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Bologna, per la dipendente incinta l’assunzione alle Poste slitta: «Ero inidonea, ho vinto il ricorso e adesso aspetto il primo stipendio»

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Discriminata perché in dolce attesa. È accaduto a L., una madre di 37 anni prima ritenuta temporaneamente inidonea all’assunzione in Poste Italiane; poi, dopo aver presentato ricorso, idonea ma contrattualizzabile solo dal mese successivo. 

E, dunque, a parto avvenuto. La lavoratrice, che preferisce mantenere l’anonimato, ha però vinto la sua battaglia e, sostenuta dal sindacato Slc-Cgil e dalla consigliera di parità della Regione Emilia-Romagna Sonia Alvisi, lo scorso 23 maggio ha firmato il suo primo contratto a tempo indeterminato all’interno del centro di smistamento meccanizzato di via Zanardi a Bologna

Una firma avvenuta esattamente un anno dopo il rilascio di quel certificato che la considerava non idonea «per il suo stato di gravidanza».

Ci racconta come è andata?
«Avevo già lavorato per Poste Italiane per dodici mesi. Era il 2019. Avevo un contratto trimestrale, poi rinnovato tre volte. Dopo la scadenza del contratto sono diventata mamma del mio primo figlio, che oggi ha quattro anni, e sono tornata ad Avellino, mia città di origine».

Qual era il suo orario di lavoro nel 2019?

«Un part-time notturno, da mezzanotte alle 6. Stipendio: poco più di 800 euro».

Poi lo scorso anno Poste Italiane l’ha richiamata, giusto?
«Ero rimasta in graduatoria e, dunque, potevo beneficiare del cosiddetto diritto di precedenza all’assunzione per posizioni a tempo indeterminato. E così, circa cinque anni dopo, nel luglio del 2024, sono stata convocata per la visita medica di idoneità».

Ha preso il treno ed è tornata a Bologna?
«Sì, mio marito già lavorava sotto le Due Torri. E, tutta contenta perché finalmente potevo raggiungerlo, sono partita da sola con un pancione di otto mesi di gravidanza e il mio bambino più grande».

Poste Italiane, dunque, non era conoscenza del suo stato di gravidanza?
«No, ma a quanto mi risulta aspettare un bambino non è né una malattia né una condizione di inidoneità al lavoro. Oltretutto, il mio è un lavoro impiegatizio, non sono una portalettere che si muove in motorino».

Cosa accade alla visita medica?

«Di fronte al mio evidente stato di gravidanza, la dottoressa si rapporta al telefono con l’azienda e mi informa che non poteva darmi, seppur solo temporaneamente, l’idoneità. Al contrario degli altri colleghi in graduatoria, non ho potuto firmare il contratto né entrare in maternità».

Ha avuto paura che saltasse definitivamente l’assunzione?

«No, perché mi hanno spiegato che la non idoneità era temporanea. Ma non avendo ricevuto subito un nuovo appuntamento per la firma del contratto, l’incognita della data mi ha gettato nell’ansia. Un’ansia durata mesi interi e che non desidero più vivere».

Quando ha deciso di fare ricorso?
«Appena ho saputo che in un’altra regione un’altra ragazza, nella mia stessa condizione, aveva potuto firmare la lettera di assunzione. L’ho contattata e mi sono fatta seguire dallo stesso sindacato che l’aveva appoggiata».

Dopo un anno di scartoffie legali, Poste Italiane ha fatto dietrofront…
«Non subito. Lo ha dovuto decretare un giudice. In principio, alla richiesta della mia assunzione immediata da parte della Slc, Poste Italiane voleva concedere solo il riconoscimento di un’anzianità convenzionale con assunzione dal mese successivo, senza di fatto rimuovere la discriminazione che avevo subito. Neanche il tentativo di conciliazione della consigliera regionale di parità ha scaturito gli effetti sperati e così abbiamo dovuto fare causa».

Il giudice ha riconosciuto le sue ragioni. Da quando è al lavoro?
«Ho preso servizio il 26 maggio. In questi giorni il primo stipendio».

È contenta?
«Molto. Anche se ho firmato l’assunzione solo un mese fa, il giudice ha stabilito che la mia anzianità di servizio parte da luglio 2024. Questo significa che a breve riceverò anche gli stipendi arretrati. Inoltre, da settembre il mio contratto part-time sarà trasformato in full-time. Ora, con un’entrata in più e la famiglia che si è allargata, potremo finalmente accendere un mutuo per comprare casa».

Nel frattempo, la bimba quanto tempo ha?
«Un anno».

Cosa le ha insegnato questa vicenda?
«Che al di là dell’innegabile necessità economica di uno stipendio, ci sono dei principi da difendere. Nessuna donna dovrebbe vivere una situazione del genere. Non si può essere discriminate perché si aspetta o desidera un figlio».


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28 giugno 2025

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