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Il Pride dei Calenda, tra diritti e Springsteen. La moglie Violante: le persone devono essere libere

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DAL NOSTRO INVIATO
BUDAPEST
Carlo Calenda non è certo un tipo «da piazza». Se si fa eccezione per l’Ucraina, è una dimensione che non gli appartiene. Eppure, quando è stato organizzato il Pride di Budapest, è stato il primo leader ad annunciare la sua partecipazione. Ma c’è di più. Perché al maxi corteo a difesa dei diritti Lgbtq+, il segretario di Azione è arrivato con la moglie Violante Guidotti Bentivoglio, manager che guida Komen Italia, associazione di volontariato che si occupa di prevenzione del tumore al seno, malattia che lei stessa ha affrontato e sconfitto. La consorte dell’ex ministro è una donna forte e decisa: strapparle qualche parola sulla sua presenza al Pride non è cosa facilissima. Ma ci proviamo: «Ho raggiunto Carlo per venire a visitare Budapest, una città meravigliosa — racconta al Corriere, fuori dall’ambasciata italiana —. Con l’occasione, però, penso anche che fosse importante dare un segnale, partecipando a questa manifestazione a difesa di diritti che non possono essere lesi, specie in uno stato membro dell’Unione europea». 

Violante Bentivoglio (per suo marito: «Viola») ha conosciuto Calenda quando era appena maggiorenne: «Siamo una famiglia tradizionale: stiamo insieme da più di trent’anni e abbiamo tre figli — aggiunge —. Ma le persone devono avere la possibilità di scegliere con chi stare. Nella libertà e nel rispetto di tutti, questa scelta spetta a ognuno di noi». E se le chiediamo se vede analogie tra il governo di destra italiano e quello ungherese, così come contestano le opposizioni più dure, risponde così: «Certe cose che non vanno ci sono, ma secondo me sono estremizzazioni: non vedo analogie». 

Arriva il taxi: la pattuglia di Azione, anche con la vicesegretaria Francesca Scarpato e il deputato Fabrizio Benzoni, sale a bordo. Un’ora dopo ritroviamo Calenda nella piazza del Comune di Budapest, da dove partirà il Pride. Il leader di Azione ha appena comprato un vinile di Bruce Springsteen, suo idolo: «Tunnel Of Love, che meraviglia». «È vero: la piazza non è proprio la mia dimensione — ammette —, ma quando vengono lesi i diritti civili fondamentali bisogna manifestare». 

I toni utilizzati dall’ex ministro contro Orbán sono urticanti: «È un putiniano di ferro: come facciamo ad avere nell’Ue l’alleato di un nemico come il Cremlino? — afferma —. Va cacciato dall’Unione, altro che diritto di veto! Il premier ungherese è uno che ha firmato e poi secretato gli accordi sull’energia con Mosca… Ma soprattutto: questa di oggi è una piazza a difesa dei valori fondanti dell’Occidente. E Giorgia Meloni è rimasta zitta». 

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28 giugno 2025

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