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Dazi, Trump pressa l’Europa: «Imparerà a non essere cattiva»

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DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES Tutto dipende da quanto sarà «asimmetrico» l’accordo tra Stati Uniti e Ue, perché una cosa ormai certa:l’intesa «reciprocamente vantaggiosa» a cui puntava l’Unione non ci sarà. Ora Bruxelles mira a chiudere un’accordo prima del 9 luglio, quando scadrà la tregua nella guerra commerciale con Washington. L’obiettivo è dare certezza alle aziende. Anche gli Usa sono fiduciosi.

Il presidente Usa Trump ieri ha detto che la scadenza del 9 luglio «non è decisa» e potrebbe anticiparla: «Possiamo fare tutto quello che vogliamo — ha dichiarato — potremmo estenderla. Potremmo accorciarla. Mi piacerebbe accorciarla. Mi piacerebbe mandare lettere a tutti e dire “Congratulazioni, pagherete il 25%”». Un’aliquota molto più alta del 10% stabilito nell’accordo chiuso con il Regno Unito e che sarebbe considerata «accettabile», obtorto collo, da diversi Paesi Ue tra cui Italia e Germania, che la ritengono preferibile a una prolungata incertezza.

Subito dopo Trump ha dichiarato di avere interrotto «tutte le discussioni sul commercio con il Canada, con effetto immediato» perché hanno annunciato «una tassa sui servizi digitali alle nostre aziende tecnologiche». Per Trump è «un attacco diretto e palese al nostro Paese» e il Canada sta «ovviamente copiando l’Ue, che ha fatto la stessa cosa e che è attualmente in discussione con noi». Poi dallo Studio Ovale ha avvertito l’Ue: «Imparerà presto a non essere cattiva con gli Usa».

Washington sta imponendo dazi del 10% sulla maggior parte dei prodotti Ue, del 25% su auto e componenti «made in Ue» e del 50% su acciaio e alluminio. Trump a fine maggio ha minacciato di imporre tariffe del 50% su tutti i prodotti «made in Ue» se non sarà raggiunta un’intesa entro la fine della tregua. Inoltre gli Stati Uniti stanno valutando di estendere le tariffe ad altri settori strategici come quello farmaceutico, dei semiconduttori e degli aerei. Si tratta di filiere, insieme a quelle dell’auto, acciaio e alluminio cruciali per l’industria europea, specie tedesca e italiana. Su questi settori, su un’aliquota accettabile, su alcune barriere non tariffarie, su specifici standard industriali e sugli acquisti strategici (energia e difesa) si starebbe concentrando il negoziato fra le due sponde dell’Atlantico. Fonti Ue sottolineano che l’accordo Nato per un aumento delle spese della difesa dal 2% al 5% del Pil avrà ricadute positive sul negoziato in corso con gli Usa. Ma viene mantenuto un alto riserbo sui dettagli, anche se la Commissione in più occasioni ha sottolineato che le regole sulle Big Tech (Dsa e Dma) non sono negoziabili nonostante le insistenze Usa, come dimostrano le parole di ieri di Trump sul Canada.

Washington ha presentato alla Commissione la sua ultima proposta giovedì e ora è in fase di analisi. Ieri il commissario Ue al Commercio Šefcovic e il rappresentante per il Commercio Usa Greer si sono sentiti: «Continuiamo a lavorare intensamente per una soluzione negoziata tra l’Ue e gli Usa», ha scritto Šefcovic su X, apprezzando «l’impegno costruttivo» con Greer. Dagli Stati Uniti arrivano segnali di distensione: «L’Europa ha fatto un ottimo lavoro, sta lavorando sodo», ha detto il segretario al Commercio Usa Lutnick in un’intervista a Bloomberg. «Sono ottimista», ha aggiunto.

Al summit Ue, due giorni fa, i leader hanno trasmesso alla presidente della Commissione von der Leyen il messaggio di essere pronti a un’intesa «asimmetrica». Dal livello di sbilanciamento che l’Ue è disposta ad accettare dipenderanno le misure di ribilanciamento. Ormai i termini «ritorsione» e «contromisure» sono uscite dal vocabolario di Bruxelles per evitare anche solo un’escalation verbale. «Siamo pronti per un accordo, ma allo stesso tempo ci prepariamo all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente», ha detto von der Leyen giovedì notte dopo il vertice: «In breve, tutte le opzioni restano sul tavolo». E ha presentato ai leader l’ipotesi di un nuovo modello di Organizzazione mondiale del commercio, senza gli Usa, partendo da un’intesa dell’Ue con i 12 Paesi dell’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico.

27 giugno 2025 ( modifica il 27 giugno 2025 | 23:49)

27 giugno 2025 ( modifica il 27 giugno 2025 | 23:49)

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