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La Cassazione «boccia» il decreto sicurezza: «Non c’era urgenza, nel testo ci sono criticità»

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Non è un parere vincolante, ma la sostanziale bocciatura del decreto sicurezza formulata dalla Corte di Cassazione mette a serio rischio il futuro del provvedimento fortemente voluto dal governo Meloni a approvato in tutta fretta con la scorciatoia del provvedimento d’urgenza dopo mesi di dibattito parlamentare. Proprio  la manca di presupposti di urgenza e l’eccessiva eterogeneità del testo sono i punti deboli rilevati dalla Cassazione. Assieme alla sproporzione di alcune sanzioni.

I giudici hanno pubblicato il Massimario con una serie di analisi e rilievi del testo che introduce una serie di nuovi reati, restrizioni e aggravanti.  Il testo era stato approvato in prima lettura alla Camera il 18 settembre 2024 ed era in attesa dell’esame del Senato. Quando il governo è intervenuto trasformando il disegno di legge in decreto legge, subito entrato in vigore. 

«Non c’è stato – si legge nella relazione depositata due giorni fa – alcun fatto nuovo configurabile come caso straordinario di necessità e di urgenza». Viene sottolineato che diritti personali e legislazione penale sarebbero materie di competenza delle Camere. Su alcuni specifici articoli del testo vengono poi sottolineati «vizi di manifesta irragionevolezza e di violazione del principio di proporzionalità» rispetto alla gravità dei fatti contestati. 

Il testo si dilunga per 129 pagine entrando nel merito di alcuni dei 14 nuovi reati introdotti dal decreto o delle aggravanti di norme già in vigore e rilevando ben 33 passaggi critici. Ad esempio le cosiddette «aggravanti di luogo»: il provvedimento inasprisce le pene per alcuni reati se commessi ad esempio nelle stazioni ferroviarie o nelle loro immediate adiacenze.  

notizia in aggiornamento 

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27 giugno 2025 ( modifica il 27 giugno 2025 | 15:42)

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