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Luca Marinelli: «In palcoscenico rappresento una vicenda stellare»

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All’inizio vi è solo il nulla, il caos. Poi si materializzano le divinità, i giganti, che danno il via all’origine del mondo, le astronavi che conducono in viaggi interstellari.

«Le cosmicomiche», una raccolta di 12 racconti del grande scrittore Italo Calvino, non è un libro molto facile da leggere, ma l’attore e regista Luca Marinelli fa una scommessa: propone quest’avventura fantascientifica, per tentare di capire la storia della terra, in palcoscenico con lo spettacolo La cosmicomica vita di Q, che ha debuttato l’altra sera al Festival di Spoleto. Tra gli altri interpreti, Valentina Bellè, Alissa Jung, Federico Brugnone, Gabriele Portoghese.

Un’indagine conoscitiva che coinvolge vari personaggi immaginari, a cominciare dal cosiddetto Q, ovvero Qhwfq, nome impronunciabile, impersonato dallo stesso Marinelli nella giostra di contenuti arcani.
Un personaggio di cui non si sa niente, nemmeno se sia veramente un uomo o un’entità astratta, senza un presente, senza un futuro. Forse è solo la memoria di organismi terrestri, in forma umana, risalente a milioni di anni fa.

La terra sta per finire? No, assicura Q, perché nonostante i vari cataclismi, l’idea della fine del mondo è soltanto una banale superstizione.
L’intreccio tra letteratura e scienza si declina così in percorsi surreali ed esilaranti, dove non può mancare l’incontro con i dinosauri, la cui estinzione è dovuta alla caduta di un meteorite.

Un caleidoscopio di situazioni paradossali, che non pretendono certo di fornire possibili risposte, semmai di porre degli interrogativi sul rapporto tra la vita, lo spazio, il tempo.

In altri termini, che fine faranno gli esseri viventi su questo pianeta, che potrebbe dissolversi, disintegrarsi da un momento all’altro senza avvertire, col dovuto anticipo, i suoi abitanti?
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29 giugno 2025

29 giugno 2025

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