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Ma che cosa farà ora il presidente del Veneto Luca Zaia? Le piste in campo: sindaco di Venezia o presidente dell’Eni

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Imperscrutabile, la sfinge Luca Zaia affronta con la massima discrezione il prossimo capitolo di una carriera politica con pochi precedenti. Classe 1968, trevigiano di Godega di Sant’Urbano, leghista della prima ora ma alfiere di un Carroccio «progressista» spesso contrapposto a quello che ha vannaccianamente virato a destra del segretario federale Matteo Salvini, il «doge» ora deve decidere cosa «fare da grande».

Il «pres», come lo chiamano i suoi con un misto di informalità e soggezione, ha governato il Veneto grazie a un consenso bulgaro (quasi il 77% alle Regionali 2020). Tre mandati filati, quindici anni di pax zaiana che hanno eclissato lo strapotere di Giancarlo Galan, suo predecessore. La norma nazionale (del 2004) sul limite di due mandati consecutivi è stata recepita dal Veneto solo nel 2012, escludendo dal calcolo il primo mandato di Zaia.
All’epoca il tetto convinceva il presidente al punto da estenderlo anche ai suoi assessori a palazzo Balbi. Una decisione che oggi, con la prospettiva di un tutti contro tutti per strappare un seggio a palazzo Ferro Fini, pesa parecchio. Nell’ultimo anno, però, il presidente ha mutato opinione spiegando «la gente mi ferma per strada e mi chiede perché io non possa essere ricandidato». Da allora è iniziata una partita faticosissima per modificare il vincolo normativo. Ma com’è andata, dal niet della Consulta alla prevedibile bocciatura di ieri, 26 giugno, in Senato, è già storia. E allora torna il quesito amletico: che farà ora Zaia? Un uomo che ha dalla sua un consenso ancora molto ampio, forse giusto un po’ appannato dall’accanimento nel perseguire un quarto mandato, è politicamente «ingombrante». Lo sa bene Salvini per cui il moloch Zaia è lustro e spina nel fianco ad un tempo.

Le ipotesi sul futuro

Nell’ultimo anno «che farà Luca» è diventato quasi un genere letterario a sé. Di letterario, però, per ora ci sono solo i numerosi volumi di Zaia autore dati alle stampe per i tipi di Marsilio e che vanno forte. Sul campo, quindi, non restano che le ipotesi. Ieri, giorno della pietra tombale sul terzo mandato, per una bizzarra coincidenza temporale, si è potuto depennare dalla lista uno degli scenari ipotizzati dopo l’addio a palazzo Balbi, quello che voleva lo Zaia olimpico prendere il testimone da Giovanni Malagò al Coni. Niente da fare, altro vicolo cieco, è Luciano Bonfiglio il nuovo presidente del Coni. All’insegna del fair play (posto che Zaia sia mai stato davvero interessato al posto di Malagò), il «doge» si congratula con Buonfiglio: «La sua lunga carriera prima come atleta che ha gareggiato per i titoli internazionali più alti, comprese le Olimpiadi, e poi come dirigente che ha ricoperto anche la carica di vicepresidente del consiglio nazionale del Comitato per cinque anni è un lasciapassare per un impegno qualificato al vertice dello sport italiano. Sotto il suo mandato è già in calendario il grande appuntamento dei Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026; un momento storico per il quale avremo certamente occasioni di collaborazione e confronto per continuare a mettere in campo al meglio le nostre grandi capacità organizzative e le eccezionali dote agonistiche dei nostri Azzurri».

Venezia ed Eni

Ma se nel prossimo futuro non ci sarà lo sport potrebbe esserci Venezia? Si è disquisito a lungo di una candidatura a Ca’ Farsetti in quello che sarà un non facile avvicendamento al Comune di Venezia. Ma Zaia, dicono i suoi, è specializzato nelle ricostruzioni… del resto è arrivato dopo Galan. Con le Regionali fissate (salvo ulteriori sorprese) in autunno e le amministrative in primavera, il tempismo non sarebbe perfetto ma sostenibile. E, però, c’è chi spergiura che «Luca» stia valutando la presidenza di una grossa partecipata, si parla di Eni. Poi c’è il rasoio di Occam: l’ipotesi più semplice, un ministero, ad esempio il Turismo post dimissioni di Daniela Santanché per arrivare alle prossime Politiche e puntare a un dicastero più pesante, possibilmente con portafoglio. Di mezzo, naturalmente, ci sono le Regionali e l’idea che Zaia possa correre come capolista e addirittura con una propria lista continua a girare. Infine c’è chi pensa che Zaia e il collega friulano Massimiliano Fedriga possano fondare un nuovo soggetto centrista ma, appunto, la sfinge resta immobile. Per ora.


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27 giugno 2025

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