I prezzi dell’energia sono al centro delle preoccupazioni: delle industrie che producono (e che lamentano di pagare costi più alti dei concorrenti europei), delle famiglie con i redditi erosi da salari bassi e del governo. In base alla relazione annuale illustrata dal presidente dell’Arera Stefano Besseghini il 17 giugno alla Camera, nel 2024 lo spread di prezzo sul gas (salito del 15,1% in Italia a 13,1 centesimi a kWh) per i piccoli consumatori è stato del 5,3% rispetto alla media dell’area euro, la luce è scesa da 38,6 a 34,5 centesimi a kWh a fronte di una media dell’area euro di 31 centesimi.

Presidente, c’è molta attenzione ai prezzi, come abbassare le bollette?
«Si possono mettere in campo diverse azioni, non tutte sono nelle mani del regolatore. Tra queste, fare in modo che i mercati all’ingrosso siano liquidi e concorrenziali e razionalizzare i processi autorizzativi degli impianti (tutti, non solo quelli delle fonti rinnovabili) per far scendere i costi. Oggi costi e tempi di autorizzazione sono alti e lunghi. L’Autorità punta a tenere sotto controllo i costi della regolazione come le infrastrutture e il dispacciamento (che è sceso molto anche se pesa poco in bolletta). Pesano ancora gli oneri generali di sistema che, secondo noi, dovrebbero essere fiscalizzati in modo progressivo e uscire dalle bollette».
Sul mercato elettrico l’Arera sta svolgendo un’indagine da ottobre 2024. Quando uscirà l’esito? Che cosa avete visto?
«Sarà deliberato il primo luglio. Il rapporto si concentrerà sul mercato del giorno prima. E’ emersa in tutta la sua evidenza il bisogno di rafforzare l’attività di monitoraggio e svolgerla di continuo, ma dare anche segnali sanzionatori al mercato, in collaborazione con i regolatori nazionali dei mercati per noi più rilevanti e con Acer».
Serve una riforma del mercato? Gli industriali chiedono di disaccoppiare il prezzo delle rinnovabili da quello delle centrali a gas, è possibile?
«Posto che il disaccoppiamento è difficilmente realizzabile sul mercato del giorno prima e che il termine ha assunto un’accezione più ampia, per farlo serve spostare la compravendita dell’energia su mercati a lungo termine. Anche se non è detto che questo abbasserà di tanto i costi, li rende più stabili. Nel mercato elettrico sempre di più con le rinnovabili i costi di investimento prevalgono su quelli di funzionamento e di produzione. Si possono citare i Purchase power agreement (Ppa) e i contratti per differenza (CfD). Ma questi strumenti devono essere liquidi e per avere prezzi efficienti ci deve essere concorrenzialità».
Anche in Italia si iniziano ad avere prezzi zero delle rinnovabili nelle ore centrali quando c’è molto sole: fanno scendere le bollette o sono un problema?
«Nel breve termine abbassano i costi complessivi, ma nel medio termine avere un mercato che ha stabilmente prezzi nulli porrebbe problemi agli investitori. Da qui si torna ai Ppa e ai CfD che danno certezza sulla parte principale dell’investimento».
Non sarebbe utile rivedere le fasce biorarie che favoriscono i consumi nelle notturne? La lavatrice conviene farla alle 12…
«E’ un tema su cui Arera sta ragionando, anche per capire se è meglio cambiarle o eliminarle. Stiamo andando verso un mondo in cui i segnali di prezzo all’ingrosso arriveranno al consumatore finale. Alcune offerte sul mercato prevedono già un costo più basso dell’energia in alcune fasce orarie. Alcuni la danno anche gratis. Segnali che orientano il consumo».
I consumatori vulnerabili possono passare al Servizio a tutele graduali entro il 30 giugno. Quanti sono? Una pronuncia del Tar potrebbe permettere alle aziende di non accettarli. Cosa potrebbe succedere?
«Vedo come molto rara la fattispecie di un venditore che non accetta un cliente. Per quanto riguarda i numeri, una prima valutazione arriverà in questi giorni ma non credo saranno particolarmente significativi».
Ha espresso critiche sulla norma del Mase che prevede che permette il rinnovo delle concessioni delle reti elettriche di distribuzione agli operatori uscenti a fronte del versamento di un onere al governo. Ha scritto che si tratta di una novità rispetto alla natura a titolo gratuito delle concessioni vigenti e che il costo ricadrebbe in bolletta.
«Non si tratta di critiche, ma dell’espressione della posizione emersa nel documento di consultazione: la cosa ottima sarebbe rendere minimo o addirittura nullo l’onere in bolletta. Poi è anche importante che i piani di sviluppo straordinario si coordinino con i piani ordinari. Sono questi i criteri che intendiamo trasferire al Mase».
29 giugno 2025 ( modifica il 29 giugno 2025 | 08:15)
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