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Sondaggio, il balzo del centrodestra (con FdI al 28,2%). Calano Pd e Movimento

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Come sempre la politica internazionale ha dominato il mese di giugno: su tutto naturalmente l’avvio (e, forse, la rapida conclusione) della guerra Israele-Iran, che ha visto il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti. È stato anche il mese degli incontri internazionali appesi a un filo, ovvero le reazioni di Donald Trump, dal G7 di Kananaskis in Canada, prematuramente abbandonato dal presidente statunitense, fino al recente summit Nato (avvenuto dopo la conclusione delle nostre interviste), dove invece le relazioni sono state meno burrascose grazie sia all’impegno per la crescita delle spese per la difesa da parte degli Stati europei, sia all’atteggiamento di netto apprezzamento verso Trump del segretario generale Rutte. 

In questo contesto, se la posizione dell’Italia e della presidente del Consiglio non è apparsa particolarmente forte anche in relazione al prevalere del formato E3 (Francia, Germania, Regno Unito), le opposizioni hanno visto decisamente prevalere le divisioni, con manifestazioni (quella contro il riarmo europeo su tutte) che hanno segnato distinguo e posizioni differenti. La politica interna ha visto primeggiare i risultati del referendum, con una partecipazione decisamente bassa e una netta sconfitta dei promotori (a fatica digerita dal Partito democratico), la lungamente discussa questione del terzo mandato per i presidenti di regione che sembra risolversi in un nulla di fatto, la questione della denatalità e della fuga dei nostri giovani (in particolare ad elevata scolarizzazione) all’estero. 

La reazione dell’elettorato di fronte a questi avvenimenti sembra premiare le forze di governo. Le intenzioni di voto registrate questo mese evidenziano innanzitutto un incremento del partito della presidente del Consiglio: Fratelli d’Italia, infatti, cresce di quasi un punto percentuale nell’ultimo mese, collocandosi al 28,2%, il livello più alto registrato nel corso dell’ultimo anno. E contemporaneamente si registra una crescita degli alleati di governo: la Lega migliora di un punto percentuale collocandosi all’8,8%, Forza Italia incrementa dello 0,6% e si attesta all’8,4%. Complessivamente le forze di governo vedono un aumento del 2,5% rispetto allo scorso mese. 

Al contrario le forze di opposizione appaiono in difficoltà. Il Partito democratico perde quasi un punto, collocandosi al 21,4%: l’effetto elezioni amministrative che lo scorso mese aveva premiato questa formazione rientra, anche grazie alle evidenti divisioni interne sulla politica internazionale. Ancora più evidente la contrazione del Movimento Cinque Stelle che perde oltre un punto rispetto allo scorso mese e viene oggi stimato al 13,3%. È interessante rilevare il fatto che, nonostante una netta prevalenza mediatica del presidente Giuseppe Conte, il Movimento non ne benefici particolarmente. Sostanzialmente stabili le altre forze di opposizione, complessivamente il «campo largo» perde il 2,2%. 

L’esecutivo e la presidente Meloni vedono crescere in maniera evidente il loro apprezzamento. L’indice di gradimento infatti (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa), incrementa di tre punti per il governo e di altrettanto per la presidente del Consiglio, tornando per entrambi ai livelli migliori dello scorso anno. 

Infine, come sempre, i leader. Che segnalano andamenti simili a quelli evidenziati per il comportamento di voto. Nel centrodestra infatti crescono, di uno-due punti, Tajani e Salvini. Nelle opposizioni invece si vedono piccoli cali simmetrici per Conte, Schlein e Fratoianni, stabilità per gli altri. 

Sembra quindi, riassumendo l’insieme dei dati esposti, che si cumulino almeno due fenomeni che danno conto di questi cambiamenti. Da un lato la scarsa credibilità delle forze di opposizione che, forse mai come in queste ultime settimane, hanno evidenziato divisioni profonde che riguardano non solo la collocazione internazionale, ma anche, in qualche modo, i fondamenti valoriali. Per questa ragione, per quanto vincente mediaticamente, il Movimento 5 Stelle non riesce a capitalizzare questa prevalenza. Mentre il Partito democratico non riesce a trasmettere un’immagine forte di sé, nella complessa temperie che attraversa il mondo in questi giorni. Dall’altro lato le forze di governo, per quanto, come detto, non ci siano stati elementi che diano conto di un ruolo prevalente del nostro paese, godono probabilmente di un (piccolo ma apprezzabile) orientamento al «rally round the flag», cioè allo stringersi intorno alla bandiera. La situazione internazionale diventa sempre più preoccupante e rischiosa, e in questo contesto si cerca di tirare le fila. È, come detto, un segnale piccolo, ma significativo. È certo che, in assenza di una politica alternativa solida e condivisa, le forze di governo continueranno presumibilmente a beneficiare del clima di opinione che osserviamo oggi. 

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28 giugno 2025

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