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Elezioni regionali in Veneto, Zaia tentato dallo strappo: lista in proprio e un «suo» candidato

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Una lista a suo nome, come quando Luca Zaia era il candidato presidente. Cassato definitivamente il terzo mandato, torna a farsi largo quella ipotesi che a Fratelli d’Italia non era mai andata a genio tanto che, quando il clima in casa centrodestra era più disteso, si era pensato a un piano B, ossia che al simbolo della Lega fosse sostituito «Salvini» con appunto il nome di «Zaia» per contenere una possibile diaspora di preferenze verso una lista scollegata dai tre partiti della coalizione o al nome di correrà davvero per il governo di palazzo Balbi. Una ritrosia comprensibile, nel 2020 «Zaia presidente» fece incetta di voti: più di 916 mila pari al 44,5%, contro i 348 mila della Lega (16,9%), i 196 mila di FdI (9,5%) e i 73 mila di Forza Italia (3,5%).

I malumori verso Salvini

La disponibilità a fare un passo indietro, appunto sulla lista Zaia, ora viene rimessa in discussione. Nell’arco di nemmeno un mese le cose hanno preso un’altra piega: dopo il quinto stop al terzo mandato anche la speranza di far slittare dall’autunno alla primavera le elezioni sembra avere poco fondamento. E così, da un mormorio di sottofondo contro le scelte romane, sempre di più anche nei confronti del leader leghista Matteo Salvini, l’entourage veneto starebbe iniziando ad alzare la voce, Zaia compreso, il cui disappunto per come si è chiusa la partita è palpabile per quanto non ancora espresso. Un malumore verso la coalizione in generale e nei confronti del leader leghista che non avrebbe creduto abbastanza al terzo mandato e nemmeno agito con fermezza in difesa dei suoi governatori del Nord e cioè Zaia, Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), Maurizio Fugatti (provincia autonoma di Trento). L’asse tra i tre si sarebbe rinsaldata e inizierebbe ad allargarsi al lombardo Attilio Fontana: la loro appartenenza alla Lega non è in dubbio ma sarebbe sempre più forte la volontà di cambiare le cose in seno al partito.

L’ipotesi di un nome sostenuto da Zaia

In tal senso, i rumors veneti parlano chiaro: a ottobre potrebbe esserci la lista del presidente, non del candidato che sarà scelto dalle consultazioni romane tra i segretari nazionali bensì dell’uscente. Una lista di centrodestra, ma non è detto che il sostegno andrà a chi sarà nominato a diventare il nuovo governatore. Potrebbe spuntare cioè un altro nome e potrebbe addirittura avere il sostegno dello stesso Zaia. Se si tratti di una forma di pressing per smuovere le cose a Roma o di uno scenario realistico non è chiaro, ma l’ipotesi di un candidato «autonomo» viene raccontata come una possibilità.
Cosa accadrà, dipenderà dalle decisioni che prenderanno i segretari nazionali Antonio Tajani (FI), Salvini (Lega) e la premier Giorgia Meloni per FdI. Sul piatto però non ci sono solo le regionali venete, vanno rinnovati anche governatori e consigli di Marche, Toscana, Puglia, Valle d’Aosta e Campania. Ed è da qui che è arrivata la richiesta, per voce del presidente Vincenzo De Luca in sede di Conferenza delle Regioni, di posticipare il voto in concomitanza delle amministrative di primavera. La Conferenza si è spaccata sul tema e il suo presidente, Fedriga, porterà all’attenzione del governo la proposta facendo presente che non è unanime. «Mi pare paradossale che a questo giro si voti in autunno e nel resto d’Italia si continui in modo normale», il placet allo slittamento del ministro, leghista, per gli Affari regionali Roberto Calderoli.

Borghi: «Errore forzare un candidato per equilibrio di coalizione»

Restano poi i desiderata dei partiti, FdI, forte del record di voti, non ha mai nascosto di volere la presidenza del Veneto, anche perché non governa alcuna regione del nord. Ma il Carroccio tira dritto: «Credo che i cittadini veneti abbiano tutto il desiderio di votare un candidato della Lega e penso che si tratti di andare incontro a quello che vogliono gli elettori — dice il senatore Claudio Borghi —. Abbiamo già visto in altre occasioni che forzare un candidato solo per equilibrio di coalizione è sbagliato e porta al risultato che i cittadini non lo votano». Di nuovo, saranno i leader ad affrontare la questione ma in vista del loro incontro si moltiplicano le pressioni. Anche se i tempi non saranno stretti: «Ragionevolmente appena prima o dopo agosto potremo decidere (i candidati, ndr)», le parole del coordinatore veneto FdI Luca De Carlo a poche ore dalla bocciatura dell’emendamento che avrebbe potuto ricandidare Zaia. Sul cui futuro, si moltiplicano le ipotesi: consigliere regionale o ministro (si mormora al Turismo). In alternativa, una posizione in una società pubblica o in un ente internazionale, in attesa delle politiche del 2027. In questo clima, crescono i mal di pancia dei leghisti veneti, che se non sbattono (ancora) la porta in faccia a un ipotetico candidato FdI, non vogliono nemmeno prendere in considerazione l’idea che possa essere un loro ex, Flavio Tosi, ora FI.


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28 giugno 2025

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