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Trump: «Ho salvato Khamenei dalla morte»

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Da quando sostiene di aver «cancellato» i progetti atomici iraniani, Donald Trump cerca di rendere stabile la tregua tra il blocco israelo-americano e la Repubblica islamica d’Iran. Ieri il presidente ha usato il bastone e la carota. Poi altro bastone. «La guerra l’abbiamo vinta noi — attacca Trump in conferenza stampa —. L’ayatollah Khamenei dica la verità», visto che, ecco la carota, «è un uomo di grande fede e molto rispettato nel suo Paese». Un «endorsement», un appoggio, che farà arrabbiare gli oppositori del regime clerico-militare. Un giornalista chiede: che farebbe se gli iraniani riprendessero ad arricchire uranio? «Non avrei dubbi a bombardare di nuovo» risponde Trump. Per questo Teheran «deve tornare ad aprirsi alle ispezioni dell’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica, o qualche altro organismo di fiducia» degli Stati Uniti.

Secondo la Cnn, Washington avrebbe consegnato, prima dei bombardamenti del 13 giugno, una proposta da 30 miliardi per riaprire le trattative sul nucleare. I soldi arriverebbero da conti di Teheran congelati all’estero e investimenti di Paesi arabi nel nucleare civile. In cambio, gli Usa pretenderebbero la rinuncia all’arricchimento dell’uranio. La Repubblica islamica dovrebbe quindi importare il materiale radioattivo. L’Iran si è sempre rifiutato. A sera, sul suo social Truth, Trump è tornato sugli stessi concetti. Cambiando tono. «Sapevo esattamente dove si trovava Khamenei e non ho permesso che lo colpissero. Nell’atto finale della guerra, ho chiesto a Israele di richiamare gli aerei. Erano diretti a Teheran, in cerca del grande giorno, forse il colpo di grazia! Khamenei non ha bisogno di dire “Grazie, presidente Trump!”, però l’ho salvato da una morte brutta e ignominiosa, da uomo di fede dovrebbe almeno dire la verità. Lavoravo alla rimozione delle sanzioni, ma sono stato colpito da una dichiarazione di rabbia, odio e disgusto — di Khamenei — e ho rinunciato» all’idea. I governanti iraniani, scrive Trump, «sono sempre così arrabbiati, ostili e infelici, e guarda cosa hanno ottenuto: un Paese bruciato, senza futuro, un esercito decimato, un’economia orribile e morte tutt’attorno. Si ottiene più col miele che con l’aceto».

L’Iran mantiene una postura altrettanto dura. Sul suo sito, il presidente Masud Pezeshkian ha scritto che «l’Onu e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica devono adottare un atteggiamento più responsabile nei confronti di aggressori e guerrafondai». Poi in un videomessaggio al Forum economico eurasiatico in Bielorussia ha affermato che il confronto armato avrebbe potuto degenerare in una «guerra su vasta scala e incontrollabile» se l’atteggiamento iraniano fosse stato diverso.
Un’indiretta conferma di trattative sotto banco arriva dall’ambasciatore iraniano all’Onu. L’Iran «è pronto a collaborare a un consorzio regionale sull’atomo purché parte degli impianti siano sul nostro territorio».

27 giugno 2025

27 giugno 2025

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