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Il sito sotterraneo, i danni in superficie: cosa è successo davvero a Isfahan?

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La battaglia sulle conseguenze dell’offensiva contro l’Iran è inarrestabile, combattuta con indiscrezioni sui media e prese di posizione da Washington a Tel Aviv Danni gravi Il New York Times ha ribaltato le valutazioni negative da parte di alcuni analisti sull’azione bellica. 

Che danni ai macchinari?

Gli attacchi su Isfahan avrebbero provocato danni seri ai macchinari necessari per la fase finale del trattamento dell’uranio. Un colpo che potrebbe ritardare per molto tempo il programma nucleare della Repubblica islamica e questo a prescindere se gli scienziati abbiano i 400 chilogrammi della materia già arricchita nascosti nei sotterranei di Isfahan e di Natanz. Esperti citati dal quotidiano ritengono gli iraniani si trovino ora davanti ad un ostacolo che richiederà molto tempo per superarlo. 

Perché le super bombe dell’Air Force non sono state usate?

In precedenza, era stata la Cnn a conquistarsi spazio con una notizia non meno interessante. L’Air Force non ha usato le super bombe contro il sito di Isfahan perché i laboratori sono ospitati in rifugi troppo profondi e dunque non raggiungibili dall’arma. A rivelarlo, durante un briefing a porte chiuse con alcuni congressisti, il capo di stato maggiore Dan Caine. L’impianto, invece, è stato preso di mira dall’Idf con ordigni tradizionali e dagli americani con una salva di missili che hanno investito gli edifici di superficie. Il rapporto del generale non appare in contraddizione con la versione riportata dal New York Times perché si parla di segmenti diversi: 1) Capacità dell’Iran. 2) Disponibilità di un «tesoretto» di uranio arricchito. 3) Equipaggiamenti.

La domanda chiave: cosa ha ancora in mano l’Iran? 

 Da giorni la questione chiave è cosa abbia ancora in mano l’Iran per poter proseguire il programma nucleare. Non è stato escluso che l’uranio arricchito sia stato trasferito prima dell’attacco nel bunker di Isfahan oppure in quello di Natanz, impianti in parte sotterranei, al riparo dalle Gbu 57 sganciate dai B-2. Gli Usa si sono limitati a centrare la «montagna» di Fordow e Natanz con le super bombe mentre Isfahan è stato preso di mira da una trentina di cruise lanciati da un sottomarino. Le incursioni, unite a quelle dell’aviazione israeliana, hanno causato distruzioni — visibili — in superficie ma sulle conseguenze «interne» non esistono certezze. Ieri Donald Trump, ai microfoni di Fox, si è detto sicuro che gli iraniani non hanno avuto modo di spostare il «carico». 

La questione sulla capacità di penetrazione delle super bombe è precedente all’attacco e, di nuovo, si erano formati due schieramenti. Da un lato alcuni osservatori militari che non erano sicuri di un impatto devastante, dall’altro fonti del Pentagono che avevano tratto indicazioni positive dopo alcuni test in un poligono del New Mexico. Ma è anche vero che tra i tanti scenari fatti uscire sui media c’era anche una missione di forze speciali israeliane abbinata ai raid, soluzione considerata indispensabile per avere un risultato pieno e, soprattutto, verificabile. I pasdaran erano consapevoli dei rischi, sapevano delle super bombe americane. Per questo hanno realizzato il network in gallerie. 

Cosa indicano le nuove foto satellitari di Isfahan? 

Nelle discussioni sono poi entrate nuove foto satellitari di Isfahan. Mostrano mezzi al lavoro davanti all’ingresso di un paio di tunnel, probabile che gli iraniani stiano rimuovendo della terra che ostruiva gli ingressi. Secondo Jeffrey Lewis, esperto del Middlebury Institute, è possibile che abbiano accesso all’entrata di un tunnel mentre altri due sembrerebbero ancora «sigillati». Altre scavatrici sono state notate a Fordow in corrispondenza del punto di impatto della Gbu. Sulla questione è tornato ad esprimersi il direttore dell’Aiea Rafael Grossi per ribadire che al momento non è possibile affermare con sicurezza se una quantità considerevole di uranio arricchito sia stata spostata o invece è andata distrutta. L’alto dirigente è ormai nel mirino da parte di Teheran che non ha gradito le sue dichiarazioni. Sabato il vice presidente del parlamento Hamid Reza Baei ha annunciato che a Grossi non sarà più permesso accedere agli impianti e l’agenzia non potrà installare telecamere di controllo. 

29 giugno 2025

29 giugno 2025

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