Era il 2017 quando la Apple conquistò l’entusiasmo dei propri clienti convinti che la privacy individuale fosse un diritto inviolabile. Anche a detrimento del bene collettivo. Il caso esplose con l’uccisione di un terrorista a San Bernardino: il suo iPhone avrebbe potuto contenere informazioni su altri terroristi. L’Fbi chiese alla Apple di “aprire” il telefono. Ma la società disse no. Fu una pubblicità mondiale: Android digerisce come un Leviatano i vostri dati? Con noi siete padroni del vostro destino.
Il ritardo sull’Ai
Sebbene quel caso fosse discutibile (qualunque democrazia si basa sul giusto equilibrio tra libertà e sicurezza collettiva) non c’è dubbio che molti amanti del sistema Apple, tra cui chi scrive, abbiano apprezzato il sistema chiuso. Eppure oggi quella scelta è alla base di un grande fallimento: il ritardo sull’Ai.
Una volta c’era Nokia
Non sono bastati i recenti annunci di Tim Cook per distogliere l’attenzione critica di chi resta a guardare quando lo show è finito. Tanto che lo stesso The economist si è interrogato se nel futuro Apple non possa comparire il fantasma di Nokia. Un nome che non si pronuncia facilmente, nemmeno per provocazione. Chi ricorda l’era del dominio incontrastato dei Nokia, talmente importante da portare a un rebranding della stessa Finlandia in Nokialand, sa quanto le ragioni di quella estinzione furono molteplici, ma soprattutto legate al ritardo sulle app. Un po’ come accadde agli adepti del BlackBerry e della tastiera fisica. Rispondere alle email stava diventando una forma di resilienza intellettuale più che un bisogno effettivo.
È il software che comanda
Ora il tema è che l’intelligenza artificiale per funzionare ha bisogno di abbeverarsi di quei dati imprigionati dentro quel bunker inespugnabile. Apple ha promesso di sviluppare una Ai capace di funzionare in locale sull’iPhone. Ma come è accaduto per Siri, anche in questo caso è come lasciare la palla di ferro legata alla caviglia dell’inserviente del Barone di Munchausen. Il parallelismo dell’Economist comunque non è così peregrino: proprio come ai tempi di Nokia non si comprese che i clienti ormai non guardavano più al telefono ma al software, così anche oggi gli utenti mostrano di ritenere inscalfibile la profezia fatta da Calvino 40 anni fa nella lezione sulla Leggerezza: «È il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine».
27 giugno 2025 ( modifica il 27 giugno 2025 | 17:10)
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