 mentre altri hanno l’asticella a 40 centimetri… Ma a me interessa che ci sia un confronto franco che porti al risultato che è arrivato venerdì con il via libera al giudizio di parifica».
Resta però il campanello d’allarme sul disavanzo della sanità suonato dal presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, Marcovalerio Pozzato.
«Come ha spiegato il presidente Michele de Pascale quest’anno, sapendo che il problema era strutturale, abbiamo fatto una manovra fiscale che, in parte sul 2025 in parte sul 2026, aumenta strutturalmente le entrate della Regione. Quindi lo squilibrio che loro denunciano rispetto alla fotografia finale, prima del riequilibrio fatto con risorse di bilancio extra sanitarie e con il payback farmaceutico, noi lo assicuriamo strutturalmente. Una parte della manovra fiscale agisce sul 2025 con ticket e Irpef, mentre Irap e bollo a partire dal 2026, quando quell’equilibrio strutturale sarà pienamente realizzato».
Non pensate dunque ad agire sulla spesa con una spending review sui costi della sanità emiliano-romagnola? O ritenete davvero che non ci sia nulla da tagliare?
«Tagliare è possibile, ci sono altre Regioni in Italia che lo stanno facendo, ma per noi resta sbagliato e non lo facciamo. Abbiamo fatto questa manovra fiscale proprio per non tagliare la sanità, è una scelta politica. D’altra parte la stessa Corte dei Conti ha parlato di un sotto finanziamento della sanità, loro per primi dicono che il Fondo sanitario nazionale sta crescendo in misura insufficiente per coprire l’inflazione. Come si può rispondere a tutto ciò? O tagliando, o mettendoci più soldi, che magari non è una scelta popolare ma è un sacrificio che serve a garantire gli stessi servizi. Tutt’altra discussione è la qualificazione della spesa, su quello la penso come loro. Di certo a fronte di un Fondo sanitario nazionale che cresce in termini nominali, ma cala in termini reali rispetto al Pil, non è che puoi fare una manovra fiscale ogni due anni… Sono il primo a esserne consapevole. Per questo il tema è riorganizzare e riqualificare la spesa, ma anche governare la domanda in termini di appropriatezza».
Non è che tra qualche anno sarete costretti a una nuova manovra fiscale per tenere il punto sulla sanità emiliano-romagnola?
«Non possiamo aumentare le tasse ogni tre anni, è una scelta che non rifaremo in questa legislatura. A me tocca fare il guardiano dei conti e l’ho detto chiaramente a tutti in giunta: le tasse si alzano soltanto una volta. Abbiamo fatto un ragionamento di respiro, perché riteniamo che tagliare la spesa sanitaria sia sbagliato, ma l’impegno è a lavorare sull’offerta e governare meglio la domanda. Dopo il Covid come Regioni, anche in Emilia-Romagna, abbiamo registrato un’esplosione della domanda, si prescrive molto e in modo inappropriato».
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30 giugno 2025
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